L’integrazione scolastica fra diritti dell’uomo e del denaro

L’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo specifica come l’istruzione sia fondamentale per ogni individuo e come questa debba permettere lo sviluppo della personalità ed “il rafforzamento del rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”. Il nostro ordinamento giuridico deve quindi tener conto di questi principi e riconoscere ad una persona diversamente abile un diritto soggettivo assoluto volto a favorire un inserimento scolastico adeguato. In Italia sono più di 160.000 gli studenti disabili certificati dalle Asl, rapportati a circa 90.000 insegnanti di sostegno, di cui 40.000 precari.

Ma secondo le analisi condotte dal Centro Studi Erickson, esiste un ulteriore 15-20% di alunni che presentano difficoltà educative e di apprendimento. Le polemiche piovute sul Ministro Gelmini in relazione ai tagli all’istruzione sono cresciute di intensità quando non si è rinvenuta traccia del problema costituito dall’handicap nelle «disposizioni urgenti in materia di istruzione e università» ed a causa di una direttiva, la 69, economicamente insufficiente per le «iniziative di potenziamento e di qualificazione dell’offerta formativa di integrazione»: Meno di 64 euro ad alunno e poco più di 96 a docente. Nel 2009, in occasione di un confronto tra dirigenti ed esperti del MIUR ed in seguito alla partecipazione delle associazioni delle persone con disabilità, sono state redatte delle linee-guida, diffuse poi a tutti gli istituti scolastici. Queste raccolgono un insieme di direttive atte a migliorare il processo di integrazione degli alunni con disabilità. Esaminano l’ordinamento costituzionale italiano e l’evoluzione legislativa, l’organizzazione degli Uffici Scolastici Regionali per l’ottimizzazione e l’uso delle risorse, la costituzione dei G.L.I.R. (Gruppi di lavoro interistituzionali regionali), la necessità di acquisire, da parte delle scuole, la personalità giuridica (L.59/97).

Si tratta di un passo importante per sostenere una politica di integrazione scolastica all’avanguardia, fondata anche sul modello bio-psico-sociale denominato ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health), codificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. È una classificazione che focalizza l’attenzione sul contesto in cui si colloca il portatore d’handicap, promuovendo la sua partecipazione alle attività sociali. Ma per conseguire questo obiettivo è necessario favorire la didattica e potenziare gli strumenti di apprendimento, utilizzando anche le nuove tecnologie. Alunni e famiglie devono pertanto ricevere un’adeguata formazione sull’uso delle nuove tecnologie informatiche. Gli alunni vanno coinvolti nell’attenzione posta al materiale didattico, alla conduzione della classe, alle attività di rinforzo dell’apprendimento. E nel processo di integrazione ci deve essere la partecipazione di tutti gli insegnanti, anche quelli curricolari a cui è affidato l’alunno con disabilità, al pari dell’insegnante di sostegno. L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità costituisce, da sempre, un punto di forza del nostro sistema educativo.

La scuola italiana è sempre stata una comunità accogliente nella quale tutti gli alunni, a prescindere dalle loro diversità funzionali, hanno potuto realizzare esperienze di crescita individuale e sociale. Dobbiamo però domandarci come sia possibile che, negli ultimi anni, moltissimi genitori di alunni portatori d’handicap, sia fisico, sia psichico, siano stati costretti a ricorrere alla magistratura perché venisse loro riconosciuto il diritto di fruire delle ore di sostegno dovute. Non è compito di questo giornale fornire tale risposta, ma chi giustifica certi comportamenti in termini di riduzione dei costi sappia che il diritto del disabile al sostegno scolastico si configura, nel nostro ordinamento, quale diritto fondamentale della persona, non comprimibile e non soggetto a rapporti con altri interessi in gioco, quali quelli di bilancio.

Di Massimiliano Fanni Canelles

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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