L’energia a basso costo

Vari studi trattano in modo approfondito il meccanismo per cui la crescita del fotovoltaico stia frenando e, addirittura, invertendo la crescita dei prezzi dell’energia elettrica, contribuendo a mantenere i prezzi bassi, nonostante l’aumento della domanda e, soprattutto, l’incremento del costo (e il declino delle disponibilità) delle fonti fossili.

Una delle argomentazioni contrarie alle energie rinnovabili, fotovoltaico in testa, è quella degli alti costi delle incentivazioni e delle conseguenti ripercussioni negative sulle bollette elettriche dei consumatori italiani. Tesi, questa, avvalorata dalla lettura superficialmente “aritmetica” delle statistiche e dei numeri prodotti dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) la cui mission non è certo quella di approfondire le conseguenze sul mercato elettrico della diffusione di una nuova fonte energetica. La questione, in realtà, è molto più articolata della semplice aritmetica. Esaminando analisi e studi condotti da chi possiede un’esperienza più consolidata nel settore delle rinnovabili, come la Germania, si scopre come la questione sia, appunto, più complessa e, per fortuna, migliore per le tasche degli utenti! Una serie di analisi riportate da Bloomberg, dal titolo inequivocabile “Il raddoppio del solare abbatte i prezzi dell’energia in Germania”, ed uno studio del prestigioso Istituto tedesco Arrhenius, trattano in modo approfondito il meccanismo per cui la crescita del fotovoltaico stia frenando e, addirittura, invertendo la crescita dei prezzi dell’energia elettrica, contribuendo a mantenere i prezzi bassi, nonostante l’aumento della domanda e, soprattutto, l’incremento del costo (e il declino delle disponibilità) delle fonti fossili.

Ciò che troppo spesso non viene considerato è che l’aumento della quantità di energia rinnovabile immessa nel mercato elettrico incide sulla struttura della domanda e dell’offerta e sulla formazione dei prezzi (e quindi delle bollette). In che modo? L’elettricità da fotovoltaico ha un costo “marginale” di produzione molto basso: una volta installati i pannelli ed effettuato quindi l’investimento, i costi di esercizio/manutenzione sono praticamente nulli. Inoltre, la produzione di energia fotovoltaica è avulsa da quella dei combustibili fossili. È quindi insensibile alle fluttuazioni del prezzo delle materie prime (petrolio, gas, ecc.). Al contrario, l’energia elettrica prodotta dalle centrali termoelettriche convenzionali presenta costi di produzione elevati e, soprattutto, vincolati ai costi dei combustibili. Essi non sono, dunque, autonomamente “abbassabili”. In particolare, le utilities tradizionali che producono energia da fonti convenzionali guadagnano soprattutto nei momenti di punta, quando possono vendere la loro energia ai prezzi migliori, durante le ore diurne, nel momento in cui la domanda di energia è maggiore, soprattutto in estate. Il fotovoltaico incide direttamente sui prezzi – quindi sui guadagni – più elevati, dato che la produzione avviene nelle ore diurne, raggiungendo i livelli massimi di produzione proprio nelle fasce orarie e stagionali di picco. In altre parole, l’immissione di potenza per migliaia di MW per molte ore della giornata a costi di produzione molto bassi ed indipendenti dai combustibili fossili incide in modo significativo sulla capacità degli operatori del lato “offerta” di spuntare prezzi elevati. Con un paragone forse azzardato, è un po’ quanto successo con l’introduzione dei farmaci c.d. “generici”, che determinò il ridimensionamento dei prezzi dei farmaci “di marca”. Solo che, in quest’ultimo caso, il costo di produzione marginale era ed è effettivamente molto basso, sia per i farmaci generici, sia per quelli di marca e ciò che si andava a sanare era la posizione di privilegio assicurata dalla proprietà dei brevetti. In ogni caso, così come nel settore dei farmaci l’introduzione dei generici ha determinato la riduzione dei profitti di “big pharma”, nel comparto energetico il fotovoltaico riduce i profitti di “big power”.

Se questa è la dinamica nel mercato elettrico tedesco, abbiamo conferma che l’immissione di una quota significativa di potenza ed energia fotovoltaica impatti in modo concreto sul mercato elettrico nazionale, e quindi sulle bollette dei consumatori? Analizzando il “caso italiano” in un recente studio condotto per l’Associazione Italiana per lo studio del picco del petrolio, ASPO Italia, emerge che, da quando la quantità di energia fotovoltaica immessa nel sistema elettrico è diventata consistente, situazione creatasi a partire dalla seconda metà del 2009, il prezzo dell’elettricità, generalmente “pilotato” e vincolato al costo del petrolio, è diminuito, dissociandosi dalla parallela crescita del costo del petrolio. Anche in Italia, quindi, questo fenomeno di sganciamento del costo dell’energia elettrica da quello del petrolio sta già avvenendo, annullando il peso degli incentivi sulla bolletta elettrica. In particolare, ogni volta in cui si aggiungono 1.000 MWp alla potenza fotovoltaica installata (corrispondenti, tanto per dare l’idea, a circa 2.000 ettari di terreno), si genera una riduzione del prezzo dell’energia elettrica pari a 500 milioni di euro, a fronte di un costo per le incentivazioni inferiore a 450 milioni di euro. Gli incentivi al fotovoltaico costano certamente alla collettività, in particolare agli stessi consumatori di energia elettrica (dal momento che sono prelevati direttamente in bolletta!), ma gli stessi consumatori elettrici “rientrano” dei costi grazie alla diminuzione della bolletta. In conclusione, anche limitando l’analisi al solo impatto della generazione fotovoltaica incentivata sulle bollette elettriche degli utenti finali, l’effetto netto è sicuramente non negativo, anzi, positivo, in termini di economicità delle bollette. In prospettiva, quindi, maggiore sarà la penetrazione dell’energia rinnovabile rispetto alla domanda, minore sarà il costo dell’elettricità e più alto sarà il risparmio in bolletta. Qualora, poi, si includano tutti gli altri benefici rappresentati da lavoro, occupazione, entrate fiscali, introiti per gli Enti Locali e, non ultimo, dal contributo alla riduzione delle emissioni clima-alteranti, possiamo concludere che investire nel fotovoltaico mediante il sistema di incentivazioni applicato finora produce effetti solo positivi per l’intero sistema nazionale.

Francesco Meneguzzo
Responsabile osservatorio del Clima CNR
Istituto di Biometeorologia Firenze ASPO Italia
Federica Zabini
CNR – Istituto di Biometeorologia Firenze

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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