Le necessità di un compositore

Sono pochissimi i compositori che potrebbero vivere solo grazie al diritto d’autore. Questo costituisce comunque una voce di reddito, più o meno importante. Internet consentirebbe il versamento diretto a favore dell’editore e dell’autore. Dobbiamo, invece, sottostare a un’inutile intermediazione. Compensi, spesso elevati, a favore di una “casta” inutile per il mondo della musica in generale e della musica d’arte in particolare.

Parto da una premessa di fondo: nella musica, arte ed intrattenimento sono due aspetti diversi. In questo momento storico, alcune arti, come il cinema, vivono la fortuna di non veder separati i due campi. Nella musica, invece, la separazione esiste da diversi secoli. La musica di intrattenimento è in grado di evolversi e vivere benissimo senza finanziamenti pubblici. La musica d’arte, che io reputo essere, nelle sue varie forme, una delle componenti indispensabili in una vita intellettualmente evoluta, necessita, invece, di finanziamenti pubblici mirati, e non degli sprechi attuali. Una società equilibrata fornisce occasioni di ascolto musicale diversificate ed offre quindi alla musica d’arte serie opportunità per essere interpretata e compresa. 29 anni fa, nel 1982, veniva prodotto, in una fabbrica della Philips di Hannover, il primo CD per utilizzo commerciale. Il disco in vinile era stato introdotto nel 1948 (l’anno dell’”invenzione” della musica elettronica da parte di Pierre Schaeffer), negli Stati Uniti, quale evoluzione dei precedenti 78 giri. Nel 1982 aveva, quindi, solo 34 anni. In questo periodo, sono successe tantissime cose: nel 1948, ad esempio, i dischi erano ancora monofonici e solo negli anni ‘60 si diffuse il disco stereofonico. Trattare oggi il passaggio dal vinile al digitale significa descrivere un cambio epocale, rappresentato non dal tipo di supporto utilizzato, ma dal fatto che questo contenga dati digitali. Il cambiamento ha anticipato una rivoluzione ancor più ampia: l’affermarsi della rete informatica internazionale, “internet”.

Di cosa hanno bisogno i compositori di musica d’arte?
Il diritto d’autore (1) nasce in Inghilterra nel XVI secolo per ragioni di censura (censura motivata dalla paura di non riuscire a controllare la circolazione del grande numero di opere rese disponibili dalle nuove macchine automatiche per la stampa). Il governo inglese fondò una corporazione privata di censori, i quali valutavano l’opportunità di pubblicare un testo dopo averlo attentamente vagliato, ed eventualmente censurato. Dopo circa un secolo e mezzo, il successo delle idee liberali frenò le politiche censorie. Temendo la concorrenza che sarebbe scaturita in seguito alla liberalizzazione della stampa, ed anche per cercare di mantenere intatti i privilegi acquisiti, gli editori convinsero il governo a varare una legge che attribuisse agli autori il diritto di proprietà sulle opere, suscettibile di essere poi trasferito agli editori tramite contratto. Nel 1886, a Berna, fu stipulata una prima convenzione che prevedeva il riconoscimento del diritto d’autore nelle diverse Nazioni aderenti. Negli anni successivi, si costituirono le singole società nazionali per la tutela del diritto d’autore. Da diversi secoli, chi svolge la professione di compositore si sostiene economicamente in vari modi: commissioni, insegnamento, patrocinio. Il diritto d’autore non ha cambiato di molto questa situazione. Ad oggi, credo siano pochissimi i compositori che potrebbero vivere solo grazie al diritto d’autore. Va detto, però, che questo costituisce comunque una voce di reddito, più o meno importante, per molti di essi. Se compongono musica in cui gli interpreti suonano strumenti acustici “tradizionali”, i compositori necessitano, in primo luogo, di partiture chiare e ben editate. Gli editori e gli autori stessi, sempre più coinvolti in questa attività, vi investono tempo e risorse. Il progresso informatico apporta una qualità grafica sempre migliore ed un contenimento delle spese di stampa. Un ulteriore risparmio deriva dall’assenza, o dalla forte riduzione, dei costi di intermediazione nella distribuzione. La rete consente, infine, in modo molto semplice, la trasmissione dei documenti digitali, i quali verranno poi stampati a cura dell’utente. Questo passaggio elimina le spese di stampa e spedizione fisica. In ogni occasione in cui la musica viene eseguita, indifferentemente se ciò avviene in sala da concerto, internet o radio, l’utente deve pagare un contributo. Questa quota perviene all’autore. Oggi, internet consentirebbe il versamento diretto a favore dell’editore e dell’autore. Dobbiamo, invece, sottostare ad un’inutile intermediazione.

A differenza di coloro i quali lo affermano, io non penso che in futuro assisteremo alla fine degli editori di musica. Penso, piuttosto, che essi dovranno riconsiderare il loro ruolo, come stanno peraltro già facendo. Sono invece persuaso che spariranno le attuali società nazionali di tutela del diritto d’autore, caratterizzate da un ruolo antiquato e poco significativo, in particolare nel caso italiano. Esse impegnano ingenti risorse solo per la loro sopravvivenza ed erogano compensi, spesso elevati, a favore di una “casta” inutile per il mondo della musica in generale e della musica d’arte in particolare. In Italia, si rende necessario un drastico abbattimento dei costi di gestione della SIAE. Con una non difficoltosa riduzione ad un terzo dei 193 milioni di euro posti a bilancio nel 2007, disporremmo delle risorse per superare la crisi attuale e sostenere nuovamente la musica d’arte. (2)

1 – Karl Foegel, “Breve storia sul copyright”, Red Bean, 2004
http://eprints.rclis.org/handle/10760/5741
2 – http://punto-informatico.it/2608243/PI/News/altroconsumo-prende-misure-alla-siae.aspx

Lucio Garau
Compositore di musica strumentale, live electronic e musica acusmatica.
Interprete di musica per pianoforte e musica acusmatica

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Rispondi