La Giustizia al servizio dei cittadini

Di Massimiliano Fanni Canelles

L’Italia ha la necessità di intraprendere una riforma culturale che ristabilisca valori ed ideali corretti. Questa deve necessariamente intervenire sull’economia e sul welfare. Ma è altrettanto fondamentale risolvere i problemi della Giustizia.

Come scrive Giovanni Schiavon, Presidente del Tribunale di Treviso, la Giustizia non va interpretata solamente quale potere dello Stato, ma deve essere soprattutto un servizio pubblico essenziale dovuto ai cittadini. Deve essere, pertanto, efficiente ed effettiva, cioè reale e veritiera.

Attraverso la funzione legislativa, lo Stato predispone mezzi e rimedi che possano condurre all’accertamento dei fatti secondo un criterio di ragionevolezza tale da tutelare ogni persona indagata. Ma non tutti sono d’accordo nell’accettare i tre gradi di giudizio come garanzia. Molte sono le polemiche riguardanti la responsabilità civile dei magistrati e l’eccessiva lunghezza dei processi.

Il rapporto CEPEJ 2010 attesta che, in materia civile, l’Italia si pone al quarto posto in Europa (su 38 Paesi) per tasso di litigiosità, con 4.768 contenziosi ogni 100.000 abitanti. Per quanto concerne, invece, l’accesso al sistema giudiziario, l’Italia si colloca al secondo posto, dopo la Russia, con oltre 2,8 milioni di nuove cause in ingresso in primo grado.

Questa mole processuale irrompe in un sistema già sofferente anche per altre cause: scarsità di finanziamenti erogati e di personale preposto, inadeguato utilizzo dell’istituto della mediazione extragiudiziale, super-specializzazione degli avvocati che si confronta con una insufficiente specializzazione dei giudici, spesso spostati di ruolo. Questa grave situazione esercita i suoi effetti deleteri anche in ordine all’efficienza dell’intero sistema Paese. Risulta, quindi, improrogabile una razionalizzazione organizzativa e tecnologica dei servizi giudiziari.

Altro tema di drammatica attualità permane quello della mancata applicazione, in concreto, della legge sull’affido condiviso. Nonostante il Parlamento abbia licenziato la legge 54/2006, che impone al giudice, in caso di separazione, di affidare i figli ad entrambi i genitori in via condivisa, nella stragrande maggioranza dei casi, nulla è cambiato.

Ma questo è solo l’inizio. In tema di Giustizia, non si può non prendere in considerazione l’istituto della pena e del carcere. Il Presidente Giorgio Napolitano ha sottolineato la necessità di un impegno vigoroso per rispondere efficacemente al dramma del sovraffollamento delle case circondariali.

Lo stato disastroso delle carceri e le drammatiche condizioni di detenzione delle oltre 66.000 persone ivi ristrette a vario titolo, su una disponibilità complessiva di circa 43.000 posti, costituiscono un orrore indegno di una Nazione civile.

Sotto il profilo delle infrastrutture, si deve provvedere all’edificazione di nuovi istituti penitenziari ed alla ristrutturazione di quelli esistenti. È da prendere in considerazione la possibilità di depenalizzare reati di ridotta gravità e introdurre la non punibilità per irrilevanza del fatto. Vanno, infine, favorite le misure alternative alla detenzione. Tali provvedimenti alternativi o di comunità e di inclusione sociale, gestiti dagli Uffici di esecuzione penale esterna, si applicano con gli enti locali, le associazioni, le cooperative sociali e le altre agenzie private e pubbliche presenti nel territorio.

Ma in tema di giustizia e di governabilità non si può non affrontare il problema riguardante l’attuale legge elettorale, che impedisce ai cittadini di poter eleggere in Parlamento i propri rappresentanti.

L’associazione Libertà e Giustizia e Italia Futura hanno lanciato un appello: tra le altre misure, si richiede che la futura legge elettorale venga sottoposta all’approvazione dei cittadini tramite lo strumento del referendum. Si chiede, quindi, a gran voce, che il voto degli elettori possa tornare ad essere determinante. Anche poter contare su un regime elettorale democratico è una questione di giustizia. E se c’è una legge nell’interesse primario dei cittadini, non dei politici, questa è proprio la legge elettorale.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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