Papa Francesco: «La Chiesa si deve spogliare».

 

Manca ancora un mese e già si parla della celebrazione in occasione della festa del patrono d’Italia, San Francesco d’Assisi. In questo periodo, in cui il nostro Santo era stato, dal 15 Agosto al 29 Settembre, in ritiro sul monte La Verna, per dialogare con Dio, il nostro papa continua a dialogare con noi. Richiama la nostra attenzione con messaggi forti. Ci incita alla pace, alla fraternità, al tenere a bada la lingua, ancora, comunica di voler andare ad Assisi: «Voglio venire a parlare di come la Chiesa si deve spogliare, cioè di come deve ripetere in qualche modo il gesto di Francesco e i valori che questo gesto implica». La nudità, di cui tanto si è parlato e si parla implica due aspetti diversi: lo spogliarsi per donare ai poveri e lo spogliarsi dal passato, per rinascere in una nuova vita consacrata a Dio. «Rompe con il padre per seguire nudo il Cristo nudo».[1] «Cum restitut patri omnia, et, vestimentibus depositit, renuntiavit bonis paternis et mutadilibus, dicens ad patrem: Amodo secure dicere possum Pater Noster qui es in coelis, cum repudiaverit me Petrus Bernardonus».[2] Un gesto immortalato da Giotto, nel ciclo pittorico dedicato alla narrazione della vita del Santo, ancora presente nella Basilica superiore di Assisi. Il riquadro in cui è raffigurata la scena della Rinuncia agli averi è diviso a metà. Sulla sinistra, viene rappresentata la vita vissuta da Francesco fino alla conversione totale in Dio e sulla destra, invece, la nuova vita spirituale. In alto il cielo sembra aprirsi, per far uscire la mano di Dio, in atto benedicente verso Francesco. Giotto ritrae Pietro di Bernardone, in posizione centrale, con abito giallo brillante. Questa scelta deve essere stata voluta miratamente in quanto le stoffe, di colori brillanti, erano le più costose, quindi, riservate ai ricchi signori. Con questo Giotto vuole mettere in rilievo la posizione economica della famiglia di Francesco. Ancora è lo stesso colore che nelle scene precedenti era stato usato per il mantello di Francesco, simbolo dei beni mondani. Il padre Pietro da Bernardone ha nella mano sinistra i vestiti che Francesco ha lasciato per andare incontro a Dio. La mano destra, invece, è afferrata da un uomo della folla, nobile, forse un console del comune,[3] che sembra voler calmare il padre, che crede il figlio in preda alla follia. Gli uomini della folla hanno un’espressione sorpresa e meravigliata, sembrano comunicare tra loro commenti. Nel lato destro, abbiamo la rappresentazione di Francesco, nudo, in primo piano, in un atteggiamento mistico di preghiera, alle sue spalle il Vescovo, commosso e meravigliato dalla profonda fede del giovane, che coprendolo col suo mantello, sembra volergli offrire protezione paterna e sincera accoglienza. Tra le due scene, vi è un vuoto che vuole sottolineare la rottura avvenuta, la conversione di Francesco. Questo è l’episodio che il nostro papa vuole ricordare e imitare. Stiamo rivivendo il cambiamento di un santo che è stato rivoluzionario nel vivere la propria fede e nel manifestarla. Chiamato anche “folle in Cristo”, perché quando i sentimenti sono veri spaventano tanto quanto la follia. Ma, perché ancora oggi San Francesco d’Assisi è attuale? Il bisogno di sentirlo vicino sfocia nella figura di un nuovo papa che ha scelto di portare il suo stesso nome in un momento storico in cui anche nel cristianesimo si ha bisogno di rispolverare i veri valori di follia in Cristo, dopo le varie delusioni e scandali di molti consacrati. Un nome che ci parla di povertà, castità ed obbedienza e che in Francese provenzale assume il significato di ‘panni freschi’, a simboleggiare, quindi, la purezza. Chi era questo santo, più o meno lo sappiamo tutti. Era un uomo come noi, peccatore a cui piaceva il lusso e la bella vita, viveva di agi e prestigi intorno a tanta povertà, fin quando non ha udito la voce di Dio, attraverso un crocifisso, “ripara la mia casa”. Una missione ancora valida, nella nostra società, in cui tutto va in rovina, in cui da riparare c’è davvero tanto. La casa di adesso non è soltanto la chiesa, bensì, tutti i campi inerenti la vita, a partire dal lavoro, la famiglia e la dignità umana, la sanità pubblica e la vita dei bisognosi. Anche ai tempi di Francesco la vita non era facile e c’erano molti squilibri tra classi sociali. Lui lo sapeva bene, da ricco si era spogliato dei suoi beni, per aiutare i bisognosi. Sapeva comunicare con chiunque, il suo predicare irrompeva tra le piazze, con uno stile del tutto innovativo, che catturava l’attenzione, con la familiarità del riso, donando una sorta di sollievo e spensieratezza in un periodo oscuro, come il nostro. Francesco promuoveva il riso come specchio dell’animo, il suo viso era, infatti, un hilares vultu, e quando ha formato il suo ordine ha imposto il riso come habitus, per esprimere la gioia della fede divina. Un messaggio evangelico di fede nell’aiuto divino, come per dire agli uomini di abbandonare l’immagine di Dio in alto levato, per sostituirlo con un’immagine di provvidenza, in cui Dio è presente nella storia dell’uomo e interviene nella sua quotidianità, attraverso aiuti concreti. L’innovazione di Francesco d’Assisi ha comportato novità e stupore, così, ha saputo trascinare gli animi bisognosi di pace in ogni era, soprattutto nella nostra in cui gli scandali hanno raggiunto il loro culmine. La scelta vincente non è stata solo quella di sceglie la lingua di piazza, ma soprattutto, quella di sceglie la piazza come luogo in cui diffondere la parola di Dio, perché appartiene a tutti ed è accessibile a tutti. Non ci sono soglie da varcare, non c’è bisogno di entrare in un luogo circoscritto in cui solitamente si accede su invito, né

“Francesco si spoglia”, affresco, Giotto, Assisi, Basilica superiore San Francesco.

di prendere parte di comunità. Per udire la voce della piazza, basta uscire di casa. È la piazza che ci viene in contro e ci invade, è sempre aperta, non ha porte che si chiudono, ed è posta al centro, in mezzo a tutti.  Ancora, il nuovo messaggio di cambiamento era stato trasmesso con atti concreti e visibili: si era sciolto i calzari, aveva abbandonato il bastone, si accontentava di una sola tunica, sostituiva la cintura con una corda. Gesti amati da un popolo che non vuole essere comandato, ma accompagnato in un percorso parallelo senza squilibri, in cui tutti collaborano donando il loro contributo. Proprio su imitazione di questo cerimoniale, il nostro nuovo papa Francesco ha parlato alla folla in piazza indossando abiti umili, lanciando, così, un messaggio che va al di la del solo nome che porta e viene espresso attraverso atti concreti. Il periodo storico, in cui viviamo, soffre di carenza di lavoro, quando invece, di lavoro se ne potrebbe avere tanto per ricostruire tutto quello che va in rovina. Ci vorrebbe un po’ di francescanesimo anche nella politica, iniziando a spezzare il pane per arrivare ad assistere alla moltiplicazione dei pani.

Per approfondimenti:

http://www.ilvelino.it/it/article/il-papa-ad-assisi-una-chiesa-che-si-deve-spogliare-come-s-francesco/5b176fad-8e25-44d6-b1d0-b352e67880f3/

San Francesco d’Assisi, uomo-giullare-Santo, in «Convivium Assisiense» anno III, gennaio-giugno 2001, pp. 119-146. Tot. pp. 27. http://www.rivisteonline.org

Alcuni aspetti teatrali nella vita di San Francesco d’Assisi, in «Convivium Assisiense» anno IV, gennaio-giugno 2002, pp. 265-273. Tot. pp. 8. http://www.rivisteonline.org

Demone nell’affresco di Giotto. Redazione online 10/11/2011 «Sanfrancesco.org». Tot. pg. 1. http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/12428_Demone_nell_affresco_di_Giotto_Riflessione_di_una_lettrice.php

http://www.sanfrancesco.org

L’Angelus del papa esorta alla Pace! http://www.socialnews.it/notizie-flash/8426  

Papa Francesco: «Mai uccidere il prossimo con la nostra lingua»! https://www.socialnews.it/notizie-flash/8430  

di Tiziana Mazzaglia


[1] G. Lazzati, (presentazione di ) Francesco d’Assisi, 1982, p. 105.

[2] S. Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda maggiore, II, 4: FF 1043.

[3] B. Zanardi- C.Frugoni- F. Zeri, Il cantiere di Giotto, Le storie di S. Francesco ad Assisi, Albert Skira Editore, Milano 1996, p. 105.

  2 comments for “Papa Francesco: «La Chiesa si deve spogliare».

Rispondi