‘Se non ora, adesso’

L’idea di donna è espressa nella sua essenzialità da Paolo: «Non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Lettera ai Galati 3,28). Nel Cristianesimo, le donne dovrebbero ritrovare la loro dignità di compagne dell’uomo nel compimento del futuro dell’umanità.

Mi rivolgo a voi con la speranza in un mondo più umano, solidale, fraterno, confortato dalle parole del «papa buono», Giovanni XXIII. La sua voce squillante e sincera annunciava: «Non credete ai profeti di sventura!».
Il mondo, dicono, sta morendo per mancanza d’amore. Rispondo seccamente: «Non ci credo».
Non ci credo innanzitutto perché ci siete voi.
Il Vecchio testamento evidenzia l’amore oggettivo e dominante della donna, sposa, madre, sorella, educatrice. La donna diffonde e difende la vita. L’idea di donna è espressa nella sua essenzialità da Paolo: «Non c’è più uomo, né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Lettera ai Galati 3,28). Nel Cristianesimo, le donne dovrebbero ritrovare la loro dignità di compagne dell’uomo nel compimento del futuro dell’umanità. Oggi, però, nonostante tanti progressi, i segni della repressione «tabuistica» e della «liberalizzazione consumistica» sono evidenti e tendono a svilire il corpo e la dignità delle persone, in particolare della donna, facendoci dimenticare tutta la bellezza, la ricchezza, la specificità della sessualità umana. Per il credente, infatti, la sessualità è un meraviglioso dono divino. Non si può calpestare «il piacere».
Se si passa dal «tabuismo» al consumismo, non si libera la sessualità, e tanto meno la persona, ma la si rende schiava di un nuovo conformismo e di una nuova repressione, oltre a causarne uno sfruttamento degradante e a portare ad una nuova svalutazione del sesso. La sessualità deve essere una comunicazione sensibile, intima, gioiosa. Non c’è quindi maturazione della persona senza maturazione anche della sua sessualità, per accedere, senza costrizioni di sorta, ad una maternità e ad una paternità responsabile.
C’è chi sostiene che la morale cattolica non possa più colmare la sua perdita di credibilità. Misoginia e sessuofobia sono difficili da estirpare! In un testo di san Paolo, suggeritomi da monsignor Luigi Bettazzi, si parla delle prime comunità cristiane dove c’erano gli apostoli, i diaconi e le diaconesse (così recita il testo in greco). Bettazzi mi faceva notare che, nella traduzione, non si parla di diaconesse, ma di collaboratrici, per dire che anche il vocabolario può essere alterato per far tornare i conti. Pensiamo alla repressione sessuale nei nostri seminari, che ha causato tanta sofferenza coperta per anni dal silenzio delle gerarchie. Io sono stato ordinato nel ’59, vi ero entrato a vent’anni, marinaio. «Mi scusi, qui non si parla mai dell’amore» chiesi una volta. «Sarai chiamato dal rettore magnifico» mi rispose il professore. Meno male. La chiusura era totale. Alla domanda: «Ti tocchi?» volevamo ridere tutti e, se la risposta era affermativa, la domanda successiva era: «Quando ti tocchi provi piacere?». Ad interrogarci era il professore di morale. Gridava dalla cattedra che toccarsi era peccato. Obiezione: «Ma, mi scusi, è quattro anni che siamo qui cercando di capire l’essenza del peccato, che è odio di Dio, distruzione di Dio, nichilismo totale, e lei mi dice che se uno prova un po’ di piacere…». Così mi rispedì dal rettore magnifico: «… Devi avere pazienza, la Chiesa cammina prudentemente». «Capisco, ma la Chiesa è sempre ferma lì.»
(…)

Nel Vangelo ci sono alcuni esempi decisivi riguardo alla donna che mettono ancora più in rilievo la misoginia e la sessuofobia della Chiesa, così lontana dal messaggio di Gesù: per esempio, quando Lui manda Maddalena ad annunciare la risurrezione, in un’epoca, tra l’altro, in cui la testimonianza femminile non aveva valore giuridico. È Maddalena a dire che Gesù era risorto. Per non parlare del dialogo con la Samaritana: per un Ebreo, fermarsi a parlare con una donna era proibito, figurarsi con una Samaritana, una prostituta. Gesù le dice: «Dov’è tuo marito?… Tu ne hai cinque o sei di mariti… Vai tranquilla, ti do io l’acqua», l’acqua viva, la vera accoglienza. Ripartiamo da qui, ricordandoci che non è immorale il sesso, ma la mancanza d’amore. Il peccato (compreso quello sessuale) sta nell’egoismo sfrenato e cieco, nel non riconoscere l’altro ed accettarlo per come è.
(…)

Il Vangelo ci invita a non giudicare mai le sorelle e Cristo allontana i lapidatori della donna adultera: tutti insieme, allora, respingiamo sia la pretesa di una moralità senza norme non motivate, sia l’assolutizzazione di queste stesse norme, ridotte a proibizioni e reticolati, corrispondenti di sanzioni decise dagli uomini. Questa consapevolezza stimoli le donne ad uscire dalla subordinazione all’uomo e a difendere la propria autonomia da ruoli assegnati. Tutte le agenzie educative sono chiamate in causa per un’educazione sessuale delle nuove e nuovissime generazioni. Inevitabilmente, nel campo della sessualità è in gioco lo sviluppo della vita, ma non bisogna avere paura, questo tema va affrontato con serenità evitando di appellarsi ad alta voce a norme vincolanti e chiare, solo per nascondere la propria insicurezza. Purtroppo, questo è un rischio che corrono molti genitori, insegnanti, preti, religiosi, timorosi di sbagliare e quindi alla ricerca di regole e codici da impartire. E l’amore? Scompare. Dovrebbe, invece, essere l’unico nostro riferimento, perché là dove c’è amore non ci sono più pregiudizi, differenze, sottomissioni. Le donne sono le prime vittime di questa impostazione che vede il sesso come un «problema» da risolvere e loro come un pericolo o una tentazione. Il sesso è sempre stato usato come occasione di potere e di sottomissione. Purtroppo, lo è ancora adesso, come apprendiamo dalle cronache che rilanciano il ruolo della donna come oggetto di piacere e di intrattenimento nelle mani del potente di turno. Finché non ci sarà un radicale mutamento nei rapporti tra uomini e donne (altro che quote rosa!) non ci sarà nemmeno una reale liberazione sessuale. Il punto cruciale è la parità della donna. Tu, marito, tu, compagno, che rapporto hai con tua moglie, con la tua compagna, con le donne che incontri? Dobbiamo interrogarci sulla quotidianità a partire da noi stessi, da quello che diciamo e facciamo in casa nostra, di fronte ai figli, che ci guardano. Come prete di strada, mi domando se oggi il grande messaggio d’amore recato dal Vangelo non abbia bisogno di essere ripulito dalle scorie accumulate per secoli d’interpretazioni, e di essere riletto e capito meglio. Questo messaggio, che è un messaggio di vera liberazione, deve essere rilanciato nella sua autenticità e può essere decisivo. Molti giovani attendono una via con angoscia. Non bisogna deluderli.
Tratto da: “Se non ora, adesso”, chiarelettere

don Andrea Gallo
Presbitero, fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Rispondi