La persecuzione delle fedi

Rocco Buttiglione

Solo attraverso un dialogo paziente diventa possibile facilitare l’evoluzione delle diverse religioni verso un riconoscimento sempre più pieno della verità su Dio e della verità sull’uomo.

Nel mondo, la gran parte dei perseguitati per ragioni di libertà religiosa è costituita oggi dai Cristiani. Essi sono perseguitati nei Paesi islamici, nei quali risulta difficile parlare di piena libertà religiosa. In alcuni di questi Paesi, la conversione al Cristianesimo è punita ancora con la pena di morte. Ma al giorno d’oggi esiste anche un Induismo intransigente e violento. Può sembrare strano, nel Paese di Gandhi e della non violenza. In realtà, il gandhismo non è propriamente una forma di Cristianesimo e non corrisponde nemmeno alla tradizione religiosa indù. Il Mahatma ha edificato un ponte fra due civilità ed oggi questo ponte minaccia di crollare. Non esiste vera libertà religiosa per i Cristiani nemmeno negli ultimi Paesi comunisti (Cina, Viet Nam, ecc.), nei quali vive una popolazione complessiva pari a circa un quarto dell’intera umanità. Il rigore della repressione si è attenuato, ma non si può certo parlare di libertà. In questa situazione, l’Occidente appare smarrito. Di fronte alle notizie ricorrenti di uccisioni e persecuzioni, la reazione è fiacca. La ragione risiede forse in un crescente anticristianesimo. La nostra nuova ideologia semiufficiale è diventata il relativismo etico. Chiunque possieda convinzioni radicate tende a divenire intollerante ed incline ad imporre agli altri con la forza la propria tesi. Si pensa che solo gli scettici possano essere dei veri democratici. Quando i Cristiani vengono perseguitati, non sentiamo, dunque, la solidarietà dovuta ai fratelli di fede. Non sappiamo bene se siamo ancora Cristiani, quindi questo tipo di solidarietà non scatta automaticamente. Non scatta neppure la solidarietà dovuta in generale al perseguitato. Vediamo nel Cristiano un potenziale persecutore. Tendiamo quindi a pensare che, se viene perseguitato, se lo sarà meritato. In realtà, oggi, i Cristiani non perseguitano nessuno, in nessuna parte del mondo. Nessuna persecuzione ai danni di altre confessioni religiose. Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha proclamato solennemente che la libertà di religione costituisce un diritto umano fondamentale, proprio di ogni persona. Del resto, nel corso di tutto il XX secolo, le grandi minacce alla libertà sono pervenute da regimi totalitari, atei ed anticristiani (nazismo e comunismo).

I Cristiani sono stati vittime, non carnefici. Certo, c’è stato un tempo dell’intolleranza anche fra i Cristiani: Cattolici e Protestanti si sono bruciati a vicenda. Avveniva nei secoli XVI e XVII. Ma già le guerre del XVIII secolo non erano più scatenate dalla religione: si trattava di guerre di potere degli Stati. Non si muove guerra per costringere l’altro a pensare come noi, ma per sottrargli qualcosa che desideriamo possedere. Le guerre del XX secolo sono, invece, guerre ideologiche, ma si tratta di ideologie laiche, non religiose. Benito Mussolini, che di ideologie totalitarie se ne intendeva, ha scritto che il fascismo è legato alle filosofie più avanzate della modernità, cioè a quelle relativistiche. Se non esiste nessuna verità oggettiva, allora non ci sono remore che possano impedire ad un singolo (o ad una Nazione) di imporre il proprio interesse con tutta la forza di cui dispone. Esiste, dunque, un potenziale totalitario del relativismo. Vogliamo dire, con questo, che non esiste un potenziale persecutorio nelle fedi religiose? No. Come abbiamo visto, in molti casi i Cristiani vengono perseguitati dagli aderenti ad altre fedi religiose, non dagli atei. Non vogliamo però nascondere che, in altre fasi storiche, anche il Cristianesimo è stato persecutorio.

Come mai oggi non lo è più? Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha portato a riscoprire una verità originaria del Cristianesimo che però, nel tempo, la collusione con il potere mondano aveva offuscato. La verità vuole diventare forma della libertà umana e proprio per questo deve essere accolta e vuole essere accolta con un atto di libertà. Un mondo in cui tutti fanno le cose giuste non per libertà ma per costrizione non somiglia al Paradiso. Somiglia all’inferno. Non devo dubitare della verità che ho incontrato per riconoscere il tuo diritto a pensare in modo diverso. Mi basta sapere che Dio è il Dio della libertà e vuole incontrarti nella libertà. È sufficiente riconoscere e rispettare la dignità della persona umana. Non tutte le religioni riconoscono nello stesso modo che Dio ama la libertà dell’uomo. In tutte, però, c’è un inizio di questo riconoscimento, magari in contrasto con altri aspetti che lo negano. Per questo il dialogo interreligioso non può non porre al centro, come ha proposto Benedetto XVI nel suo famoso discorso di Ratisbona, il tema di Dio ed il tema dell’uomo, della sua natura e della sua libertà. È sbagliato pensare che tutte le religioni riconoscano questa verità e sorvolare sul potenziale autoritario che esse spesso contengono. È però anche sbagliato pensare che le religioni siano incompatibili con la libertà. Solo attraverso un dialogo paziente diventa possibile facilitare l’evoluzione delle diverse religioni verso un riconoscimento sempre più pieno della verità su Dio e della verità sull’uomo. Ha scritto una volta S. Ireneo di Lione: “Gloria Dei vivens homo” (La gloria di Dio è che l’uomo viva).

Rocco Buttiglione
Vice Presidente della Camera dei Deputati,
Presidente dell’Unione dei Democratici Cristiani
,
Professore Ordinario di Diritto Penale.
Facoltà di Giurisprudenza. Università di Bologna – Alma Mater Studiorum

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