La rivoluzione verde parla italiano

I biocarburanti sono idrocarburi prodotti da materie prime di origine vegetale o animale, del tutto simili a benzina e gasolio. Ce ne sono di due tipi: il biodiesel, miscelabile con il gasolio e derivante da oli di scarto, grassi animali e oli vegetali (come la colza), ed il bioetanolo, prodotto da materie prime vegetali e analoghe alla benzina.

Il Gruppo Mossi & Ghisolfi – leader mondiale per capacità produttiva ed innovazione tecnologica nel settore del PET – ha posato nei giorni scorsi la prima pietra dell’impianto IBP (Italian Bio Products) di Crescentino, Vercelli. A partire dal 2012, questo produrrà, primo al mondo su scala industriale, bioetanolo di seconda generazione. Nasce così, in Italia, un nuovo carburante verde, prodotto con biomasse non alimentari, coltivate localmente su terreni marginali e sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico. A mettere a punto l’innovativa tecnologia PRO.E.SA.TM per la produzione del bioetanolo di seconda generazione, sono stati i ricercatori di Chemtex – società di ingegneria del Gruppo Mossi & Ghisolfi – nell’ambito di un progetto di ricerca durato 5 anni. L’investimento, tra ricerca ed impianto di produzione, supererà i 260 milioni di euro. Secondo Guido Ghisolfi, Vice President del Gruppo Mossi & Ghisolfi, “La posa della prima pietra dell’impianto di Crescentino rappresenta uno snodo strategico per la nostra azienda e per il futuro del comparto chimico: i carburanti di seconda generazione passano finalmente alla fase industriale, aprendo nuove prospettive per la chimica da fonti rinnovabili, che tante applicazioni potrà trovare nel Paese.

L’impianto di Crescentino sarà il primo al mondo nel suo genere ed il bioetanolo che qui si produrrà nel 2012 è la risposta ad una crescente richiesta di mobilità sostenibile”. Un progetto ambizioso, in grado di influenzare in maniera diretta le dinamiche del mercato mondiale dell’energia, dominato dalle fonti fossili (petrolio, gas e carbone) per circa l’80% della domanda totale, mentre l’energia proveniente da fonti bioenergetiche copre solo il 10% del fabbisogno. Lo scenario è però destinato a mutare presto. L’aumento della domanda di energia, la dipendenza da aree politicamente instabili, le preoccupazioni per l’ambiente e gli interrogativi sulla disponibilità a lungo termine di fonti fossili a prezzi accessibili spingono infatti i Paesi verso il potenziamento della produzione da energia rinnovabile, come idroelettrico, fotovoltaico, eolico, geotermico e biomasse. Il cambiamento non potrà che passare innanzitutto dal settore dei trasporti, che oggi dipende per il 94% dal petrolio ed assorbe ben il 57% della domanda di idrocarburi. Una domanda che, nei prossimi anni, potrà subire ulteriori incrementi sull’onda dei rapidi processi di sviluppo economico che stanno investendo Paesi come Cina ed India. Evidenti le criticità ambientali che ne deriveranno: proprio i trasporti generano il 25% delle emissioni di gas serra, responsabili dei cambiamenti climatici. In attesa delle nuove tecnologie ibride e dell’auto elettrica, ancora in fase di perfezionamento, i biocarburanti costituiscono la risposta più concreta ed immediata al problema. Si tratta di idrocarburi prodotti da materie prime di origine vegetale o animale, del tutto simili a benzina e gasolio. Ce ne sono di due tipi: il biodiesel, miscelabile con il gasolio e derivante da oli di scarto, grassi animali ed oli vegetali (come la colza), ed il bioetanolo, prodotto da materie prime vegetali analoghe alla benzina. Nel 2009 sono stati prodotti, in tutto il mondo, circa 20 miliardi di litri di biodiesel e 74 miliardi di litri di bioetanolo di prima generazione.

Gli USA sono il primo produttore di bioetanolo (40 miliardi di litri), seguiti dal Brasile (25 miliardi). L’Unione Europea è la maggiore produttrice mondiale di biodiesel (65% del totale), mentre la produzione di bioetanolo si attesta a soli 4 miliardi di litri annui. A livello globale, la produzione di biocarburanti è quadruplicata nel periodo 2000-2008, con prospettive di ulteriore crescita: secondo le direttive dell’Unione Europea, entro il 2020, il 10% del carburante disponibile presso i distributori dovrà pervenire da fonti rinnovabili. Questa norma si traduce in una domanda pari ad 1,5 milioni di tonnellate di bioetanolo, sufficienti a soddisfare il solo mercato italiano (pari a 40 milioni di tonnellate totali, di cui circa ¼ benzina). In questo scenario di forte crescita, il principale ostacolo ad una maggiore diffusione del bioetanolo di prima generazione è stato l’utilizzo, quale materia prima, di prodotti agricoli destinati all’alimentazione, come mais e canna da zucchero. Oltre a sollevare perplessità di natura etico-sociale – in riferimento alla disponibilità ed all’incremento dei prezzi delle materie prime alimentari – l’impiego di queste colture ha evidenziato un uso intensivo di fertilizzanti e di risorse idriche, a fronte di basse capacità di sequestro di CO2. Una soluzione definitiva a questa criticità è arrivata dalla ricerca PRO.E.SA.TM del Gruppo Mossi & Ghisolfi, che ha brevettato una tecnologia innovativa per la produzione di bioetanolo di seconda generazione da biomasse non alimentari. In collaborazione con il Politecnico di Torino e con il supporto della Commissione Europea, M & G ha individuato come coltura di riferimento la Arundo Donax, la comune canna da fosso: non in competizione con il ciclo food & feed, è in grado di crescere su terreni marginali ed improduttivi, e di garantire un quantitativo considerevole di biomassa per ettaro coltivato (40 tonnellate secche equivalenti), con un impiego minimo di acqua ed additivi chimici.

Questa tecnologia supera, quindi, le contraddizioni del bioetanolo di prima generazione, non influenzando il ciclo alimentare in ordine alle colture ed alla disponibilità di terra, e garantendo una capacità di sequestro di CO2 e gas climalteranti superiore al 70%. Per Dario Giordano, Corporate Director Research & Development & Technology di Mossi & Ghisolfi, “Gli ultimi 5 anni di ricerca in Mossi & Ghisolfi sono stati intensi ed entusiasmanti. La possibilità di guidare un gruppo di giovani scienziati in un progetto di frontiera tecnologica è stata un’esperienza senza eguali. Il risultato ottenuto dimostra come, nel nostro Paese, l’attenzione all’innovazione coniugata con i talenti che abbiamo a disposizione possa portare a risultati di avanguardia mondiale. L’importante investimento realizzato dalla famiglia Ghisolfi in questa iniziativa porta ad avere oggi a disposizione una tecnologia che darà un contributo significativo alla decarbonizzazione dei trasporti, che ancor oggi dipendono per più del 90% dal petrolio. E sapere che questo è stato realizzato da un’azienda italiana, con l’apporto di ingegneri giovani e determinati e con il contributo del nostro territorio, è motivo d’orgoglio.” L’impianto Mossi & Ghisolfi entrerà in funzione nel 2012, avrà una capacità produttiva di 40.000 tonnellate annue e permetterà di produrre a costi competitivi anche con prezzi del petrolio attorno ai 60/70 dollari al barile (oggi siamo ampiamente sopra i 100). Una buona notizia, quindi, per i consumatori, da sempre alle prese con i continui aumenti del prezzo della benzina e degli altri carburanti tradizionali.

Oltre alla canna, la tecnologia PRO.E.SA.TM consente di utilizzare come materia prima anche residui agricoli (le paglie o lo stocco di mais) o cippato di legno. Grazie all’utilizzo della parte residua della materia prima dopo la fermentazione, la lignina, l’impianto sarà completamente autonomo dal punto di vista energetico. La nuova bio-raffineria permetterà, inoltre, un risparmio annuo di 68.000 tonnellate di anidride carbonica, pari ai consumi annui medi di circa 40.000 autoveicoli. L’attività produttiva dell’impianto di Crescentino sarà alimentata da una forte sinergia con il territorio circostante, che ospiterà una filiera agro-industriale dedicata al bioetanolo di seconda generazione. La bio-raffineria funzionerà, infatti, in filiera locale, utilizzando biomassa prodotta nel raggio di 70 km. Sarà così possibile favorire uno sviluppo sostenibile del bacino economico di riferimento e minimizzare le emissioni di anidride carbonica da trasporti. Il bioetanolo di II generazione ed una nuova collaborazione tra industria ed agricoltura rappresentano un’importante opportunità di reddito per il comparto agricolo, con il quale è già in corso un dialogo intenso. Alte rese per ettaro, bassi rischi, rapido inserimento nel sistema agroindustriale tradizionale, bassi costi per acqua e fertilizzanti e la possibilità di trarre reddito da terreni marginali altrimenti inutilizzabili sono solo alcuni dei vantaggi della coltivazione di Arundo Donax. L’impiego razionale, rispettoso ed efficiente dei terreni marginali è posto anche alla base della sostenibilità economica del modello M & G per la produzione di bioetanolo di seconda generazione: sarebbe sufficiente coltivare con Arundo Donax il solo 3% dei terreni abbandonati in Italia per centrare il traguardo imposto dalla UE per il 2020. Ma la visione di Mossi & Ghisolfi va già oltre. Quello di Crescentino sarà solo il primo di una lunga serie di impianti green in filiera corta, in vista di una sempre maggiore diffusione dei carburanti puliti in Italia. Un’opportunità che permetterà al nostro Paese di ridurre la dipendenza dall’estero e da aree politicamente instabili sul fronte dell’approvvigionamento energetico, come Russia, Algeria e Libia. Un’opportunità che apre anche scenari molto interessanti sul fronte dell’industria chimica, ad oggi legata a doppio filo ai derivati del petrolio. La multinazionale con sede a Tortona conta, nel prossimo futuro, di consolidare la propria presenza nel settore della chimica verde, sviluppando applicazioni che permetteranno la sostituzione di quote crescenti di petrolio – oggi utilizzate, ad esempio, nei prodotti in plastica – con derivati di origine vegetale.

Tommasina Cazzato
Alea Srl Comunicazione e relazioni istituzionali

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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