Una crisi di valori

La crisi economica nella quale siamo tutti coinvolti è dovuta principalmente all’aumento del debito pubblico, al rallentamento della crescita economica ed alla difficile credibilità di governi e politici. A complicare la situazione, si sono aggiunte le scarse misure di sostegno ad un’economia sempre più astratta, la mancata regolamentazione del sistema finanziario europeo e la persistenza di politiche sociali ed economiche incapaci di colmare le disuguaglianze. Ne è risultato l’indebolimento dei principali pilastri su cui ci siamo appoggiati negli ultimi anni: la nostra moneta – l’euro – e la coesione dell’Unione Europea. A farne le spese sono soprattutto i ceti sociali vulnerabili – anziani, bambini, famiglie, lavoratori con retribuzioni minime – il welfare e la sanità. Nella nostra complicata Italia, diversi servizi al cittadino continuano ad essere garantiti dall’azione del Terzo Settore, quell’universo variegato di Onlus, associazioni, Organizzazioni Non Governative, Fondazioni e Cooperative sociali, le quali, malgrado tutto, sono ancora capaci di fornire una risposta ai bisogni diffusi dei cittadini. Il Volontariato è una partecipazione democratica che favorisce la solidarietà, la coesione sociale, l’economia stessa. Le organizzazioni Non Profit trainano in silenzio le attività delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali: organizzano attività culturali, sociali ed umanitarie e si sostituiscono al pubblico, incapace di offrire servizi quali centri di ascolto, assistenza ai malati, agli anziani, attività didattiche e formative. Non solo. Il Terzo Settore introduce anche nuove modalità di commercio, come quello equo-solidale, oppure si destreggia nell’attività di fundrising per finanziare la ricerca medica. La politica ed il governo non sembrano rendersi conto che, proprio nelle fasi di recessione, l’economia sociale ed associativa costituisce una modalità efficace per assicurare i servizi necessari alla comunità. I finanziamenti al Volontariato non rappresentano, quindi, un costo, ma un investimento in uno dei pochi settori “economici” non in crisi. Sono circa 100 milioni gli Europei che si prodigano nel Volontariato, 23 cittadini su 100 di età superiore ai 15 anni. Nel complesso, in termini economici, il Volontariato rappresenta il 20% dell’ammontare complessivo delle entrate delle istituzioni non profit (40 milioni di euro), un indicatore invisibile al PIL (Prodotto Interno Lordo), ma sostanziale per l’economia e, soprattutto, per il benessere del Paese. Proprio per questo, l’Inter-Commissione Istat-Cnel si sta muovendo alla ricerca di nuovi indici di benessere diversi dal PIL e sta lavorando per inserire la “propensione al Volontariato” quale indicatore della ricchezza, umana e sociale, di un popolo. La sfida odierna è quella di ridurre il debito, tagliare i costi, combattere l’evasione fiscale, rilanciare la crescita economica, contrastare la corruzione, i cartelli, i privilegi, le lobby e sostenere la ricerca e l’innovazione. Ma è anche, e soprattutto, quella di incentivare il Volontariato come soggetto attivo nel cambiamento sociale e nella rimozione delle cause che generano il disagio, l’esclusione sociale, le ingiustizie, i conflitti, a livello locale, nazionale ed internazionale. È significativo che queste iniziative si collochino proprio nel 2011, l’Anno europeo del Volontariato, ma anche l’anno di una grave congiuntura economica. Una crisi finanziaria che deriva da quella culturale. Grazie all’associazionismo, diventa possibile riscoprire i valori che da sempre guidano i volontari: gratuità, mutualità, solidarietà. “Evidenziare le risorse di quel mondo di donne e uomini che offrono volontariamente il proprio impegno a vantaggio degli altri è un contributo all’Europa per uscire dalla crisi. Solo rimettendo al centro le esigenze dei più deboli, Europei ed Extraeuropei, il Vecchio Continente potrà ritrovare una rotta che conduca alla grandezza del sogno dei padri fondatori”. (A. D’Angelo – Comunità di Sant’Egidio)

Di Massimiliano Fanni Canelles

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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