Per noi, per me, per la società

Molti si domandano perchè fare Volontariato? Per “restituire” quello che si è ricevuto dall’inizio della propria vita senza un particolare merito, dedicando tempo e capacità a persone che non hanno niente.

Osservo i ragazzi, nel loro muoversi pieno di vita, nel loro assumersi impegni, confrontarsi, stare insieme, fare insieme. Mi colpisce la loro concretezza, ho il ricordo pallido delle mie idealizzazioni, dei miei sogni. Mi chiedo chi sarà stato più efficace nel costruire il cambiamento. L’ho chiesto a loro. Li incrocio nelle strade di oggi, passano per casa mia o passo io per la loro. Nella mia testa c’è la convinzione che il loro modo di fare Volontariato, seppur all’apparenza ininfluente, sia una vera costruzione di cambiamento, rinnovamento culturale, trasformazione del far politica dall’interno e, a partire dalle cellule e dalle molecole, dal profondo. Come quando si spostano le montagne, sasso dopo sasso. Ma il nuovo non si sposa al vecchio, non si vede prima. Cambia e basta. Dal confronto, una sensazione: quanta cura nella “pulitura delle parole“ da significati usurati ed astorici!
Fare Volontariato.
Un tempo gratuito, dedicato per libera scelta individuale ad un’attività considerata di utilità sociale, di beneficio alla comunità. Tempo scelto, ma non “obbligato”. Non a responsabilità totale. Senza ricompensa, ma anche senza vincoli, né condizionamenti. Non c’è idealizzazione. È un modo per “contribuire”, aggiungendo servizi a quelli già esistenti o per “sopperire” quando il lavoro del volontario riguarda servizi che dovrebbero essere forniti dallo Stato. Ma, allora, perché fare Volontariato? “È una cosa bella. Per noi, per me, per la società”. Per cercare, nel proprio piccolo, di raddrizzare quel poco che è in proprio potere fare; per dare senso e significato alla vita, altrimenti vuota e fine a se stessa; per “restituire” quello che si è ricevuto dall’inizio della propria vita senza un particolare merito; dedicando tempo e capacità a persone che non hanno niente; per godere della soddisfazione che deriva dall’essere utili agli altri, dal saper dare calore umano: si sente di valere di più, ci si sente meglio, <riempie>. È anche una sorta di catarsi: ripulisce uno sporco che riteniamo di trovarci addosso o di aver creato: “Le persone attorno possono regalarti un’eventuale attenuante al tuo stile di vita se fai Volontariato. Sei giustificato”. Ma anche per sottolineare che, grazie alla “partecipazione civica”, la crescita ed il benessere della società sono possibili in concreto, attraverso piccoli gesti alla portata di chiunque; per fornire un esempio da imitare, dimostrando che l’impegno civico non “costa” molto e sottolineando quanto sia necessaria la coerenza tra gli ideali professati e le pratiche quotidiane. L’ambito viene da solo, “un po’ per caso, un po’ per vocazione”. “…potrei lavorare con altrettanta passione anche in altri ambiti. Non è come nel lavoro. Non c’è bisogno di competenze, titoli o raccomandazioni. Solo di se stessi. …certo, ognuno ha delle predisposizioni: c’è chi si trova meglio con i bambini, chi con i tossicodipendenti, ma, alla fine, il bello è farsi scegliere, …andare dove c’è bisogno in quel momento”. “Oggi le persone trascurano la dimensione civica della propria esistenza, anche nelle situazioni più banali (basti pensare ai rapporti tra condomini), prese da un individualismo serpeggiante, misto ad indifferenza e rassegnazione”. Ma “se ti lamenti e non fai nulla per cambiare la situazione, allora faresti meglio a stare zitto; infatti, nel mio piccolo, ho cercato di dare un contributo e di essere io stessa parte dell’alternativa che cercavo”. Una motivazione strettamente “politica”, generalmente, non c’è. “Quando si ha a che fare con le persone, non ci dovrebbero essere motivazioni politiche, perché, inevitabilmente, si arriva a parlare di potere… politica e gratuità non possono stare insieme”. Fare gruppo, ritrovarsi, riunirsi, parlare, confrontarsi: con una base comune non per forza costruita su lingua, religione, confini, usi e costumi comuni, ma che, anzi, fonda il tutto sulla diversità del singolo per raggiungere un obiettivo condiviso: esiste nel momento in cui, nella percezione comune, temi come la cultura, il rispetto per l’ambiente e per le persone, il mutualismo o la solidarietà vengono recuperati come interesse di tutti, a prescindere da chi si sia votato alle elezioni. Il Volontariato come dedica al prossimo c’è sempre stato, quello “istituzionalizzato”, mediante associazioni, è, invece, piuttosto recente. “Credo che il Volontariato vada di pari passo con l’impegno lavorativo e con il censo: se uno è economicamente “sistemato” e ha tempo libero, può dedicarsi ad attività extra-lavorative per il bene della collettività. Non voglio equipararlo ad un hobby, ma la praticabilità è dettata anche dalla disponibilità di tempo libero non condizionata dai crucci del “tirare a campare”. Se penso al passato, immagino le signore aristocratiche o dell’alta borghesia che si dedicavano alle opere pie (in quegli scenari da “Oliver Twist”) mentre, in tempi più recenti, immagino i volontari delle feste dell’Unità o delle sagre paesane, dove un lavoro ed un reddito stabile e lo spirito di gruppo possono agevolare un impegno costante e ben definito. Ora, invece, ho idea che al Volontariato si possano dedicare per lo più i pensionati…!” Oggi, nel mercato del lavoro, specie per i giovani, i contratti atipici spesso non pongono vincoli di orario, tanto che “il tempo lavorativo ed il tempo libero non sono più nettamente distinti e dedicarsi ad attività di Volontariato risulta sempre più complicato. Non solo il tempo è diffusamente occupato dal lavoro, ma anche la mente. Il Volontariato è un’attività che, in realtà, avrebbe i requisiti per essere ricompensata come un lavoro, ma per la quale il volontario non chiede un compenso: una scelta che, al giorno d’oggi, risulta sempre più difficile”.

Maria Orecchia, sociologa, esperta di formazione
Silvia Cappuccino, Caschi Bianchi Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, La Paz (Bolivia)
Silvia Paolini, studentessa e lavoratrice
Ginevra Sanvitale, Patrizia Stella, Associazione L’Altra Babele Bologna

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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