Una ricerca da sempre ostacolata

Il 23 marzo 1989, 22 anni or sono, due professori di elettrochimica, Fleischmann e Pons, annunciarono in una celebre conferenza stampa di aver ottenuto energia da un processo di elettrolisi, mediante una reazione di fusione nucleare tra palladio e deuterio (idrogeno pesante).

I processi di fusione nucleare, in cui nuclei diversi si uniscono per formarne uno solo, la cui massa è pari alla somma delle masse dei nuclei originari, avvengono ordinariamente nelle stelle e sono innescati dalle temperature elevatissime. Nelle fusioni nucleari, si generano tutti gli elementi chimici che conosciamo, a cominciare dall’idrogeno, il più semplice, che si ritiene sia stato l’unico presente al momento della nascita dell’universo (13,7 miliardi di anni fa). Le stelle sono dunque le fucine nelle quali vengono forgiati gli elementi chimici con cui conviviamo nel nostro mondo. Tutti gli elementi chimici sono costituiti da atomi. Il concetto di atomo, introdotto dal filosofo greco Democrito, ha trovato in epoca più recente un definizione più semplice e rigorosa: secondo Dalton, infatti, l’atomo è la parte più piccola di un elemento che ne conserva le proprietà originarie. Come ha raccontato Fleischmann in un’intervista dell’anno scorso, rientrando al mattino nel suo laboratorio, non trovò l’apparato sperimentale a cui stava lavorando la sera prima. Stupito, si guardò attorno fino a scoprire un foro nel soffitto provocato dal dispositivo stesso volato al piano superiore. Ne dedusse che si era verificata una reazione nucleare. L’esperimento consisteva in un’elettrolisi con elettrodi di palladio e platino ed acqua pesante, contenente deuterio (idrogeno con un neutrone in più nel nucleo), in luogo dell’acqua comune.

Nel mondo partì la sperimentazione, ma non vi fu mai produzione di energia in condizioni di riproducibilità. Per quanto mi riguarda, nell’ottobre del 1990 partecipai a Trento ad un congresso organizzato dalla Società Italiana di Fisica. Erano presenti anche due amici, Piantelli e Habel, professori di fisica nelle Università di Siena e Cagliari. Piantelli parlò di strani fenomeni che aveva osservato a Siena sperimentando con nichel ed idrogeno. Decidemmo di collaborare. Il disaccordo di Habel sull’opportunità di presentare dei risultati ad un congresso provocarono il suo ritiro. La collaborazione proseguì comunque fra le sedi di Bologna e Siena e si aggiunsero altri collaboratori. I lavori proseguirono fino al 2004, quando, per sopravvenuti limiti di età, decisi di ritirarmi da ogni attività. Vennero così a mancare anche i piccoli finanziamenti erogati dall’Università di Bologna su cui si era potuto contare fino ad allora. Finanziamenti da parte degli Enti di Ricerca non ne avevo mai ricevuti, come non ne aveva beneficiato il mio amico Piantelli a Siena.

La decisione di non finanziare le nostre ricerche fu assunta sollecitamente da parte degli Enti Nazionali di Ricerca. Si arrogarono il diritto di decidere che i fenomeni di nostro interesse erano frutto di pura fantasia. Dispiace, ma questi Enti finiranno di fronte al Tribunale della Storia per aver ostacolato una ricerca importante per il destino dell’Umanità. Nell’autunno del 2007, fui contattato dall’ing. Andrea Rossi, a cui ero stato segnalato come esperto nazionale nel campo della fusione fredda. Da allora, ho ripreso ad occuparmene. I risultati sperimentali arrivarono subito, fin dal primo esperimento. Il successo derivò soprattutto dalle nuove idee apportate da Rossi. Cominciammo con una serie di verifiche sperimentali che ci permisero di:
a) constatare la reale esistenza dell’effetto. L’energia prodotta dal sistema era pari a 200 volte l’energia somministratagli;
b) prendere atto che la produzione di energia, pur essendo di origine nucleare, non generava consistenti emissioni di radioattività, non essendovi emissione di neutroni e che la debole emissione di raggi gamma poteva essere facilmente schermata con un opportuno spessore di piombo;
c) acclarare che il sistema era in grado di funzionare per mesi con un grammo di nichel ed una quantità irrisoria di idrogeno, prodotto in sito per elettrolisi.
Ci dedicammo, in seguito, alla stesura di un articolo scientifico, firmato Focardi e Rossi, reperibile in rete. Redatto in lingua inglese, in esso vengono evidenziati i risultati sperimentali conseguiti e vengono illustrate e discusse le diverse metodologie utilizzate per certificare l’effetto della produzione di energia. Rossi ha organizzato negli ultimi mesi alcune dimostrazioni sperimentali pubbliche che hanno permesso di riprodurre in tutte le manifestazioni il trasferimento di energia dalla sorgente (sistema nichel e idrogeno) riscaldata elettricamente ad un fluido (acqua) portato allo stato di ebollizione e fatto evaporare. In ogni occasione si è dimostrato che l’energia prelevata dalla sorgente è di gran lunga inferiore a quella necessaria per ottenere la quantità di vapore prodotto.

Sergio Focardi
Fisico e accademico italiano,
Professore emerito in Fisica Generale all’Università di Bologna dal 2004

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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