Addio Monti sorgenti…

Monica Ferro

“A Londra c’è la possibilità` di essere valutati per quello che si è e si fa – riflette Francesco, 27 anni, italiano, cuoco – non dal cognome o dalla raccomandazione.”

Qualche mese fa, il premier italiano Mario Monti dichiarava a Matrix che i giovani devono abituarsi all’idea di non avere un posto di lavoro fisso ed accettare le sfide che il cambiamento impone. Nella UE, l’Italia detiene il triste primato della disoccupazione giovanile: secondo gli ultimi dati ISTAT, sono 1.138.000 gli under 35 senza lavoro. La situazione peggiora se si considera la fascia di età compresa tra i 15 ed i 24 anni, nella quale un giovane su tre è senza impiego. Se in Italia la situazione è drammatica, nel resto d’Europa le cose non vanno meglio: a febbraio, l’Ente di Statistica Comunitario contava, infatti, 17.134.000 disoccupati.
Tra le capitali europee, Londra continua ad essere meta privilegiata di chi cerca lavoro e desidera imparare la lingua inglese. Giovani provenienti da tutto il mondo arrivano nella capitale britannica lasciando il loro Paese d’origine. Spesso, giungono da Nazioni in cui la situazione occupazionale non è delle migliori: India, Cina, Europa dell’Est, Italia, Spagna, Portogallo. Ragazze e ragazzi che hanno ben chiaro in mente quali caratteristiche una città ed un Paese dovrebbero possedere per essere competitivi, e che sanno quali siano, invece, le differenze e i gap presenti nei loro Paesi, quelli che hanno lasciato. Paesi come l’Italia.
«Londra offre ottime opportunità di carriera – racconta David, 29 anni, irlandese, impiegato in uno dei comuni della città – e se lavori sodo ti dà la possibilità di progredire velocemente. Inoltre, la tolleranza aiuta ed incentiva la libera iniziativa giovanile, soprattutto dal punto di vista imprenditoriale». Un sentimento condiviso da Elisa, 26 anni, spagnola, assistant manager a Pret a Manger: «La crisi c’è anche qui e si vede, ma non si vive con un sentimento perenne di angoscia e disfattismo. Qui, di porte aperte, ce ne sono per tutti. – spiega – Volendo, si può ancora pensare a costruirsi un futuro. Trasferirmi a Londra è stato facilissimo, qui la burocrazia è ridotta all’osso».
Aranka ha 24 anni, è ungherese ed è supervisor in un gastro pub. «In Ungheria c’è un’idea completamente sbagliata di quali siano le competenze utili al mercato del lavoro – commenta – e noi giovani ne restiamo tagliati fuori. In più, qui a Londra ci sono molti spazi in cui ci si può incontrare, condividere idee e dare sfogo alla propria creatività». A confermarlo, Javier, portoghese 27enne che fa il barman in un club: «Londra è la città più multiculturale che io abbia mai visto. Qui davvero non interessa a nessuno da dove vieni o quale religione professi. Qui quello che conta è solamente quello che sai fare». È la prospettiva di un futuro migliore ad aver spinto David, ungherese di 30 anni e responsabile delle valutazioni in una casa d’aste a preparare la valigia: «Mi sono trasferito a Londra per le opportunità di carriera che questa città offre. In Ungheria facevo lo stesso lavoro, ma non sarei mai riuscito ad arrivare dove sono ora». A Londra «c’è la possibilità di essere valutati per quello che si è e si fa – riflette Francesco, 27 anni, italiano, cuoco – non dal cognome o dalla raccomandazione. In Italia richiedono l’esperienza, ma per farla ci sono gli stage o i tirocini e con questa scusa va a finire che lavori gratis. È l’apertura mentale e l’orecchio in ascolto a quello che chiedono i giovani che manca nel mio Paese». Anche Maria, 28enne italiana consulente finanziaria in una filiale Barclays, ha deciso di trasferirsi perché nel suo Paese non si sentiva realizzata: «Quello che gli inglesi hanno capito è che sui giovani c’è da scommettere e investire e lo fanno! A Londra puoi essere fuori di casa a 18 anni, manager a 25, pensare di comprarti una casa a 27. – dice – In Italia tutto questo non succede perché nessuno scommette su di noi, siamo pieni di gente con talento, cervello, passione e voglia di mettersi in gioco. È solo che nessuno ci crede».

“…ma quanto tristo è il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana”

Monica Ferro
Scienze della Comunicazione Pubblica e Sociale – Università Alma Mater Studiorum di Bologna

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