Un “cervello” vagabondo

Stefania Pileri

Dal punto di vista lavorativo non si viene discriminati dal fattore età e ad ognuno è garantita l’opportunità di migliorarsi, studiare, cambiare lavoro, intraprendere una nuova carriera, a qualsiasi età e senza essere stigmatizzati.

Spinta da scelte personali e non, nell’aprile del 2009, allo scoccare dei trent’anni, ho preso la decisione di abbandonare l’Italia e trasferirmi a Londra per “imparare l’inglese”.
Contrariamente alla maggior parte dei miei conoscenti, la scelta di trasferirmi all’estero non è stata dettata da un’urgenza prettamente lavorativa, ma prevalentemente dalla voglia di “esplorare”, dal desiderio di conoscenza per venire a contatto con nuove culture. Tutto ciò ha sempre caratterizzato la mia vita, fin da bambina.
Certo, la situazione lavorativa italiana non era delle migliori e, andando contro i meschini meccanismi dell’Italietta, per cui trovare lavoro tramite “l’amico dell’amico” o “lo zio dell’amico” è largamente accettato, ho preso la decisione di trasferirmi in una grande metropoli, Londra, nella quale avrei potuto realizzarmi con le mie forze senza alcuna “raccomandazione”.
Nonostante una laurea in Psicologia conseguita all’Università di Firenze e l’abilitazione alla professione, non mi sono sentita assolutamente “arrivata” e pronta ad iniziare la carriera da strizzacervelli.
Appena arrivata a Londra mi sono iscritta ad una scuola di inglese. Poi, pian piano ho iniziato a cercare lavoro come commessa o barista. Ho lavorato per un’agenzia di eventi come cameriera in hotels 5 stelle lusso: si è trattato di un’esperienza dai risvolti positivi e negativi.
Man mano che mi sentivo sempre più padrona della lingua, ho iniziato a cercare lavoro come psicologa. Ho sostenuto un colloquio di lavoro come Support Worker e, subito dopo, è iniziata la mia esperienza professionale in una casa residenziale per adulti affetti da autismo. Un’esperienza particolarmente formativa sotto svariati aspetti.
Un po’ per caso, un po’ per mia volontà, ho deciso di continuare a sfruttare l’opportunità di vivere a Londra ampliando gli studi in Psicologia e svolgendo un Master in Neuroscienze e Psicologia della Musica in una delle migliori Università inglesi, la Goldsmiths. Qui mi si è aperto un mondo nuovo rispetto agli studi svolti ed ho potuto constatare le numerose differenze tra il sistema universitario italiano e quello inglese. Gli ostacoli incontrati ed i sacrifici affrontati durante il percorso di studi si sono poi tramutati in una delle maggiori soddisfazioni finora raggiunte.
Al momento sono alla ricerca di un lavoro e la competizione e la concorrenza sono alle stelle. La nota consolante positiva è espressa dalla mentalità anglosassone, più aperta rispetto ad un modo di pensare italiano, secondo il quale, se nasci “insegnante” muori “insegnante”. Dal punto di vista lavorativo non si viene discriminati dal fattore età e ad ognuno è garantita l’opportunità di migliorarsi, studiare, cambiare lavoro, intraprendere una nuova carriera, a qualsiasi età e senza essere stigmatizzati.
Per quanto mi riguarda, l’esperienza londinese è stata e continua ad essere positiva. Rifarei questa scelta dieci, cento, mille volte. Ci saranno sempre momenti difficili da affrontare, perciò è necessario armarsi di un’ottima dose di coraggio, voglia di conoscere ed un grande senso della realtà. Non per essere pessimisti, ma Londra non è più l’Eldorado di una volta!
Spero che il racconto di questo breve percorso possa essere in qualche modo d’aiuto a chiunque decida di lanciarsi in un’esperienza all’estero. Sono del parere che sperimentare personalmente risulti utile e necessario. Invito chiunque nutra dei dubbi a metterli da parte, partire e mettersi in gioco. Life is too short!

di Stefania Pileri
Psicologa, specializzata in neuroscienze e psicologia della musica

Rispondi