La qualità dell’integrazione

L’attuale quadro normativo prevede un cambiamento nel concetto di assistenza, promuovendo, in particolare, la piena partecipazione dei cittadini alle decisioni che li riguardano, la promozione dello sviluppo della persona umana e la cittadinanza attiva.

Premessa – Il governo del sistema sociale in FVG
Le Leggi Regionali emanate dal 2003, ed in particolare la LR n. 6/2006 “Sistema integrato di interventi e servizi per la promozione e la tutela dei diritti di cittadinanza sociale”, hanno l’obiettivo generale di promuovere il benessere della comunità regionale attraverso l’innovazione e lo sviluppo del sistema di welfare regionale, che pone la persona e la sua famiglia al centro di un sistema integrato di interventi e servizi. Un primo obiettivo posto da questi strumenti normativi è il superamento dell’ottica meramente assistenziale e l’affermazione di una strategia di integrazione delle diverse politiche del welfare, specie per quelle che incidono sulla qualità della vita dei cittadini (politiche sociali, sanitarie, educative, formative, del lavoro, dei trasporti, ecc.). Un secondo obiettivo è l’innovazione di un impianto, per molti versi superato, attraverso il rilancio di un sistema istituzionale e di servizi sociali capace di garantire un più elevato livello d’offerta. L’attuale quadro normativo prevede, pertanto, un cambiamento nel concetto di assistenza (promuovendo, in particolare, la piena partecipazione dei cittadini alle decisioni che li riguardano, la promozione dello sviluppo della persona umana e la cittadinanza attiva), nel ruolo dell’Ente Locale, in particolare dei Comuni associati nei 19 ambiti, nel ruolo degli operatori sociali (migliorando la capacità di presa in carico dei problemi delle persone e delle famiglie in un’ottica negoziale e migliorando la capacità di lettura dei fenomeni sociali e di coerente programmazione), nell’organizzazione dei servizi e degli interventi (basandosi su progetti e processi, non tanto su procedimenti ed atti), nel modo di fare amministrazione (non semplice produzione di regole, ma maggiore attenzione ai risultati) e nelle modalità e nei contenuti della pianificazione e della programmazione attuativa (a tutti i livelli regionale e locale). I termini “Integrazione delle politiche“ di protezione sociale con le più generali politiche sociali e “governance”, vale a dire “governo partecipato”, sono le espressioni che meglio di altre descrivono il mutamento in atto nella nostra Regione e meglio si correlano con il concetto di “welfare comunitario”, inteso come costruzione di un “welfare di responsabilità condivise”, finalità generale cui tende l’intero processo di riforma regionale. La L.R. 23/2004 rappresenta uno snodo importante perché, oltre a definire le modalità di partecipazione degli enti locali alla programmazione sociale sociosanitaria e sanitaria nei diversi livelli (regionale, aziendale e di ambito distrettuale), definisce anche gli strumenti di programmazione sanitaria, sociosanitaria e sociale

Qualche dato in sintesi per capire meglio.
Sono circa 76.000 le persone che vivono con una disabilità più o meno grave nella nostra Regione. Prevalenti sono le persone anziane, ultrasessantacinquenni, non autosufficienti per le conseguenze di malattie invalidanti e dei processi di invecchiamento (circa 51.000). Di queste, circa 25.000 sono i disabili di età inferiore ai 65 anni, di cui circa 2.000 sono minori con malformazioni per effetto di traumi neonatali, fattori genetici o altre cause. Di seguito si evidenziano alcuni dati sugli utenti in carico ai Sevizi Sociali dei Comuni.

Persone che vivono con una disabilità più o meno grave in FVG
Servizio Sociale dei Comuni: gli utenti in carico
Servizio Sociale dei Comuni: i minori disabili in carico
Alunni certificati a.s. 2009 – 2010

Dai dati sopra esposti si evidenziano le seguenti questioni:
• Sono in costante aumento gli anni di scolarizzazione degli alunni con disabilità (stanno a scuola più a lungo).
• Sembrerebbero in aumento le richieste di certificazioni di natura psicosociale (si tende di più a clinicizzare le difficoltà).
• Spesso la scuola, la famiglia e il territorio vivono con grande sofferenza i casi di disagio sociale, psicologico, cognitivo. La certificazione sembrerebbe “aiutare” sia per gli effetti nella scuola (meno alunni, sostegno, ecc.), sia per una sorta di “consolazione” sociale che c’è qualcosa di clinico.
• Nell’adolescente con disabilità emerge, come in tutti gli adolescenti, la necessità di un “progetto di vita“ (passaggio dalla scuola alla vita adulta: quali prospettive?).

La rete dei servizi diurni rappresenta indubbiamente una risorsa importante per sostenere il percorso assistenziale ed educativo, soprattutto dopo l’uscita dal sistema scolastico, per le persone con gravi compromissioni di funzionamento. Riteniamo che tale offerta vada tuttavia riqualificata. Oggi c’è il rischio che tale offerta rappresenti, per molti territori, l’unica risposta anche per quelle persone per le quali è possibile intravedere possibilità di integrazione sociale ed occupazionale in contesti lavorativi. È necessaria una forte azione educativa ed abilitativa da parte dei centri, volta all’emancipazione della persona disabile per verificare la sostenibilità di percorsi alternativi, più qualificanti e capace di promuovere una diversa qualità di vita. Le strutture residenziali stanno cercando di rispondere al meglio alle richieste di residenzialità extradomiciliare. È estremamente importante tenere in considerazione che la generazione dei genitori che ha fatto la scelta di mantenere i propri figli in famiglia sta invecchiando. Per molti di loro, il tema, mai tramontato, del “dopo di noi” rimane una questione cruciale. Avvertiamo la necessità di sperimentare soluzioni abitative complementari/alternative alle attuali strutture residenziali in grado di valorizzare le capacità e le esigenze di autonomia e di vita indipendente, in particolare per le persone con le disabilità più lievi e sufficienti livelli di autonomia. Le famiglie chiedono un sostegno al loro lavoro di cura con servizi di emergenza e sollievo, nonché con programmi di auto-mutuo-aiuto, sostegno psicologico e promozione delle competenze dei familiari. Va pertanto promossa la conoscenza e l’utilizzo, da parte delle famiglie con figli adulti portatori di disabilità, di tutte le misure di tutela giuridica oggi disponibili (amministratore di sostegno, ecc). La crescita significativa di utenti registrata in questi anni deve far riflettere per il prossimo futuro su più fattori:
• Quali servizi vogliamo? È necessario sperimentare modelli organizzativi innovativi che permettano di recuperare efficienza e promuovano la qualità della vita.
• Come affrontare il tema della sostenibilità economica nel tempo a fronte di un effetto “pile up” registrato da tutti i servizi?
• Vi è la necessità di orientare le strutture verso interventi socio-educativi, riabilitativi, abilitativi e di inclusione sociale più incisivi, che costituiscano realmente condizione di emancipazione e di autonomia della persona con disabilità e diminuire quindi anche il livello di dipendenza.
Scelta strategica del PSSR 2010 – 2012 – Perché una lente di ingrandimento sulla disabilità?

Quali sono le richieste delle persone con malattie croniche e con disabilità?
– chiedono particolare attenzione rispetto all’inclusione sociale (scolastica, lavorativa, e in altri contesti comunitari);
– chiedono spesso assistenza e cure continuative, sanitarie e sociali; una quota significativa di risorse pubbliche assistenziali è destinata a loro;
– impegnano professionisti sanitari e sociali;
– con le loro famiglie concorrono economicamente alla propria cura ed assistenza.

Gli impegni attuali, e per il prossimo futuro, devono pertanto essere:
• Migliorare il sistema di accesso ai servizi (funzione di informazione, orientamento ed accompagnamento).
• L’adozione di sistemi unitari di valutazione del funzionamento della persona con disabilità (ICF).
• Il progetto personalizzato.
• Migliorare la presa in carico integrata delle persone che richiedono interventi sanitari e sociali unitariamente e definizione delle responsabilità sul caso.
• Operare un raccordo tra i percorsi di valutazione e presa in carico ed i percorsi di accertamento delle condizioni di invalidità civile, sordità, cecità, handicap e disabile ai fini dell’inserimento lavorativo.
• La definizione di un catalogo dei servizi socio-sanitaro.
• Il monitoraggio degli attuali strumenti di sostegno della domiciliarità.
• L’accreditamento dei servizi per la disabilità.
• L’avvio di un percorso di riqualificazione delle strutture semiresidenziali e residenziali.
• La ricomposizione delle risorse pubbliche regionali e l’ottimizzazione delle stesse.
• La revisione ed il potenziamento del sistema regionale informativo sociosanitario e sociale.
• Riavvio della programmazione locale PAT e PdZ e predisposizione di un nuovo strumento di pianificazione settoriale specifico per la disabilità (PLD)
• Rilancio della pianificazione locale condivisa e partecipata.
– Dobbiamo essere capaci di produrre documenti di pianificazione che non siano dichiarazione del “dover essere” o “del sarebbe bello”, ma documenti che abbiano la caratteristica di fattibilità, quindi:
– Attenzione alla realizzabilità di quanto programmato.
– Definizione di una scala di priorità coerenti con i bisogni delle persone e delle famiglie.
• Perseguire l’integrazione territoriale tra i servizi alla persona e i diversi soggetti del sistema comunitario come valore per lo sviluppo ed il benessere delle nostre comunità.

Conclusioni
Ritengo che dobbiamo sentirci pronti alla sfida. La quantità dei servizi è buona, la qualità può essere certamente ampliata e migliorata. Dobbiamo cercare di giocarci bene questa nuova partita. La scuola deve sentirsi pienamente coinvolta in questa nuova sfida. Essa rappresenta un contesto di vita decisamente importante per ogni bambino, ragazzo, giovane. È un luogo di socialità e di inclusione fenomenale per tutti. Sappiamo che la vita ci consegna l’incontro con la differenza, e insieme con il dolore, la sconfitta, la solitudine, l’esclusione. Uscirne insieme significa Democrazia ed una Società giusta. Uscirne da soli, ognuno per conto proprio, significa egoismo ed involuzione delle nostre comunità.

Vladimir Kosic
Assessore Regionale alla Salute, Integrazione Sociosanitaria e Politiche Sociali

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