Aspettando il 2012

Il 3 luglio 1969, il professor Leonard Kleinrock trasmise parte di una parola da un computer ad un altro, distante fisicamente oltre 500 km. Considerato un visionario, profetizzava un futuro caratterizzato dalla presenza di una rete “sempre funzionante, sempre disponibile, presente in tutti i luoghi e liberamente accessibile a tutti”. Quel futuro e quella rete sono oggi realtà. Ogni giorno, milioni di persone navigano e lavorano su internet. Il Web 2.0 ha modificato profondamente il nostro modo di vivere e lavorare. Non solo. È diventato il terreno su cui hanno luogo relazioni, informazione, rivoluzioni, guerre. Alcuni Governi tentano di controllarlo, ma senza riuscirvi. “La rete è inarrestabile perché è globale e globalmente neutrale” (A. Bogliolo). Permette a chiunque di esprimersi e dare spazio alla propria creatività. Consente una collaborazione libera fra milioni di utenti, i quali, come in un enorme puzzle, possono divenire parte di un progetto, di un ideale, di un obiettivo, di un prodotto finale che spesso ha complessità e raffinatezza maggiore di quanto potrebbe ottenere un singolo gruppo di lavoro. La parola chiave di questo fenomeno è WIKI, un sistema aperto che permette a ciascuno di aggiungere il proprio tassello: un servizio, un’esperienza, un cliente. WIKI è software, giornalismo, informazione, conoscenza. È un sistema di collaborazione spontanea, che travolge tutto. Persino la comunità scientifica ha dapprima accettato, non senza difficoltà, la libera enciclopedia Wikipedia e si è poi convertita al sistema con Wikigenes, un motore di ricerca supportato dal Memorial SloanKettering Cancer Center, sede del primo esperimento per il trasferimento delle informazioni contenute nei geni umani. WikiLeaks si inserisce in questo scenario. Si impone all’attenzione internazionale divulgando informazioni riservate riguardanti il mondo politico e finanziario e scatenando le reazioni più disparate fra chi promuove la libertà di espressione e chi invoca il pericolo di destabilizzazione del potere costituito. Indipendentemente dalla posizione assunta al riguardo, il tema della sicurezza in rete costituisce comunque un problema reale. È necessario proteggere i dati, tutelare la privacy e prevenire la divulgazione e l’utilizzo delle informazioni per finalità non legittime. La libertà di circolazione delle idee è un veicolo fondamentale per lo sviluppo sociale ed economico dei Paesi moderni, ma, così come accade nel mondo reale, anche nella rete possono verificarsi fenomeni criminali assolutamente inaccettabili. Cybercrimini da contrastare con decisione, ma che non devono costituire la scusa per opporsi al nuovo movimento culturale, collaborativo ed “open source”, che pone in discussione il concetto stesso di proprietà intellettuale finalizzata al profitto. I Creative Commons, le nuove licenze alternative al copyright, stanno invadendo la rete ed indeboliscono l’idea di proprietà ed i diritti commerciali su cui le multinazionali traggono i loro utili. Una rivoluzione nella rivoluzione, un nuovo modo di vivere contrapposto agli attuali valori costituiti da competizione, contrapposizione, ricerca del potere e della ricchezza ad ogni costo. 10 anni fa, Amazon era solo un fiume del Sud America, Yahoo! una parola coniata da Jonathan Swift per I Viaggi di Gulliver, Google un numero infinito formato dalla cifra uno e un centinaio di zeri. Grazie alla rete, ed alla sua caratteristica di mettere in relazione milioni di utenti, il mondo come lo conosciamo oggi non sarà più lo stesso. La rete come un’unica intelligenza planetaria e l’uomo come sua cellula portante stanno forse realizzando la profezia Maya che prevede, nel 2012, la fine del mondo come noi lo conosciamo.

“No, no, per carità, Galileo fermati! Il libero pensiero è attaccaticcio come un’epidemia. Ognuno ha da serbare il proprio rango, chi in vetta e chi nel fango”. B.Brecht, Vita di Galileo.

Di Massimiliano Fanni Canelles

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