L’Uomo di tutti

Antonio Irlando

“Ogni processo di modernizzazione avviene con travaglio, anche con tensioni sociali, insomma pagando anche prezzi alti alla conflittualità”. Professor Marco Biagi

“Il nostro diritto del lavoro è diventato una materia di forte richiamo anche per l’opinione pubblica. Ed ora che, dopo le ultime scelte del Governo sulla riforma sperimentale dell’art. 18, si è alla vigilia di uno scontro sociale con tanto di sciopero generale, anche le relazioni industriali entreranno in uno stato di sofferenza.
In realtà l’art.18 c’entra poco o nulla. Non possiamo far finta di non vedere che il vero dissenso non è tanto (o non solo) riferito a questa norma pur così emblematica nel nostro ordinamento. Il vero terreno di scontro è più in generale quello riguardante un progetto di riforma dell’intera materia da un lato, e la difesa strenua dell’impianto attuale dall’altro. Naturalmente è più che lecito dissentire sulle tecniche di modernizzazione o comunque nutrire riserve in relazione alle scelte del Governo, alcune sicuramente più persuasive di altre. Non si comprende invece l’opposizione radicale a ritenere pressoché immodificabile l’attuale assetto del diritto del lavoro, eccependo ad ogni piè sospinto la violazione dei diritti fondamentali o attentati alla Democrazia. Ogni processo di modernizzazione avviene con travaglio, anche con tensioni sociali, insomma pagando anche prezzi alti alla conflittualità”. Così scriveva, dieci anni fa, il Professor Marco Biagi, giuslavorista, all’epoca consulente del Ministro del Lavoro Roberto Maroni. Il suo ultimo editoriale su “Il Sole 24 ore” fu pubblicato postumo, il 21 marzo 2002, due giorni dopo l’efferato assassinio rivendicato dalle Nuove Brigate Rosse. Le sue intuizioni e le sue elaborazioni sono ancora ispiratrici della profonda riforma che oggi sta intervenendo sulle politiche del lavoro. L’interesse che l’attuale Governo dimostra per la transizione scuola-lavoro e per l’apprendistato prende origine proprio dalla convinzione di Biagi che debbano essere le scuole di ogni ordine e grado le vere agenzie del lavoro, capaci di trovare nel rapporto con le realtà produttive del territorio la possibilità di completare il loro compito educativo. È il rilancio dell’apprendistato “vero” la porta d’ingresso al mondo del lavoro. Il contratto di apprendistato diventa contratto dominante.

Lo stagista non deve essere un lavoratore non retribuito o sottoretribuito. Non va considerato una risorsa da sfruttare, ma un’occasione di crescita e di miglioramento per le aziende. Il Governo attuale si trova, come allora, a fronteggiare il dissenso delle parti sociali. Biagi aveva sempre affermato di non accettare veti in tema di riforme. Sosteneva che il consenso di tutti non si può sempre ottenere, ma era convinto dell’indispensabilità del dialogo sociale. Proprio in questi momenti di aperto confronto tra Governo e parti sociali sarebbe utile rileggere il Libro Bianco del Ministero del Lavoro, l’ultima opera a cui si dedicò Biagi. Rimane un attualissimo indicatore dei problemi che affliggono il nostro Paese e che rendono arretrato il mercato del lavoro. La possibilità di offrire ai lavoratori un sistema di regole, contratti, tutele pari ai colleghi europei, di fornire servizi che intervengano a sostegno nei periodi di difficoltà, di approntare un sistema di ammortizzatori sociali finalizzato a sostenere il reddito durante la ricerca di una nuova collocazione, originano dalle sue idee. Nell’ottobre del 2001, il Governo presentò il Libro Bianco sul mercato del lavoro. In un Paese come il nostro, caratterizzato da uno dei più bassi livelli di occupazione regolare e dei più alti di lavoro sommerso tra i partner europei, si tendeva a promuovere un modello di tipo collaborativo-partecipativo tra i rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori, si provava a certificare un idoneo contenuto contrattuale ed a garantire una continua occupabilità. Nel febbraio del 2003 vi fu l’approvazione definitiva del testo (la cd. Legge Biagi). Da sempre, le avanguardie vengono esposte a critiche, pressioni, reazioni. In alcuni ambienti sociali, ma anche politici ed accademici, quelle proposte furono attaccate. Non si riuscì a perseguire un unanime Patto Sociale. Durante il convegno “L’eredità di Marco Biagi”, organizzato a Modena il 19 marzo scorso dalla Fondazione che ne porta il nome, a dieci anni dalla sua tragica morte, il Presidente Napolitano ha espresso, in una lettera alla moglie, i suoi sentimenti di partecipazione ed il Ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, ha affermato “…finalmente dopo dieci anni l’uomo di tutti. Ormai tutti hanno capito che era un uomo super partes”. Marco Biagi sognava un Paese che non avesse bisogno di eroi. Lui stesso non voleva esserlo, ma, suo malgrado, lo è diventato.

Antonio Irlando
Dirigente Medico ASS n. 4 Medio Friuli

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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