Lettera aperta alle Comunità islamiche d’Italia

La religione viene spesso usata, con l’inganno e la manipolazione, come pretesto per accendere lo scontro, mantenerlo vivo ed interiorizzarlo nelle singole persone, creando divisione dove c’era concordia, odio dove c’erano comprensione e tolleranza.

Cari Amici e Amiche delle Comunità islamiche, mi sono sempre sentito vicino a voi, condividendo il vostro diritto di professare pienamente la vostra fede, riconosciuti e rispettati, di godere in Italia di idonei luoghi di culto, di rendere visibile la vostra presenza. Come molti altri nel nostro Paese, non vi ho mai considerato ‘estranei’ e non ho mai pensato che l’Islam sia incompatibile con i valori che hanno costruito l’Italia e l’Europa. Valori forti, questi: se vissuti pienamente, aiutano ad aprire le menti e i cuori al nuovo e alle trasformazioni che caratterizzano la nostra epoca e influenzano, condizionandole, le nostre vite e società. Oggi vi scrivo per chiedervi di farvi sentire e di far sentire al mondo intero la vostra voce di Musulmani italiani e di Musulmani in Italia, ancor più di quanto già lo stiate facendo. Iraq, Indonesia, Pakistan, Filippine, Nigeria, fino all’ultima strage di Alessandria d’Egitto.

Per quanto ancora dovremo assistere ai deprecabili e rivoltanti atti di violenza che sempre più frequentemente colpiscono le minoranze cristiane, i loro beni, le loro case, le loro persone con eccidi nelle stesse chiese, durante le cerimonie religiose e di preghiera? Sempre più spesso è la visione di una società pluralista ad essere messa in discussione e di cui le minoranze cristiane diventano l’obiettivo da colpire, come ogni altra minoranza con idee e aspirazioni proprie. Occorre che nessuno ceda alla semplificazione, altrettanto dannosa, dello scontro tra religioni. Il nostro lavoro quotidiano di operatori umanitari in molti Paesi con presenze etniche e religiose minoritarie ci ha piuttosto insegnato che la coesistenza ed il reciproco rispetto sono la normalità e che, negli anni, le comunità sono riuscite a stabilire regole di convivenza e di risoluzione dei conflitti, a reciproca garanzia di pace e prosperità. Questo desiderio di pace viene spesso annullato da scelte insensate e traumatiche, che provocano reazioni altrettanto traumatiche, da giochi politici dettati da ambizioni di potere, da osceni interessi particolari, dalla volontà di sopraffazione. La religione viene spesso usata, con l’inganno e la manipolazione, come pretesto per accendere lo scontro, mantenerlo vivo ed interiorizzarlo nelle singole persone, creando divisione dove c’era concordia, odio dove c’erano comprensione e tolleranza, spesso da molti secoli. «Affermiamo che nessuna fede, credenza o ideologia potrà mai essere invocata per giustificare o anche solo spiegare le motivazioni aberranti che hanno condotto ad un atto tanto efferato che in tutta evidenza è stato programmato e perpetrato per minare la plurisecolare convivenza tra Musulmani e Cristiani, componenti storiche di quel Paese». Sono le parole forti e convinte dell’UCOII, l’Unione delle Comunità e Organizzazioni islamiche in Italia (02.01.2011).

La COREIS, Comunità religiosa islamica italiana, si è espressa per il dialogo interreligioso dalla sua fondazione, cercando, da un lato, di diffondere una migliore e più profonda conoscenza della religione islamica, anche allo scopo di fugare pregiudizi e paure ingiustificati, e dando vita, dall’altro, a significative attività di incontro e di dialogo, in particolare con la Chiesa cattolica e la Comunità ebraica, sia in Italia, sia in Europa. La Sezione italiana della Lega Musulmana Mondiale (composta, purtroppo, anche da alcuni Paesi estremamente intolleranti), l’Unione islamica in Occidente, le altre aggregazioni religiose islamiche presenti in Italia, le associazioni musulmane a carattere nazionale o quelle più allargate come i Giovani Musulmani d’Italia, hanno tutte dimostrato attenzione, interesse ed apertura al dialogo nella comprensione reciproca. Si tratta della positiva realtà dell’Islam nel nostro Paese, nonostante le problematicità che indubbiamente esistono, ma che possono essere governate e superate nella reciproca conoscenza e nel dialogo. Positività che non può e non deve essere messa in discussione a causa di singoli fatti incresciosi che le stesse comunità per prime condannano. Ciò che vi chiedo ora, con la considerazione che mi lega a voi, è di far sentire maggiormente la vostra voce di fronte a quest’ondata di crescente terrore contro le minoranze cristiane. Una voce che mobiliti tutte le altre comunità musulmane in Europa, che susciti una reazione di indignazione comune, forte e perseverante, indirizzata alle comunità ed alle autorità religiose dei Paesi coinvolti, con l’imperativa richiesta di reagire decisamente e duramente di fronte a chiunque voglia usare la religione come strumento di divisione e di odio.

La vostra voce avrà probabilmente più impatto e più possibilità di essere ascoltata della nostra e di quella delle nostre Istituzioni. So che già lo state facendo, ma la sfida è tanto difficile quanto immane e richiede molto di più anche da parte vostra. Occorrerà anche far conoscere questo vostro impegno, diffondere le vostre prese di posizione e i vostri messaggi di pace. Un contemporaneo appello va quindi ai media, ai giornalisti italiani e a quelli delle testate internazionali presenti in Italia e in Europa, perché facciano conoscere ogni vostra iniziativa in tal senso. Anche noi, la società italiana e le Istituzioni a livello locale e nazionale, dovremo fare la nostra parte. Siete anche voi una minoranza religiosa in Italia. Non sempre c’è stato quel rispetto che vi è dovuto e quel riconoscimento pieno della vostra scelta religiosa e delle sue esigenze comunitarie. È giunto il momento di aprire gli occhi. Molti l’hanno fatto e hanno stabilito con voi rapporti umani di grande valore nel reciproco riconoscimento e in un dialogo che arricchisce, scoprendo che i valori fondamentali sono gli stessi e riescono sempre ad unire. Conto su una risposta da parte vostra, una risposta pubblica, che permetta ad ognuno di fare la propria parte. Il mondo ne ha bisogno. Un ringraziamento e un cordiale saluto a tutti voi.

Nino Sergi
Presidente INTERSOS, Organizzazione Umanitaria per l’Emergenza Onlus

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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