Tutelare i soggetti deboli

Franco Frattini

Il rafforzamento dei sistemi sanitari nei Paesi in via di sviluppo è necessario per garantire il diritto alla salute alle fasce meno protette della società (donne e bambini).

Nel corso della mia ormai lunga esperienza politico-istituzionale, ho sempre considerato i bambini ed i loro diritti un obiettivo primario. Non credo, infatti, che la politica, a qualsiasi livello, possa prescindere dai diritti dei più piccoli, e ritengo sia nostro preciso dovere proteggerli. In questo momento, in qualità di Ministro degli Affari Esteri, coordino più settori di intervento per la tutela dei bambini, stranieri ed Italiani, che si trovano, appunto, all’estero. La nostra attività spazia dall’adozione internazionale alla cooperazione allo sviluppo, passando anche attraverso questioni molto difficili da gestire, quali, ad esempio, le sottrazioni internazionali dei minori. In questa importante attività, godo, naturalmente, del supporto di tutta la nostra rete dipomatico-consolare, la quale è presente in moltissimi Paesi e rappresenta il nostro braccio operativo all’estero.

Devo dire che l’Italia riserva tradizionalmente grande attenzione alle tematiche relative ai diritti dei minori ed alla loro tutela internazionale. Nella strategia del Governo, il Ministero degli Affari Esteri svolge un ruolo essenziale per la tutela dei bambini e delle bambine, sia nelle iniziative politiche, sia nei programmi di cooperazione allo sviluppo. Anche nell’ambito multilaterale, l’Italia e l’Unione Europea hanno confermato il proprio ruolo di primo piano in tale settore con una serie di iniziative alle Nazioni Unite. Di particolare rilievo è la risoluzione che contiene raccomandazioni affinché i più piccoli possano godere di tutti i diritti, civili, politici, economici, sociali e culturali, senza alcuna discriminazione. Il testo si sofferma ogni anno su un aspetto diverso della tutela dei diritti dei minori e quest’anno richiama l’attuazione dei diritti del fanciullo nella prima infanzia. Particolare rilevanza simbolica riveste la Giornata internazionale dei Diritti del Fanciullo. È stata istituita dall’Assemblea Generale nel 1954, con una risoluzione che raccomanda agli Stati di osservare annualmente una giornata mondiale rivolta alle tematiche dei bambini, lasciando ai Governi la scelta del giorno nel quale celebrarla. La data del 20 novembre è collegata al giorno in cui, nel 1959, l’Assemblea Generale ha adottato la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo e, nel 1989, la Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo.

Grande preoccupazione produce in tutti noi l’inaccettabile piaga dei bambini soldato. Si tratta di un fenomeno incredibilmente vasto nei numeri, che richiede, affinché sia stroncato, il massimo sforzo da parte di tutti. La tutela dei bambini coinvolti nei conflitti armati rappresenta dunque l’altra direttrice importante dell’azione che l’Italia svolge a favore dei minori a livello internazionale. In base alle statistiche UNICEF, più di 300.000 bambini partecipano ai conflitti nel mondo. E secondo le stime rese note dalle Nazioni Unite, il bilancio degli ultimi 10 anni relativo ai bambini vittime di guerra è il seguente: 2 milioni uccisi; 4-5 milioni mutilati; 12 milioni rimasti senza tetto; più di 1 milione rimasti orfani; circa 10 milioni traumatizzati a livello psicologico. È stato proprio su iniziativa della Presidenza italiana dell’UE, ed in collaborazione con l’UNICEF e le più importanti ONG del settore, che l’Unione Europea si è dotata, nel 2003, di “Linee guida in materia di bambini e conflitti armati”, aggiornate poi nel 2008. Grazie all’iniziativa italiana, l’Unione Europea dispone oggi di un testo di riferimento che definisce una strategia generale di contrasto al fenomeno nei Paesi interessati. L’impegno italiano è stato particolarmente intenso nel biennio di presenza all’interno del Consiglio di Sicurezza, nel quale esiste un gruppo di lavoro (si occupa delle violazioni commesse nei confronti dei bambini nei conflitti armati), al quale abbiamo partecipato attivamente.

L’Italia ha inoltre promosso l’inclusione di specifiche disposizioni relative alla protezione dei bambini nei mandati delle missioni ONU, a cominciare dal rinnovo del mandato della missione in Costa d’Avorio fino ai mandati delle Missioni in Sudan ed Afghanistan. L’inclusione di tali disposizioni nei mandati delle missioni ONU è ora pratica ricorrente da parte del Consiglio di Sicurezza. In occasione della Giornata Universale del Fanciullo del 2008, l’Italia ha anche promosso il lancio, insieme all’UNICEF ed al Segretariato dell’ONU, del “Network of Children Formerly Affected by War” (composto da ex-bambini soldato oggi affermati attivisti internazionali su questo tema) ed ha finanziato una mostra fotografica dell’ONU al Palazzo di Vetro dal titolo “Children of War: Broken Childhood”. Nel giugno 2009, nell’ambito di questo progetto, ho inaugurato a Roma una mostra, alla presenza del Sindaco Alemanno, della Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite per i Bambini e i Conflitti Armati, Radhika Coomaraswamy, assieme ad alcuni esponenti del NYPAW. Ho in seguito aperto il simposio “Bambini e Giovani colpiti dai conflitti armati: Ascoltare, Capire, Agire”, in collaborazione con le Nazioni Unite e Save the Children Italia. Scopo dell’incontro è stato quello di approfondire la conoscenza della situazione dei bambini coinvolti nei conflitti armati attraverso il confronto tra i principali attori. L’incontro si è chiuso con la presentazione di raccomandazioni da parte del Network di giovani colpiti dai conflitti armati, raccomandazioni indirizzate alla Cooperazione Italiana e alle ONG italiane perché aumenti la partecipazione dei ragazzi alle attività in favore dei bambini coinvolti.

Risultati importanti, come la liberazione di ventimila bambini e cinquemila bambine dalle forze armate ed il loro reinserimento nelle società di appartenenza, sono il frutto del lavoro e dell’impegno della comunità internazionale. Siamo intervenuti per valorizzare il sostegno italiano al progetto del DPKO (Dipartimento per le operazioni di peacekeeping dell’ONU) per la creazione di un modulo formativo uniforme in tema di protezione dei bambini, destinato al personale delle missioni di peace-keeping. L’Italia persegue naturalmente gli Obiettivi del Millennio della Nazioni Unite, i quali prevedono, tra l’altro, di ridurre la mortalità infantile, migliorare la salute materna e controllare l’espansione delle principali pandemie, tra le quali l’AIDS, la tubercolosi, la malaria e la poliomielite. Gli sforzi della Comunità internazionale hanno consentito sinora di ridurre le morti causate dalla malaria, che colpisce soprattutto i bambini nei Paesi dell’Africa Sub-Sahariana; di assistere un numero crescente di bambini malati di AIDS e di bambini orfani di genitori deceduti per AIDS; di limitare la trasmissione del virus dell’AIDS dalla madre infetta al neonato; di procedere nel programma di eradicazione della poliomielite, presente, ora, solo in un numero ristrettissimo di Paesi dell’Africa e dell’Asia centrale. Ma dobbiamo fare di più: ulteriori sforzi sono necessari per migliorare l’assistenza alle donne, prima e durante la gravidanza, in occasione del parto e durante il puerperio, con il duplice scopo di ottenere un miglioramento della salute materna ed una riduzione della mortalità perinatale. Il rafforzamento dei sistemi sanitari nei Paesi in via di sviluppo è necessario per garantire il diritto alla salute alle fasce meno protette della società (donne e bambini) e per ridurre l’inaccettabile differenza delle condizioni di salute dei bambini nei Paesi più poveri rispetto a quelle dei Paesi industrializzati. E questo è un obiettivo che perseguiremo con la massima cura.

Franco Frattini
Ministro degli Affari Esteri

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