La pagliuzza di Hakim

Ilaria D’Amico

Non sono i morti delle dittature arabe ad aver portato il vento di Democrazia che sta spazzando il Nord Africa e la Siria. E’ stata la tecnologia confidenziale di adesso, i social network, l’umile abitudine di raccontarsi un segreto tra amici a fine giornata. E c’è una grande massa di popoli che sta lentamente riprendendo il proprio posto, la propria identità.

Ho visto con i miei occhi in Libia pochi anni fa come la vita avesse solo gli occhi di Gheddafi. Era lui che decideva un giorno dove si dovesse andare e l’altro con che cosa. Nella biblioteca nazionale ho trovato un solo libro, il suo Libro Verde. Ho visto in altri Paesi arabi questa stessa evidenza, un velo nero calato su qualunque domanda. Non era qualcosa che potesse durare, non in quest’epoca. Nel 996, più di mille anni fa, quando i fatimidi spostarono il califfato da Bagdad in Egitto, Tariqu al Hakim, un ragazzo di undici anni, divenne il sesto iman della dinastia, il padrone di tutte le terre musulmane. Alcuni hanno detto poi che era un pazzo, altri che era solo stravagante, altri ancora hanno sottolineato quanta arguzia abbia messo in tante decisioni. Ma anche lui aveva la sua evidenza. Non voleva che le donne uscissero di casa, così vietò ai ciabattini di costruire scarpe da donna. Allo stesso modo, detestando il vino, proibì la produzione di uva, ed essendo stato morso da un cane quando era bambino, decise di far uccidere tutti i cani del Cairo. Hakim costrinse i Cristiani a portare al collo una croce di due chilogrammi. Agli Ebrei appese invece un vitello dello stesso peso perché non dimenticassero l’abbandono alla false credenze. E uccise collaboratori e parenti con le proprie mani. Nessuna di queste scelleratezze cambiò il corso della storia. Così, adesso, non sono i morti delle dittature arabe ad aver portato il vento di Democrazia che sta spazzando il Nord Africa e la Siria. E’ stata la fine della Storia a cambiare se stessa. E’ stata la tecnologia confidenziale di adesso, i social network, l’umile abitudine di raccontarsi un segreto tra amici a fine giornata. La pagliuzza che sarebbe scappata anche ad Hakim. La gente si è scambiata un segno di pace nel silenzio della propria casa ed è diventata sovversiva. Se ci pensate, è incredibile. E vale per tutti, ognuno ha dentro di sé la sua soglia di medioevo. Non so cosa porterà questo vento e non so nemmeno cosa davvero si auguri l’Occidente. C’è una spiegazione per ogni rivolta che si accende. In Italia siamo passati dal “non voglio disturbarlo” di Berlusconi riferito a Gheddafi, al bombardarlo un mese e mezzo dopo. Sta avvenendo tutto così in fretta da passare tra le mani degli analisti come acqua di fonte. Non è chiaro nemmeno se siano rivolte o rivoluzioni, se ci siano dietro idee o progetti, uomini o visionari. E’ solo chiaro che non si potrà fermare. Non si può spegnere Internet, non è accettabile, non è commerciabile.

C’è una grande massa di popoli che sta lentamente riprendendo il proprio posto, cerca per la prima volta la proprio modernità e cerca di conciliarla con il proprio modo di essere. Maometto viveva millequattrocento anni fa. In Europa, in quell’epoca, si bruciava Giovanna d’Arco, ma dietro il suo rogo cominciavano a nascere le grandi Nazioni moderne, l’Inghilterra e la Francia. Credo sia quanto sta accadendo adesso. Si deve vivere questa piccola epoca con grande umiltà. Se pensassimo di conoscerla, la offenderemmo, la renderemmo piccola prima che nasca. Nessuno di noi, nessuno, sa bene dove andranno questi popoli, dove andremo insieme, fino a dove potremo percorrere lo stesso cammino. Ma tutti sappiamo che è inevitabile farlo. In fondo, noi e loro, loro e noi, abbiamo troppo passato in comune per non pensare che un giorno potremo avere anche un futuro. Se Dio vuole. Inch’ Allah.

Ilaria D’Amico
Giornalista e conduttrice televisiva di EXIT
su La7 e Sky calcio su SkyTv

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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