Le beatitudini

George Coyne è stato direttore della Specola Vaticana dal 1978 al 2006. Il suo nome è legato alla riabilitazione di Galileo Galilei e Charles Darwin da parte di Giovanni Paolo II.
Aveva inoltre espresso un’analoga posizione in favore della riabilitazione di Giordano Bruno, sottoposto a processo dall’Inquisizione.

Lei è Gesuita, lo studio dell’astronomia ha contribuito ad avvicinarLa alla fede?
Direi di si, ma è un cammino assai tortuoso. Ho studiato astronomia solo dopo essere entrato in seminario. Ho compiuto i primi studi di noviziato, gli studi classici, ho studiato la matematica e solo dopo i superiori mi hanno permesso di frequentare un dottorato in astronomia. Successivamente, ho studiato teologia e sono stato ordinato sacerdote. Accenno a questa breve biografia per chiarire che ho proseguito gli studi scientifici, filosofici e teologici e solo alla fine mi sono dedicato, tramite i superiori, ad una vita da scienziato. Ho condotto ricerca astronomica ed intrapreso l’insegnamento dell’astronomia all’Università. Ho dedicato tutta la mia vita a questo.

Perché un Gesuita, un uomo di Chiesa, cerca o ricerca Dio attraverso l’universo?
Devo distinguere. Prima di tutto, non ho cercato Dio attraverso l’universo. Essendo un uomo di fede, mi chiedo sempre se l’universo che conosco come scienziato sia quello creato da Dio. Sono portato ad associare queste due visioni. Mi chiedo: il Dio creatore… che Dio è quel creatore che ha creato il mondo come lo conosco io da scienziato? Quel mondo non ha solo 14 miliardi di anni, ma comprende 10.000 miliardi di miliardi di stelle. Non è solo questo che mi sbalordisce, ma il fatto che questo mondo è fertile, è in espansione, si sta evolvendo, possiede dinamismo, creatività. Questo mondo che conosco da scienziato lo ha creato un Dio meraviglioso, un Dio che non ha voluto creare una lavatrice, una macchina da scrivere, un computer, un automobile. Ha creato un universo che contiene in sé un certo indeterminismo, un certo dinamismo, una certa creatività tramite l’evoluzione cosmologica, fisica, chimica, biologica. È un Dio che ha lasciato andare anziché predeterminare tutto l’universo, è un Dio grande. Ciò origina, ovviamente, altre domande. Dio è onnipotente? È onnisciente? Si, io ci credo. Ma il significato di onnipotente, il significato di onnisciente non è più quello di una volta, quello della filosofia classica. Bisogna ripensare ai concetti teologici a fronte delle scienze moderne.

Nel Vangelo, il Signore ha detto: “Beato chi crede senza vedere”. Lei come commenta?
Questa è la più bella delle beatitudini. “Beati coloro che credono senza aver visto”. Per me è un concetto personale, la fede è un dono di Dio. Mi ritrovo molto in Sant’Agostino quando, nelle Confessioni, afferma: “Dio, ti ho cercato per tutte le strade, per tutti i crocevia. Giorno e notte ti ho cercato e ti ho trovato solo quando sono venuto a riconoscere che sei tu che mi hai trovato”. La fede è un dono di Dio. Non un dono qualsiasi, ma l’amore di Dio stesso. Lui ha voluto donarlo a me. Così, vedere non serve. Dopo aver accettato quel dono, l’amore di Dio stesso, comincio a ragionare, a cercare nel mondo qualcosa di ragionevole. Ma questa ricerca è secondaria per me: Dio non mi inganna. La mia ragione, il mio ragionamento, mi rinforzano nell’accogliere quel dono, ma non vi è ragionamento scientifico o filosofico. Trovo conforto anche in San Tommaso D’Aquino: il mio ragionamento umano, attraverso le cinque vie, mi conduce ad un Dio dei filosofi. Ma non è quello il Dio della fede che si è dato a me. È un Dio che arriva alla fine di un processo di ragionamento, di filosofia, è un Dio, per dire, filosofico. Ovviamente, è lo stesso Dio, ma non sono mai arrivato al Dio della fede tramite un processo ragionevole.

Forse sbaglio in qualcosa, ma la Bibbia identifica la data della creazione in poche migliaia di anni fa. È però chiaramente provato da voi astronomi che l’inizio è assai lontano, si presume 14 miliardi di anni fa…
Confrontiamo le Sacre Scritture con le nostre conoscenze scientifiche, vanno rispettate entrambe. La cultura umana è vasta: arte, musica, giochi, letteratura, scienza. Le “Sacre Scritture” sono libri sacri, composti da migliaia di autori provenienti da culture diverse in un arco di tempo compreso fra 5.000 anni avanti Cristo, il tempo dei Patriarchi, sino a 200 anni dopo Cristo, con il Vangelo di Giovanni, l’ultimo documento. Realizzando di essere il popolo prescelto da Dio, i nostri antenati hanno cominciato a pensare di scrivere su Dio. Ma non hanno scritto nessun testo scientifico, perché la scienza moderna non esisteva. Questa, la stessa che pratico io, giunse nei secoli XVI e XVII. Confrontiamo un caso specifico, “La Genesi”: Dio che ha creato il mondo in sei giorni e si è riposato il settimo. La scienza moderna ci spiega che il mondo ha 14 miliardi di anni. C’è conflitto? Ovviamente no, perché la Genesi non parla di scienza. Presenta una bellissima storia e le storie insegnano. Non insegna solo la scienza, anche le storie insegnano. Cosa insegna la Genesi? Per me, che il popolo prescelto, dopo essere stato liberato dall’Egitto e dalla schiavitù, e tornato al Paese scelto per lui da Dio. Con la nuova vita, ha cominciato a pensare che quel Dio che lo aveva liberato dalla schiavitù lo aveva eletto come Suo popolo prediletto. Ne consegue che quello stesso Dio aveva creato il mondo, perché è un Dio grande. Il primo giorno, Dio ha bisogno di luce, e crea la luce. Dopo, un pò di terra, acqua, piante, serpenti, animali. Dopo, appare la persona umana, Adamo ed Eva. È una storia bellissima. Parla della centralità dell’essere umano nella creazione, così come la vedevano loro. Questa storia ci insegna tanto. Ma se la dovessimo assumere come scienza, creerebbe un sacco di problemi: primo, la luce di quel primo giorno da dove veniva? Tutta la luce che conosciamo noi scienziati proviene dalle stelle. Le stelle furono create da Dio: il sole, la luna e le stelle il quarto giorno. C’è subito un conflitto: come mai la luce subito, il primo giorno, quando le sorgenti della luce furono create il quarto? Il ragionamento scientifico non rilevava nella mentalità di quegli autori. Volevano tramandarci una bellissima storia, che parla della centralità della persona umana in tutta la creazione di Dio. Ancora, un Dio grandissimo. Li ha liberati dall’Egitto, li ha amati, li ha messi al centro di tutta la sua creazione. È un concetto bellissimo, ma non un concetto scientifico.

Si è scoperta la data del Big Bang, ma prima cosa c’era? Pongo questa domanda perché conosco Ernesto Cardenal, il quale, nel suo libro “Il Cantico Cosmico”, scrive: “…nel principio non c’era niente, né spazio, né tempo…”
Si tratta di un concetto scientifico. L’universo ha avuto il suo inizio nel Big Bang. Da quel momento, il tempo zero, fu creata la struttura. La struttura possiede spazio temporale, cioè lo spazio e il tempo sono in relazione fra loro. Non esiste un prima, un dove. Un prima del Big Bang non ha senso. È solo la nostra immaginazione… La domanda non ha senso, perché il significato di tempo inizia con l’universo e l’universo si espande con una struttura spazio-temporale. Non esiste spazio al di là. Lo spazio si crea man mano che l’universo si espande. Ancora Sant’Agostino: lui sapeva che il tempo inizia con l’universo. Quando gli hanno chiesto cosa faceva Dio prima di creare il mondo, (la risposta è molto bella), lui ha affermato: “Prima di creare il mondo, Dio stava creando l’inferno per coloro che pongono queste domande”. È una bella battuta, per dire che quella domanda è contraddittoria, non ha senso.

Lei ha detto che l’uomo rappresenta l’elemento in cui la materia prende coscienza. Mi può sviluppare questo pensiero?
Andiamo un pò indietro. Sappiamo bene, dagli studi moderni, dalla cosmologia e dallo sviluppo dell’universo, che la persona umana, la vita, l’origine della vita, richiedeva 12 miliardi di anni prima di poter avere inizio. Ci volevano tre generazioni di stelle per creare gli elementi chimici necessari per la vita. Man mano che le stelle nascono e muoiono, rilasciano nell’universo sostanze chimiche diverse. Da una generazione all’altra, gli elementi chimici passano dai più leggeri ai più pesanti, dall’idrogeno all’elio, al carbonio all’azoto e, infine, al ferro. Noi siamo nati dalle stelle, e ciò è molto significativo per me. Tutta la chimica che costituisce l’essere umano deriva dalle stelle. Per tornare alla domanda, da quello che sappiamo, da quello sviluppo, da quell’evoluzione dell’universo, siamo arrivati ad avere un cervello. È avvenuto tramite quella complessità chimica, col passare, cioè, dagli elementi più leggeri a quelli sempre più pesanti, a combinazioni chimiche sempre più complesse. A quel punto è successa una cosa meravigliosa, si è sviluppata la coscienza umana. Tramite la scienza moderna, poniamo l’universo nei nostri pensieri, lo studiamo. La legge della gravità che uso quando mi peso sulla bilancia del bagno è la stessa legge di gravità che uso quando misuro la massa di una galassia che dista 10 miliardi di anni luce. La coscienza umana si è evoluta al punto che siamo coscienti di conoscere: io, adesso, sto riflettendo su quello che conosco come scienziato, ripensandolo. E sono cosciente di essere un ego, un io che riconosce altri ego, i quali, altrove, comunicano con me. L’unica esitazione è questa: siamo gli unici esseri coscienti nell’universo? E quanto sappiamo? Siamo ignoranti? Ci sono esseri intelligenti, coscienti, altrove nell’universo? Non lo sappiamo. Non possediamo nessuna traccia a favore o contro l’esistenza di altra vita altrove, e non parlo di vita intelligente. Godiamo del grande privilegio di essere persone coscienti, e questa è una facoltà bellissima.

Secondo Lei, l’uomo è speciale nel Creato? Sa perché glielo chiedo? Quando ero piccolo, al catechismo ci dicevano: i minerali, i vegetali, gli animali e l’uomo sono posti su una scala di privilegi. Questa è la domanda: siamo privilegiati in questo mondo, siamo “SPECIALI”?
Sarei un pò cauto nell’affermare che siamo esseri “speciali”. In un certo senso, è vero. Nel confronto con tutte le creature che conosciamo sulla Terra, ci sembra di essere speciali, per la nostra coscienza, la capacità di comunicare, di organizzarci in diversi tipi di società. La tecnologia migliora con la capacità della persona umana. Ragionando cosi, siamo speciali. Ma di fronte all’universo intero? Siamo più ignoranti che consapevoli dell’universo intero. Per questo dico: non posso invitare né il Creatore dell’universo, Dio, né l’universo stesso ad accettarci quali esseri speciali. Forse non siamo così speciali: se altrove esistesse la vita, e fosse molto più sviluppata della nostra civiltà? Considerando solo il tempo della vita sulla Terra, gli anni della civiltà umana sono insignificanti rispetto all’età dell’universo. Se ci dovesse essere la vita altrove, e questo è assolutamente possibile, viste le condizioni, sarebbe verisimile uno sviluppo superiore. Una vita più speciale della nostra. Insomma, siamo speciali, ma con un pò di riserva.

Lei è un uomo di fede, un Gesuita. Qual è la Sua opinione sugli esseri umani che non credono nell’esistenza di Dio?
Ho già affrontato conversazioni di questo tipo. Ho sempre affermato, nel confronto con un collega scienziato ateo, che la mia fede è un dono di Dio, come dicevo prima. Dio mi ha amato ed io cerco ogni giorno di accettare quel dono e di farlo fruttare. Ma si tratta di un dono di Dio. E l’interlocutore chiede: “Ma perché Dio non mi ha dato quel dono? Perché a te e non a me?” Come rispondere? Non sono io Dio, non posso rispondere perché Dio ha agito cosi. L’unico argomento che ho provato a proporre, con tutta la sincerità e l’onestà, è che, a volte, non riconosciamo quel dono preziosissimo che ci viene da Dio. Ognuno ha il suo cammino nella vita. Qualcuno ha bisogno di più tempo, deve ancora vivere le situazioni che gli consentono di riconoscere il dono già offerto e, in un certo senso, ricevuto. Ma non ancora maturato, non riconosciuto. Un’altra risposta può essere: un giorno Dio ti darà quel dono perché ama tutti senza riserva. Quel giorno riceverai il dono. È la migliore risposta che posso fornire, forse l’unica: è un dono di Dio già offerto o che sarà offerto a tutte le persone.

Mi trovo spesso a contatto con le guerre, i disagi, le sofferenze. Mi chiedo: perché Dio mi ha fatto nascere qui, in Italia, mentre in Iraq un povero sta soffrendo, come i bambini in Congo, Nigeria, Afghanistan. Perché io ho questo privilegio rispetto agli altri?
Non esiste una risposta. È un mistero nascosto nel cuore di Dio. Ma qualcosa possiamo provare a dire, con il Vangelo: “Se un seme non cade in Terra e muore, non avremo un raccolto l’anno prossimo”. La morte e la vita esistono dappertutto, come le sofferenze e le gioie. Possiamo aggiungere: il terremoto che tante sofferenze ha prodotto, perché a quella gente e non altrove? Posso solo rispondere che serve un albero perché la superficie della Terra sia abitabile, è un modo di trasferire il calore da una parte della Terra ad un’altra, per rendere omogenea la distribuzione della temperatura, del calore. Se non esistesse la superficie, la Terra non sarebbe abitabile, si alzerebbe tanto qua e meno là. Certi effetti sono necessari, la natura stessa li richiede. Si potrebbe obiettare: ma perché Dio ha creato una natura del genere? e avanti cosi, non si finisce più. Non posso rispondere per Dio. Un male fisico è ben diverso rispetto ad un male morale creato da noi, dalla nostra libertà. Siamo liberi di fare del bene o del male, e se non siamo liberi non possiamo amare. L’amore è un atto di profonda libertà.

Trova positivo che la credenza di Dio sia organizzata in religione, in un’istituzione che abbia per conseguenza la classificazione, la separazione, la divisione e l’odio tra gli esseri umani?
Dio non ha voluto creare queste spaccature fra gli uomini, fra sette credenze diverse, tra religioni diverse. Siamo noi uomini che ci siamo frammentati in diverse religioni, questo non è stato voluto da Dio. Bisogna cercare la verità e un pò di verità si ritrova in tutte le religioni. Di più è difficile dire. Possiamo solo aggiungere che siamo stati noi uomini a fratturare il credere in Dio.

Crede nell’evoluzione di Darwin? In una conferenza, ha rapportato ad un orologio in quale tempo siamo adesso.
Non è un credo, l’evoluzione di Darwin è una spiegazione scientifica. La migliore, fino ad oggi, di tutti i fatti che abbiamo potuto raccogliere noi scienziati. Chi dispone di una spiegazione migliore, scientifica, non religiosa, filosofica, ma scientifica, è invitato a fornircela. Noi scienziati siamo aperti a qualsiasi soluzione scientifica. Come in un calendario, se dovessimo rapportare tutta l’età dell’universo, 14 miliardi di anni, in un anno, il primo gennaio avverrebbe il Big Bang. Il 25 dicembre, giorno di Natale, nascono i dinosauri. Ma vivono solo 5 giorni, muoiono il 30 dicembre. L’ultimo giorno di questo anno che rappresenta l’età intera dell’universo è interessante: gli esseri umani arrivano 5 minuti prima di mezzanotte, Gesù Cristo nasce 5 secondi prima della fine dell’anno e Galileo, con la nascita della scienza moderna, 2 secondi prima. L’età dell’universo è talmente immensa che non comprendiamo il raffronto con le nostre esperienze umane. Noi scienziati stiamo studiando un universo che ha l’età di un anno, e lo stiamo studiando da 2 secondi. Se c’è un pò di ignoranza scientifica, dateci un altro secondo per studiare. E poi, dobbiamo essere più modesti con i nostri credi religiosi. Gesù Cristo è nato cinque secondi fa, come tutte le nostre credenze, Islam, Buddhismo, eccetera. Anche le Sacre Scritture, come tutte le tradizioni ecclesiastiche, risalgono a 5 secondi fa.

Ha parlato di tempo. Quanto ne abbiamo davanti, dopo che abbiamo pensato al passato?
Noi esseri umani? Difficile dirlo, ma l’universo è un’infinità perché si sta espandendo e si espanderà per sempre.

Quindi non si consuma, si espande?
Si espande fino a che non si raffredderà allo zero assoluto. Un mondo molto freddo, ma sempre in espansione.

Quindi arriverà quasi in eterno?
Si. Arriverà a delle nane bianche, stelle a neutroni, materia morta senza nessun movimento.

Ma si espande?
Si, va bene Giorgio, speriamo che serva…

Certo che serve!

Giorgio Fornoni
Giornalista, scrittore, collaboratore della trasmissione Report

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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