Disabilità e salute mentale in Africa

Gregoire Ahongbonon, fondatore dell’Associazione San Camillo de Lellis, ha cominciato a liberare fisicamente le Persone, senza timore di essere considerato uno “stregone” o apparire diverso rispetto al sentire culturale tradizionale.

Da parecchi anni, ormai, mi reco in Africa occidentale, in particolare in Costa d’Avorio ed in Benin. Tutto è cominciato alla fine degli anni ’90 quando, tramite un collega infermiere e suo fratello, missionario in Costa d’Avorio, sono venuto a conoscenza dell’esistenza di una realtà locale che si prendeva cura delle persone affette da grave disturbo mentale. In Africa, la malattia mentale è considerata il frutto di manipolazioni esoteriche e/o possessioni diaboliche. Gli spiriti maligni invadono le persone predestinate e determinano la loro segregazione. La famiglia del malcapitato ritiene di doverlo incatenare, legare, “introncare”, perché non trasmetta all’interno del villaggio la sua possessione. Viene nutrito, anche se non tutti i giorni, e su di lui vengono impetrate preghiere giaculatorie di liberazione. La cosa che mi ha sempre stupito di questa vicenda è che i libri di etno-psichiatria riportano ancora la storia del malato come soggetto privilegiato dal Dio, che percorre il villaggio rispettato e venerato. Questa realtà, io non l’ho mai vista. Mi sono, invece, trovato in un mare di dolore e di abiezione. Catene, tronchi, legacci, sono la condanna diuturna di persone con disagio mentale, problemi di tossicodipendenza, epilessia ed altre patologie organiche che determinano un disturbo del comportamento. Su questo dramma, l’Associazione San Camillo de Lellis, nata a Bouakè alla fine degli anni ’80, ed il suo fondatore, Gregoire Ahongbonon, hanno scritto una storia altra, nuova. Hanno iniziato a “vedere” negli incatenati, negli abbandonati lungo le strade, negli indemoniati spinti nel bosco, Persone che primariamente soffrivano per la condizione nella quale si trovavano. Rispetto al problema di salute mentale, Gregoire Ahongbonon ha quindi considerato prioritaria la violazione del diritto umano, del diritto alla vita. Ha cominciato a liberare fisicamente le Persone, senza paura di infestazioni, senza timore di essere considerato uno “stregone” o apparire diverso rispetto al sentire culturale tradizionale.

È così nato a Bouakè (Costa d’Avorio) il primo centro di accoglienza, a cui ne sono seguiti altri due, a Korogo ed a Boundoukou. Accanto ai centri, Gregoire ha pensato, in termini davvero moderni, ad un percorso di riabilitazione per queste Persone, soggiogate per anni. Questa fase si è tradotta nell’apertura di allevamenti di animali, di laboratori di tessitura, panifici, terreni per la coltivazione di mais, manioca, ignam, soja. La riabilitazione ha portato a dei risultati eccezionali: gli incatenati sono diventati i nuovi infermieri dei centri, i nuovi impiegati degli uffici amministrativi dei centri e degli ospedali, a migliaia sono tornati nei propri villaggi, presso le proprie famiglie. L’ONG Jobel, di cui sono il vice-presidente, ha sostenuto nel tempo l’opera dell’associazione San Camillo, vedendola crescere e portare aiuto ancora ad altre centinaia di persone. I governi africani sono distanti, si disinteressano dell’aiuto e del sostegno economico a quest’opera, restano sostanzialmente indifferenti rispetto al dolore dei propri cittadini costretti in catene, non perseguono politiche sanitarie finalizzate, prima ancora che alla salute, a ristorare la dignità dell’uomo. Nell’ottobre scorso sono ritornato in Africa, questa volta in Benin. L’opera di Gregorie è cresciuta in modo straordinario: tre centri di accoglienza, tre centri di riabilitazione, tre centri “relais” in costruzione. Ho nuovamente visto di persona la grande necessità del sostegno da parte di partner come noi, lasciatisi coinvolgere in questa straordinaria avventura di morte e recupero. Attraverso anche la Legge Regionale 19, con il progetto “Economia sociale ed inclusione a Bouakè”, l’ONG Jobel sarà presente per i prossimi anni in Africa Occidentale, garantendo il sostegno alla liberazione delle Persone ed all’insediamento di imprese sociali che possano aiutarle nel progetto di una vita più dignitosa ed integrata. Naturalmente, l’aiuto può essere donato da tutti, utilizzando i seguenti canali:
• Conto corrente postale n° 13218334, intestato all’Associazione di Solidarietà Internazionale Jobel ONLUS – Via Roma 48 – 33050 San Vito al Torre (UD);
• Conto corrente bancario BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI FIUMICELLO ED AIELLO DEL FRIULI – FILIALE: SAN VITO AL TORRE (UD) IBAN: IT25S0855164240000000203782

Marco Bertoli
Direttore Sanitario ASS. n.2 Isontina Regione Friuli Venezia Giulia

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Rispondi