La scuola come esperienza di vita

Con il progetto “Make Able” desideriamo far conoscere la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ed anche la fine dei manicomi, una vera rivoluzione tutta e solo italiana.

Il progetto “Make Able”, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito dell’educazione degli adulti, azione Grundtvig, nasce con l’intento di proporre, condividere, offrire e divulgare le migliori prassi nell’area della salute mentale. Le attività di progetto mirano ad esplorare, sviluppare e condividere un modello attivo di cittadino disabile. Allo scopo, la partnership si propone di perseguire strategie atte a rilevare cambiamenti sociali e personali, incoraggiando ad attuare ed a beneficiare di tutto ciò che in itinere costituisce apprendimento, gli uni dagli altri, senza distinzione di età, condizione sociale ed economica. In questo contesto si è inserita anche la scuola, con un gruppo di studenti del liceo delle scienze sociali dell’ISIS Percoto di Udine, che ha avuto modo di vivere la dimensione della malattia mentale attraverso due stage, uno svoltosi a Udine dal 5 all’8 maggio scorsi ed un altro, espressamente richiesto dagli stessi studenti, a Valencia, all’interno della Comunità Mentalia Puerto, dal 7 al 12 ottobre. La scuola non va intesa solo come un luogo di lavoro, ma anche di esperienze e di vita in cui, in mezzo a mille difficoltà, il livello dell’insegnamento e dell’apprendimento è spesso impegnato, civile, rispettoso delle regole e dei principi, ricco di risultati educativi. Da essa dipende gran parte del futuro di una Nazione. La scuola è l’architrave della stessa identità di una Nazione, l’elemento portante su cui si regge una cittadinanza democratica e condivisa, freno all’avvilimento delle istituzioni ed alla perdita catastrofica di valori ed ideologie.

Con il progetto “Make Able” desideriamo far conoscere e condividere la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ed anche la fine dei manicomi, una vera rivoluzione tutta e solo italiana, la quale, partendo negli anni ‘60 dal manicomio di Gorizia, ha stravolto il corso della storia, arrivando a concretizzare una psichiatria senza manicomio, esempio per tutto il resto d’Europa, e non solo. Con la legge 180 si disse basta al legare, al rinchiudere, alla violenza, agli elettroshock, al manicomio e si aprirono porte e cancelli. I malati furono finalmente liberi di passeggiare nel parco, uscire in città, tornare a casa. Per la prima volta dopo decenni, furono considerati esseri umani. Va però detto che, malgrado il manicomio sia stato sconfitto, è ancora viva la cultura che ne sorregge il bisogno sociale e sono ancora vivi l’abuso ed il sopruso nelle relazioni umane. Il coinvolgimento partecipato degli studenti al tema ed al progetto propone un confronto per un reciproco apprendimento, con la sensazione di poter formare persone, cittadini di domani o, forse, già dell’oggi, ai valori ed ai concetti di cittadinanza (diritti, doveri, poteri e responsabilità) per una partecipazione matura alla vita scolastica prima, ed alla vita sociale poi. In questo progetto si inserisce anche la rappresentazione teatrale de “L’Alienista”, tratto da un racconto di Machado de Assis, il più grande scrittore brasiliano dell’800, precursore di Borges e Garcia Marquez. Si parla della follia, della sua natura e della sua possibile cura. Con fine ironia e sorridente arguzia, ma con rigore metodologico, si costruisce un racconto, un apologo sul potere, sul conformismo sociale, sui mutevoli confini della normalità. Non si vogliono fornire risposte. Semmai, stimolare domande. E’ possibile demarcare una volta per tutte il limite tra la ragione e la follia? Chi stabilisce le regole per definire uno sano e un altro pazzo? Tutto ciò avviene in Brasile e questa sembra una coincidenza particolare e molto felice, visto che il Brasile è il Paese in cui Franco Basaglia, nel 1979, pochi mesi prima di morire, coinvolgeva in una riflessione pubblica sul senso generale della sua impresa centinaia di studenti, professori, operatori della sanità, amministratori, semplici cittadini. “La follia non va eliminata, ma accettata come condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione” afferma Basaglia.

La rivoluzione culturale e sociale che ha comportato la liberazione dei malati prima, e l’applicazione della legge 180 poi, rappresenta una delle battaglie (anche politiche) più umane condotte negli ultimi 150 anni di storia italiana. Lo sguardo di chi ci chiede aiuto deve costituire solo un punto di partenza per un sogno di libertà a cui tutti possono e devono avere accesso. La pièce è stata presentata ad un pubblico variegato ma attento a Valencia il 10 ottobre scorso, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale. Gli studenti hanno così messo in luce non solo le conoscenze, “il sapere”, ma anche il “saper essere” ed il “saper fare”. Possiamo affermare che gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti, con soddisfazione di tutte le componenti coinvolte. E desidero concludere con una frase di Toni, giovane utente della Comunità di Mentalia Puerto, espressa con commozione al momento della partenza degli studenti: “Mi avete fatto sentire una persona normale!”

Mariella Ciani
Presidente USE Campoformido e docente ISIS “C. Percoto” Udine

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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