Ma, in concreto, cosa fa la società?

Se ci sono tante “prostitute” sulle nostre strade, costrette a vendere il proprio corpo, è perchè vi è una grande richiesta. E la donna povera, indifesa, senza documenti e senza Patria, è diventata la risposta a questa domanda.

La domanda favorisce l’offerta: il consumatore
Nella schiavitù del terzo millennio, il consumatore/cliente è certamente uno degli anelli più solidi. Nonostante l’evoluzione socio-economico dei Paesi ricchi, che ha facilitato alla donna una notevole emancipazione, rendendola indipendente, autosufficiente, competente e non più sottomessa passivamente all’uomo, l’uomo non ha compiuto lo stesso percorso di crescita ed è rimasto ancorato nelle sue posizioni di dominio, potere e ricerca del piacere. Specie nel campo delle relazioni e dell’affettività, l’uomo ha preferito una scorciatoia rapida con relazioni maschiliste che non lo mettono in discussione e non lo impegnano. Queste avventure non lo fanno crescere, non lo aiutano ad uscire dal suo egocentrismo e dalla sua sete di possesso dell’altro. L’uomo preferisce scegliere volutamente il sesso a pagamento perché la donna non gli interessa, non esiste, non è considerata persona, solo un oggetto su cui sfogare le proprie frustrazioni. In questa evoluzione, il sesso è stato banalizzato: non è più considerato un dono reciproco, una relazione affettiva. È diventato business. Gli sfruttatori mettono insieme la domanda e l’offerta. Se ci sono tante “prostitute” sulle nostre strade, costrette a vendere il proprio corpo, è perché vi è una grande richiesta. E la donna povera, indifesa, senza documenti e senza Patria, è diventata la risposta a questa domanda. I clienti sono persone di età compresa tra i 18 ed i 65-70 anni, di tutti i ceti e condizioni sociali. Il 70% è sposato o convivente. Purtroppo, poco si conosce e si parla di chi, ogni notte, cerca la “prostituta”, la usa e poi la butta, come spazzatura. Questo fenomeno, più che essere considerato un problema femminile, dovrebbe essere affrontato come un serio caso maschile.

Le risposte della società
Come aiutare queste donne ad uscire dal tunnel? Che cosa offrono la nostra società e la nostra legislazione?
Per quanto riguarda la donna sfruttata, la nostra legislazione attuale offre tre soluzioni:
1. la repressione. Mira a colpire la clandestinità delle ragazze, attraverso retate sulle strade, decreti di espulsione ed accogliendo le vittime nei Centri di Permanenza Temporanea in attesa di rimpatrio forzato. Soluzione drammatica e deleteria psicologicamente per le ragazze che ritornano a casa a mani vuote e stigmatizzate come “prostitute”. Molte di loro sono sieropositive ed in Patria non accedono a cure adeguate. In questi giorni assistiamo al dramma di migliaia di persone, molte delle quali donne e minori, che sbarcano sulle nostre coste dopo aver sostato nel deserto per mesi, e vengono rimpatriate immediatamente.
2. il rimpatrio volontario. È scelto da chi desidera tornare a casa per sottrarsi allo sfruttamento. A costoro vengono offerti assistenza e biglietto aereo, nonché aiuti finanziari per progetti di reintegrazione nel proprio contesto.
3. la reintegrazione nel tessuto sociale in Italia. L’art. 18 del Testo Unico sull’Immigrazione (DL 286/98) offre un permesso di soggiorno di 6 mesi, rinnovabile per motivi sociali a chi lascia la strada, denuncia gli sfruttatori ed accetta un percorso di reintegrazione sociale in una delle tante comunità di accoglienza costituite sul nostro territorio.

Il ruolo profetico delle religiose
Perché i religiosi e le religiose si curano di coloro che sono considerati i rifiuti della nostra società? La risposta può essere trovata nel ruolo profetico della “sequela Christi”, alla luce del Vangelo e con la forza di uno specifico carisma. La vita religiosa è l’espressione del mandato profetico conferito da Cristo alla sua Chiesa. Come profeti, religiosi e religiose sono chiamati ed inviati in missione ‘per mettere in libertà gli oppressi’. L’obiettivo può essere raggiunto solo unendo le forze nella lotta contro lo sfruttamento e la tratta di esseri umani.

Da vittime a cittadine: donne che aiutano altre donne
Le Congregazioni Religiose femminili, insieme alle Caritas diocesane ed ai gruppi di volontariato, furono tra le prime in Italia a leggere il fenomeno e ad offrire soluzioni alternative alla strada. Le religiose hanno messo a disposizione delle giovani vittime che si ribellavano agli sfruttatori alcuni dei loro ambienti per creare comunità di accoglienza ed offrire aiuto e protezione per un nuovo progetto di vita. Attualmente, l’USMI nazionale, con l’ufficio specifico del settore “Tratta”, avviato nel 2000, coordina il prezioso e difficile servizio di 250 suore – appartenenti a 70 Congregazioni – che lavorano su 110 progetti in Italia, spesso in collaborazione con la Caritas, altri enti, pubblici o privati, volontari ed associazioni. Centinaia di vittime sono state accolte in passato, altre vivono tuttora nelle case famiglia. Viene loro offerto un percorso di accompagnamento nella ricostruzione di una vita spezzata.

Il lavoro in rete è la nostra forza più grande
Consce della ricchezza dei nostri carismi di Carità e della realtà della nostra presenza in ogni parte del mondo, ci siamo messe in contatto con alcune Conferenze delle Religiose dei Paesi di provenienza delle vittime, specie quelle della Nigeria¹ e dei Paesi dell’Europa dell’Est, per operare in piena sinergia. La nostra rete naturale ed i nostri carismi specifici sono di grande aiuto per prevenire l’esodo di tante giovani verso la “terra promessa” ed offrire adeguata assistenza a coloro che vengono rimpatriate e sono prive di aiuti.
Ciò si può ottenere solo:
• mettendo insieme le nostre forze per una maggiore comunicazione e cooperazione con i Governi, le ONGs, le Caritas e le varie organizzazioni religiose, essendo più efficienti nel combattere questa schiavitù eliminando la corruzione ed i guadagni illeciti. Lavorando, soprattutto, per prevenire e diminuire la grande richiesta di milioni di clienti di sesso a pagamento;
• lavorare in rete con i Paesi di provenienza di donne e minori diventa un’alleanza strategica. Il nostro intervento tra Paesi di origine e destinazione può essere efficace solo se avviene in stretta collaborazione con la Chiesa locale, le Organizzazioni Caritative e le comunità religiose. Gli obiettivi di questa collaborazione sono:
• uno scambio di informazioni per capire meglio il fenomeno, così da individuare nuove strategie d’intervento;
• una campagna a largo raggio per impedire l’esodo di giovani dalle loro famiglie, scuole e parrocchie verso “la terra promessa”;
• proteggere le famiglie delle vittime da eventuali estorsioni e minacce da parte degli sfruttatori;
• accogliere ed accompagnare nella reintegrazione sociale mediante progetti ad hoc le giovani che scelgono volontariamente di tornare a casa;
• offrire assistenza alle vittime senza documenti rimpatriate dai Paesi europei, tenendo presente che il 10-15% di loro ritorna a casa sieropositiva.

Collaborazione tra i Paesi di origine e destinazione
Si attua:
• aiutando le Chiese locali a mettere da parte le differenze ed a collaborare per una campagna di informazione e prevenzione sistematica nelle scuole, nelle parrocchie e con gruppi di giovani;
• affrontando le espulsioni di massa, aiutando le vittime a ritornare in famiglia ed a re-inserirsi nella società, anche con progetti finanziari;
• esercitando pressione sulle Chiese dei Paesi interessati al traffico di esseri umani ad assumere le proprie responsabilità, denunciando coraggiosamente questa piaga sociale come fecero nel 2002 i vescovi nigeriani con la Lettera Pastorale “Ridare dignità alle donne nigeriane”;
• lottando per un’equa legislazione contro la tratta e chiedendo con insistenza che le leggi vigenti siano adeguatamente applicate.

Alcune proposte concrete per i Paesi di destinazione
È nostro grande desiderio lavorare in sinergia:
• coinvolgendo parrocchie, sacerdoti e religiosi in questo importante ministero; la loro collaborazione è indispensabile, specie nella formazione dei giovani, per il sostegno alle famiglie distrutte da questo problema e per il contatto ed il recupero dei “clienti”;
• stimolando le nostre Chiese locali ad una presa di posizione anche di fronte alle istituzioni governative, finalizzata a contrastare la tratta;
• organizzando programmi educativi per giovani e adulti che mirino ad un corretto approccio alla sessualità ed alla formazione ispirata a valori umani e cristiani autentici di rispetto di ogni persona e dei suoi fondamentali diritti umani;
• offrendo una corretta informazione sul fenomeno e sulle sue conseguenze sui giovani, sulle famiglie e sulla società, coinvolgendo genitori, educatori e collaboratori per agire meglio sull’offerta e sulla richiesta;
• collaborando con i media nel promuovere una capillare ed accurata informazione sul problema;
• denunciando con forza e coraggio le ingiustizie causate dai nostri sistemi di vita che favoriscono la tratta di esseri umani come violazione dei fondamentali diritti umani.

Un invito all’azione.
A secondo delle varie responsabilità, chiediamo:
• alla famiglia umana di sviluppare un sistema economico forte per offrire alle donne l’opportunità di una vita migliore, senza essere costrette a vendere il proprio corpo;
• ai governi di reprimere la tratta, proteggere e reinserire legalmente le vittime con una legislazione adeguata;
• alla società di esercitare pressione per ottenere misure efficaci per combattere la richiesta e salvaguardare i valori della famiglia di fedeltà, amore ed unità;
• alla Chiesa di salvaguardare e promuovere la dignità di ogni donna, creata ad immagine di Dio ed offrire una visione cristiana della sessualità e della relazione uomo-donna;
• alla scuola di fornire una corretta informazione sui veri valori della vita, basati sul rispetto reciproco;
• ai media di proiettare un’immagine completa, equilibrata ed accurata della donna e di ripristinare il suo pieno valore umano, presentandola come un soggetto e non come un oggetto.

Conclusione: Chi è il mio Prossimo?
Ci sentiamo tutti responsabili di questo grosso disagio sociale che sta distruggendo la vita di tante giovani indifese e vulnerabili, ma che rovina anche tante famiglie e mette in discussione le nostre stesse comunità cristiane e civili. Ciascuno di noi possiede un ruolo da svolgere con responsabilità a seconda delle proprie competenze: autorità sociali e religiose, funzionari dell’ordine pubblico ed operatori del settore privato, insegnanti e genitori, parrocchie e Congregazioni religiose, uomini e donne che mirano al bene comune basato sul valore e sul rispetto di ogni persona. Solo unendo i nostri sforzi potremo sconfiggere la schiavitù del XXI secolo. Attraverso le nostre risposte alle sfide moderne ed alle nuove povertà, che rendono visibile e credibile la nostra missione di una Chiesa viva ed attenta ai più deboli ed alla formazione di generazioni future, potremo vivere concretamente come Samaritani del terzo millennio che sempre si interrogano: “Chi è il mio prossimo?”. La risposta sarà sempre la stessa: “Va, e anche tu fa lo stesso!”. Va, fratello, va, sorella. Offri il tuo contributo affinché si realizzi il sogno di Dio di riconoscersi in ogni Persona creata a sua immagine e non trattata come schiava.
Grazie!

¹ Nel 2000, anno del Grande Giubileo, l’USMI ha invitato 3 Suore della Conferenza delle Religiose di Nigeria a venire in Italia per costatare di persona ciò che stava capitando a migliaia di giovani provenienti dal loro Paese sfruttate sulle nostre strade. L’esperienza è stata durissima, ma molto efficace per una presa di coscienza ed un adeguato coinvolgimento.

Suor Eugenia Bonetti mc
Responsabile Ufficio Tratta Donne e Minori USMI Nazionale

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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