È un problema di tutti

Sergio Berlato

L’improvviso precipitare della situazione ha mutato radicalmente gli scenari geopolitici e l’Europa deve dimostrare di saper recitare un ruolo decisivo. Va perseguita una strategia che permetta di assicurare stabilità evitando sanguinose guerre civili, le cui conseguenze finiranno per essere scontate anche dai cittadini europei.

Era solo questione di tempo. I movimenti rivoluzionari che stanno sconvolgendo l’area nordafricana sono facilmente comprensibili se inseriti nel quadro sociale, politico ed economico che ha contribuito ad alimentarli. Nonostante differenze a volte anche importanti, tutti i più grandi Paesi dell’area sono accomunati da fattori che li rendono simili. Ci troviamo di fronte a Nazioni con una popolazione molto giovane, governi autoritari con leadership logorate dal tempo, condizioni di vita precarie ed un’iniqua redistribuzione delle ricchezze. Con l’utilizzo delle nuove tecnologie e l’abbattimento virtuale di ogni confine, era inevitabile che si producesse una spinta al cambiamento. Vi era solo bisogno della scintilla per farla esplodere. Alla luce dei recenti sviluppi, dobbiamo comprendere le ragioni di una crisi di queste dimensioni e programmare, di comune accordo, un piano per conferire nuovamente equilibrio ad un’area strategica, per collocazione geografica e ricchezza di risorse. Si tratta di Stati con i quali intratteniamo rapporti economici e diplomatici che dobbiamo assolutamente tutelare. La destabilizzazione dell’intera area e l’intervento militare in Libia hanno creato le condizioni perché questi scenari mutassero. Occorre quindi comprendere quale possa essere il futuro di Paesi di assoluto rilievo, come Egitto, Tunisia e la stessa Libia, i quali, sia pure con metodi discutibili, sono riusciti negli anni a creare una rete di rapporti internazionali ed economici che hanno permesso la convivenza pacifica nel Mediterraneo ed il controllo dei flussi migratori verso l’Europa, in particolar modo verso le nostre coste. L’improvviso precipitare della situazione ha mutato radicalmente gli scenari e l’Europa deve dimostrare di saper recitare un ruolo decisivo in questa fase delicata. Va perseguita una strategia di ampio respiro, che permetta di assicurare stabilità evitando sanguinose guerre civili, le cui conseguenze finiranno per essere scontate, indirettamente, anche dai cittadini europei. Dobbiamo quindi interrogarci su quale possa essere lo scenario successivo agli interventi militari ed alle rivolte di piazza e su quali possano essere le forze politiche che sostituiranno i vecchi regimi. Domande cruciali che devono trovare al più presto una risposta. Appoggiare le rivolte, o intervenire addirittura militarmente, come accaduto in Libia, senza però possedere un quadro ben delineato delle forze che andranno a governare in futuro questi Paesi, costituisce un rischio molto alto ed un’incognita che può risultare fatale per gli interessi delle popolazioni coinvolte. Sappiamo bene che in una rivolta possono annidarsi organizzazioni terroristiche che tentano di acquisire terreno e potere in aree strategiche. Si tratta di un grave pericolo che dobbiamo assolutamente scongiurare. Conseguenza inevitabile degli sconvolgimenti nell’area nordafricana è la straordinarietà dei flussi migratori. La mancanza totale di controlli nei Paesi di origine ha stimolato una vera e propria fuga di massa verso l’Europa. Un flusso enorme e non ancora quantificabile di persone che non siamo preparati ad accogliere. È più che reale il timore di una crisi umanitaria di proporzioni inimmaginabili, se non si provvede immediatamente al potenziamento esponenziale degli strumenti di contrasto ed al controllo dei flussi migratori. Il programma operativo Frontex, sufficiente per regolare e contenere flussi migratori normali, non può, con le risorse oggi a disposizione, sostenere l’urto e la pressione del fenomeno a cui stiamo assistendo.Ormai sappiamo che l’ondata non si arresterà a breve ed occorre dunque che l’Unione Europea, dopo un primo momento di smarrimento, agisca tempestivamente, evitando lungaggini burocratiche. Occorre, insomma, che dimostri di essere qualcosa in più di una semplice unione economico-monetaria. Abbiamo riportato al Parlamento europeo le preoccupazioni dei cittadini italiani, chiedendo il rispetto dei trattati europei e la condivisione della responsabilità nel controllo delle frontiere tra tutti gli Stati membri. Eventi simili comportano la necessità di mettere in campo misure straordinarie per fornire risorse umane, logistiche ed economiche agli Stati in prima linea in questa emergenza. Assistiamo quotidianamente a sbarchi di disperati i quali, a prescindere dallo status di rifugiati o clandestini, sono essere umani che non possono essere abbandonati al loro destino. L’atteggiamento disinteressato di alcuni Paesi nordeuropei verso la drammatica situazione delle coste italiane fa male all’Europa. Vogliamo però ancora credere in un’Unione europea retta sul principio di solidarietà che lega i popoli che la compongono. L’Italia non può essere lasciata sola nella gestione di questa emergenza. È giunto il momento in cui tutti devono assumersi e condividere le responsabilità e le conseguenze delle scelte operate.

Sergio Berlato
Deputato Italiano al Parlamento Europeo

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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