Strategie per la salute mentale

La “Dichiarazione” è lo strumento adottato per fronteggiare le principali sfide che le nostre società ed i nostri sistemi sanitari e sociosanitari si trovano ad affrontare in relazione al crescente peso del disagio e della malattia mentale, dalla prevenzione dei disturbi mentali alla promozione del benessere mentale, dalla lotta allo stigma ed alla discriminazione al sostegno ai servizi ed alle cure radicati nella comunità.

Le politiche volte a disegnare un quadro organico di interventi e ad affrontare le maggiori criticità emergenti nel settore della salute mentale fanno ormai sempre più riferimento, anche nel nostro Paese, alle strategie sviluppate dai principali Organismi europei nel corso degli ultimi anni. Mi riferisco, in modo specifico, all’Unione (UE/EU) ed alla Commissione Europea (CE/EC) da un lato, e all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO), in particolare alla sua Regione Europea, dall’altro. Le azioni programmate più recenti dei diversi Stati europei sono, in qualche modo, correlate tutte ad un evento cruciale avvenuto nel gennaio del 2005: la Conferenza Ministeriale dell’OMS sulla salute mentale, tenutasi ad Helsinki, che ha coinvolto ed impegnato anche le principali Organizzazioni non governative. Nel corso della Conferenza, sono stati sottoscritti ed adottati dai 53 Paesi della Regione Europea una Dichiarazione ed un Piano di Azioni (“Declaration and Action Plan on Mental Health”). A partire da quel momento, una serie di attività ha contribuito a promuovere il passaggio dall’enunciazione di principi formalmente condivisi alla formulazione di nuove politiche ed all’implementazione di interventi concreti. L’Italia ha sempre partecipato attivamente a questi diversi momenti programmatori ed operativi.
Un rapido excursus su quanto fin qui realizzato a livello europeo, e su quanto si prevede di costruire nell’immediato futuro, ci consentirà di comprendere meglio lo scenario nel quale anche le politiche italiane si stanno oggi muovendo.
La “Dichiarazione” è lo strumento adottato per fronteggiare le principali sfide che le nostre società ed i nostri sistemi sanitari e sociosanitari si trovano ad affrontare in relazione al crescente peso del disagio e della malattia mentale, dalla prevenzione dei disturbi mentali alla promozione del benessere mentale, dalla lotta allo stigma ed alla discriminazione al sostegno ai servizi ed alle cure radicati nella comunità.

Per il raggiungimento di tali obiettivi è stato declinato il “Piano di Azioni”, identificando le 12 aree principali (milestones) in cui è richiesta un’azione coerente ed immediata:
• Promuovere il benessere mentale di tutti;
• Affermare la centralità della salute mentale nelle politiche di sanità;
• Combattere lo stigma e la discriminazione;
• Promuovere azioni mirate nelle fasi di vita maggiormente vulnerabili;
• Prevenire il disagio mentale ed il suicidio;
• Assicurare l’accesso a cure primarie di qualità per i problemi di salute mentale;
• Offrire cure efficaci all’interno di servizi di comunità per le malattie mentali gravi;
• Stabilire collaborazioni intersettoriali;
• Assicurare dotazioni di personale sufficienti e competenti;
• Garantire una corretta informazione;
• Assicurare finanziamenti adeguati;
• Valutare l’efficacia degli interventi e generare nuove evidenze scientifiche.

Per ciascuna di queste aree sono stati identificati interventi precisi. Gli Stati membri avrebbero dovuto considerarli come un vero e proprio “manuale di istruzioni” per fornire risposte ai bisogni della popolazione. Risposte basate, innanzitutto, sulla centralità della Persona umana, sul rispetto dei suoi diritti e sul rafforzamento delle sue potenzialità. Successivamente, l’OMS ha promosso uno studio finalizzato a valutare la situazione, in alcuni dei 53 Paesi, relativa alle “milestones” identificate. Alla luce anche dei risultati ottenuti, si sta attualmente lavorando sulla formulazione di una nuova strategia (The European Mental Health Strategy) la quale intende affrontare i nodi di maggiore criticità ancora presenti, nonostante l’impegno condotto negli anni successivi alla Declaration di Helsinki.

In qualità di componente del Gruppo di lavoro ristretto che sta elaborando questa strategia, posso brevemente anticipare le linee di sviluppo del documento, che presenta tre dimensioni strategiche centrali:
• Miglioramento del benessere mentale della popolazione, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili (prevenzione e promozione);
• Rispetto dei diritti umani, lotta alla discriminazione ed offerta di uguali opportunità per coloro che soffrono di problemi mentali (inclusione sociale);
• Offerta di servizi accessibili, sicuri ed efficaci, per rispondere ai bisogni di salute, mentale e fisica, delle persone con problemi mentali, con attenzione rivolta anche alle aspettative delle famiglie (qualità delle cure).

La realizzazione degli obiettivi strategici sarà perseguita attraverso la definizione di target specifici ed azioni trasversali, corredati da un elenco di impegni da assumere, da parte sia degli Stati, sia dell’OMS. La stesura del documento da parte del gruppo di lavoro si concluderà nei prossimi mesi. Seguirà un confronto con i rappresentanti dei Paesi della Regione Europea per finalizzarlo e condividerlo. L’approvazione definitiva ed il lancio sono previsti per l’autunno del 2012. Anche la Commissione Europea, già partner di rilievo in occasione della Conferenza del 2005, ha lavorato intensamente sul tema della salute mentale e sulla promozione di azioni nel settore. L’Unione Europea si muove su mandato di un numero minore di Stati membri (oggi 27), ma dispone di un potere certamente superiore rispetto all’OMS nel formulare raccomandazioni e creare il contesto corretto per la cooperazione internazionale. In ragione di ciò, alla fine del 2005 la CE ha proposto un “Libro Verde” (“Green paper. Improving the mental health of the population: Towards a strategy on mental health for the European Union”) che è stato sottoposto alla discussione aperta, anche sul web, di tutti gli attori interessati: Governi, Istituzioni europee, operatori della sanità, portatori di interessi nei più svariati settori, associazioni di pazienti e familiari, comunità scientifica e società civile. Il confronto è proseguito per oltre due anni ed ha contribuito ad identificare i cardini di una strategia europea comune per una salute mentale ricondotta nelle più generali politiche di salute ed in un quadro coerente di interazione con i settori non sanitari.

Il Libro Verde si è quindi tradotto, nel 2008, in un Patto Europeo (“European Pact for Mental Health and Well-being”) che ha determinato, nei successivi tre anni, un intenso impegno della Commissione e di tutti gli Stati dell’Unione per la realizzazione di 5 Conferenze tematiche di approfondimento rispetto alle priorità di interesse e di azione individuate:
• La prevenzione della depressione e del suicidio, dal momento che la depressione è riconosciuta come uno dei disturbi mentali più diffusi ed uno dei più importanti fattori di rischio per il suicidio;
• La salute mentale dei giovani e gli interventi in ambito educativo, essendo l’infanzia e l’adolescenza momenti cruciali per la costruzione di una buona salute mentale nell’età adulta, ed il sistema educativo il luogo privilegiato per prevenire il disagio e promuovere stili di vita, comportamenti ed atteggiamenti emotivi positivi;
• La salute mentale delle persone anziane, un nodo centrale per le politiche in un’Europa che invecchia e che deve affrontare i bisogni di una popolazione sempre più bisognosa di supporto per rimanere attiva e sentirsi parte costruttiva della società, combattendo così molti di quei fattori di rischio correlati all’età che giocano un ruolo significativo nel generare disagio mentale nell’anziano;
• La lotta allo stigma ed all’esclusione sociale collegati alla malattia mentale, dal momento che questi atteggiamenti della società creano potenti barriere nei confronti della guarigione e rischiano di distruggere il ricco potenziale umano delle persone con disagio mentale;
• La salute mentale nei luoghi di lavoro, affrontata sul doppio binario della promozione del benessere per tutti negli ambiti lavorativi e dell’inclusione di coloro che soffrono o hanno sofferto di un qualche disturbo mentale.

Le Conferenze hanno consentito di delineare un quadro della situazione in Europa con riferimento a ciascuno dei temi affrontati ed anche, e soprattutto, di indicare percorsi e collaborazioni virtuosi per offrire risposte di provata efficacia. Si è così costituita una banca dati europea, accessibile sul sito della Commissione, che raccoglie le leggi, i piani ed i documenti strategici di settore nei 27 Stati della UE. La banca dati contiene anche una ricca selezione delle migliori prassi messe in atto nei diversi Paesi e nei diversi ambiti sopra ricordati. Attraverso esse, diviene possibile creare una rete di contatti, condivisioni, possibili repliche delle esperienze positive ed auspicabili collaborazioni future. Sulla base degli impegni assunti con la firma del Patto Europeo, e basandosi sulla ricca documentazione prodotta grazie al lavoro effettuato nelle Conferenze e per la messa a regime della banca dati, la CE è giunta alla formulazione di una proposta per il Consiglio dell’Unione Europea, adottata dallo stesso come “Conclusion” nel recente mese di giugno.

Essa sollecita ulteriori azioni concrete e sinergiche per mantenere alto il livello di attenzione e di intervento a favore della salute mentale della popolazione europea. Al momento, ci troviamo quindi nella fase di definizione di una “Joint Action on mental health and well-being”, un’azione di ricerca-intervento, co-finanziata dalla Commissione e dai Paesi aderenti, per tradurre in reale collaborazione l’auspicato scambio di esperienze e migliori prassi. Entro la fine dell’anno sarà pronto un piano operativo che individuerà settori specifici di approfondimento e cooperazione (“work packages”), le istituzioni partecipanti ed il loro ruolo, i costi ed i fondi impegnati. L’Italia ha già espresso la sua volontà di prendere parte alla Joint Action, proponendosi anche come coordinatrice di una linea di lavoro. Nelle prossime settimane saremo al tavolo di discussione della Commissione per la definizione dei percorsi. Mi auguro che questa sintesi di quanto oggi è presente, in tema di strategie, sullo scenario europeo abbia fornito qualche ulteriore elemento conoscitivo per la comprensione dell’approccio internazionale alle tematiche, tutte strettamente correlate, della promozione del benessere mentale, della prevenzione del disagio e della cura efficace del disturbo e della malattia. Non posso però esimermi dal ricordare, come annotazione conclusiva, che in un contesto europeo ancora molto complesso, e per alcuni versi ed in alcuni casi conservatore, si sia ormai affermato il principio del rispetto dei diritti umani delle Persone afflitte da problemi di salute mentale e della loro centralità nella definizione e nella realizzazione dell’intero percorso di cura. In maniera pionieristica, l’Italia ha promosso questo principio già trent’anni fa, con la legge di riforma dell’assistenza psichiatrica.

*OMS Organizzaxione Mondiale della Sanità

Teresa Di Fiandra
Dirigente Psicologa Ministero della Salute
National Counterpart italiana per la salute mentale presso l’OMS Europa

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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