La Pubblica Amministrazione nell’era digitale

Di Massimiliano Fanni Canelles

La necessità di ridurre i costi della Pubblica Amministrazione conduce ad un progressivo ammodernamento tecnologico ed informatico. Una maggiore valorizzazione delle nuove tecnologie, grazie a progetti ad elevata innovazione e sostenibilità, permette di conciliare la riduzione del budget con una maggiore qualità dei servizi offerti. Purtroppo, l’ICT (Information and Communication Technology) delle amministrazioni pubbliche italiane non è finora decollato, anche se, per alcuni aspetti, qualche “sperimentazione” in tal senso è stata compiuta, come la fatturazione elettronica ed i certificati medici on-line.

La strada timidamente intrapresa potrebbe essere ulteriormente valorizzata con le sempre più perfezionate innovazioni che la tecnologia digitale rende oggi disponibili. Determinante risulterebbe la centralizzazione delle banche dati e l’interconnessione tra le varie amministrazioni, possibilmente con l’utilizzo di un unico software in grado di ridurre i costi di gestione e manutenzione. Lo sviluppo delle tecnologie di riconoscimento vocale basate sulla logica semantica permetterebbe l’integrazione dei servizi di sportello e la digitalizzazione degli stessi. La tecnologia Nfc (Near field communication) trasformerebbe i nostri cellulari in strumenti adatti ad effettuare acquisti e validare le operazioni dei servizi pubblici.

Il ruolo chiave dell’ICT nella riduzione della spesa della Pubblica Amministrazione è evidenziato dai risultati presentati dall’Osservatorio ICT&Management del Politecnico di Milano: il risparmio stimato potrebbe toccare i 43 miliardi di euro l’anno. In particolare, la digitalizzazione di alcuni processi burocratici condurrebbe ad un risparmio di circa 23 miliardi l’anno ed una più snella gestione dei pagamenti equivarrebbe ad un taglio della spesa di circa 1 miliardo l‘anno. Secondo lo studio dell’avvocato Walter Paolicelli, le nuove tecnologie permetterebbero, con estrema facilità, la creazione di centraline virtuali ed un’infinità di linee telefoniche caratterizzate da spese ridottissime grazie all’utilizzo della banda larga. Con la piattaforma Skype è, infatti, possibile videochiamare in tutto il mondo ed il costo del servizio corrisponde al solo abbonamento alla rete internet. Non ultima è da considerare l’ipotesi della migrazione verso i software open source, i quali permetterebbero alle pubbliche amministrazioni un risparmio considerevole soprattutto riguardo all’acquisto delle licenze.

Scenari affascinanti ed attraenti, che però necessitano di attenzione nella sostituzione delle tradizionali forme di erogazione dei servizi: non devono, infatti, essere trascurate le difficoltà di interazione con le nuove tecnologie da parte degli amministratori e degli utenti e non va sottovalutato l’investimento sulla protezione dei dati sensibili. Nella società tecnologica, il concetto di privacy ha vissuto continue evoluzioni, passando, in pochi anni, da materia riservata agli addetti ai lavori ad argomento quotidiano che si concretizza nel pericolo di dispersione di informazioni personali e del loro utilizzo per scopi illeciti o non autorizzati.

Ogni giorno migliaia di informazioni sensibili lasciano traccia all’interno di telecamere, supporti di memoria digitale, pc domestici, aziendali, in rete e nei server. Dati contenuti in file che costituiscono l’elemento base di una tecnologia evolutasi velocemente, la quale può agevolare le indagini di polizia, ma non sempre garantisce la necessaria riservatezza ed in alcuni casi diventa veicolo per nuove forme di reato. Il progresso informatico ci coglie tutti impreparati, compresi il legislatore, il magistrato che esercita il potere giudiziario, l’amministratore della cosa pubblica e le forze dell’ordine. Forse, per questo motivo, professionisti, politici, persone comuni ed organi di stampa si interrogano quotidianamente sulle contraddizioni di una società sempre più simile ad un Truman Show.

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