Salviamo i bambini

Gli sforzi per contrastare la malattia tra i bambini dei Paesi in via di sviluppo sono assolutamente insufficienti, sia per la vulnerabilità e la debolezza strutturale dei sistemi sanitari di questi Paesi, sia per la mancanza di strumenti e farmaci adatti.

Immaginate una piccola clinica situata in una remota valle tra le montagne, senza elettricità, che offre trattamenti antiretrovirali contro l’HIV/AIDS a chi ne ha bisogno, mantenendo le persone in salute e in vita. Un infermiere specializzato, un addetto al trasporto dei campioni di sangue in laboratorio, farmaci ben stoccati ed immagazzinati: questo è tutto ciò che serve per cambiare la vita delle persone e della comunità in cui vivono. In Lesotho, i trattamenti antiretrovirali sono oggi parte integrante di un programma per la cura dell’HIV/AIDS in nove centri di assistenza sanitaria di base su dieci. Fino a pochi anni fa, le persone si domandavano come e se il Paese sarebbe sopravvissuto, con le scarsissime risorse allora a disposizione per combattere uno dei più alti tassi di prevalenza di HIV al mondo. Medici Senza Frontiere (MSF) è stata testimone di questa incredibile trasformazione, resa possibile grazie al supporto ed alle risorse esterne dispiegate a sostegno dell’azione portata avanti dal governo del Paese.

Oggi, ci troviamo ad un bivio. Non solo in Lesotho, ma, più in generale, nella risposta globale all’HIV/AIDS. Alle nostre spalle abbiamo un decennio in cui è stato dimostrato che fornire cure efficaci per l’HIV/AIDS in Paesi poveri non era solo possibile, ma rimandava risultati clinici concreti e conseguenze fondamentali per la vita degli individui e delle comunità. Tuttavia, in quello che dovrebbe essere l’anno di svolta nella risposta all’HIV/AIDS, si riscontra un preoccupante disimpegno dei donatori internazionali. Si rischia di vanificare tutti gli sforzi ed i successi conseguiti negli ultimi anni. La diminuzione degli stanziamenti sta già avendo effetti tangibili, che si concretizzano nel ritardo o, addirittura, nell’impossibilità di fornire le cure. Tutto questo in un momento in cui la domanda continua ad aumentare e le nuove raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) suggeriscono un inizio precoce della terapia farmacologica per limitare i tassi di mortalità e la possibile trasmissione di patologie importanti quali la tubercolosi. Queste nuove indicazioni prevedono un aumento dei costi e l’utilizzo di farmaci nuovi e più costosi. I prezzi ridotti, ottenuti grazie all’avvento di antiretrovirali generici, la cui qualità ed equivalenza terapeutica sono state attestate dall’OMS, hanno favorito l’accesso ai farmaci ad un numero sempre più elevato di persone, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Per la maggior parte dei Paesi poveri, la possibilità di avere accesso a versioni “generiche” meno costose dei farmaci ha rappresentato un elemento indispensabile per poter far fronte ai problemi di salute pubblica in modo efficace. Tuttavia, oggi, con un livello sempre crescente di brevetti sui farmaci essenziali nei Paesi chiave di produzione, come l’India, questo processo è a rischio.

L’accesso a nuovi farmaci è diventato ancora più difficile ed ha reso la terapia di seconda linea, necessaria per i pazienti in cui insorgono resistenze del virus al trattamento di prima linea, di gran lunga più costosa della terapia di prima linea (fino a 3 volte il trattamento di prima linea). Per molti Paesi, questo si traduce nell’impossibilità di curare i malati e pregiudica l’inclusione di nuovi pazienti nei programmi. Il monopolio legato al brevetto ritarda l’introduzione di equivalenti generici di farmaci esistenti. Ne mantiene, perciò, alti i prezzi. Un esempio è il Raltegravir, un nuovo farmaco antiretrovirale indicato dall’OMS come terapia di terza linea. Viene prodotto anche in India sotto brevetto e i suoi produttori sembrano non voler fare molte concessioni in termini di sconti a favore dei Paesi in via di sviluppo. È pertanto fondamentale che la comunità internazionale identifichi meccanismi efficaci e semplici, che garantiscano ad ogni Paese la possibilità di acquistare a basso costo i farmaci essenziali. Forme di tutela come le licenze obbligatorie (strumento che permette ad un governo, in presenza di un serio problema di salute pubblica, di produrre o importare un farmaco senza l’autorizzazione del detentore del brevetto) sono meccanismi fondamentali per sormontare le barriere esistenti e mitigare gli effetti negativi che i brevetti farmaceutici causano all’accesso ai farmaci essenziali. In questo modo, nel 2007, l’emissione di una licenza obbligatoria da parte del Brasile sul farmaco Efavirenz ha permesso al sistema sanitario di risparmiare circa 30 milioni di dollari ogni anno. Soldi che sono stati impiegati per sottoporre un maggior numero di persone al trattamento antiretrovirale.

Le case farmaceutiche, dal canto loro, possono contribuire a far fronte alla crisi inserendo i brevetti che detengono sui farmaci contro l’HIV/AIDS nel patent pool di UNITAID. Il patent pool è un meccanismo che permette la condivisione di un certo numero di brevetti detenuti da più soggetti e, in cambio di un equo pagamento delle royalties, li rende disponibili agli altri membri del consorzio. I quali, di conseguenza, li possono produrre o sviluppare ulteriormente. La gestione collettiva di brevetti fornirà l’opportunità di ridurre i costi per i farmaci di prima e seconda linea già esistenti e accelererà lo sviluppo e la commercializzazione di medicine più accessibili per i Paesi in via di sviluppo, tra cui nuove combinazioni in dosi fisse e formulazioni pediatriche. L’HIV/AIDS è un’emergenza sanitaria globale che richiede ancora una risposta eccezionale e un rinnovato e continuo impegno da parte dei donatori, dei governi e delle industrie farmaceutiche affinché possa essere affrontata in maniera adeguata. La crisi economica non può e non deve impedire ai donatori di ignorare le prove scientifiche che dimostrano come la diffusione e l’introduzione precoce della terapia antiretrovirale riducano l’incidenza dell’HIV ed i tassi di mortalità e di infezione nelle comunità colpite. È fondamentale reperire i fondi indispensabili per implementare le nuove direttive dell’OMS e colmare il divario che attualmente esiste tra gli standard di cura nei Paesi in via di sviluppo e in quelli sviluppati. È inoltre necessario che i farmaci essenziali siano disponibili in modo adeguato, tempestivo e sostenibile. Vanno poi adottate politiche e provvedimenti che tutelino la salute pubblica e riducano l’impatto dei brevetti sull’accesso a terapie salvavita.

L’introduzione di una tassazione sulle transazioni finanziarie internazionali, oggi al centro di innumerevoli dibattiti, dovrebbe prevedere la destinazione di una parte del gettito alla salute. Ciò metterebbe infatti a disposizione un finanziamento a lungo termine sostenibile e prevedibile, indispensabile per l’acquisto di nuove terapie antiretrovirali. Questo è il momento di osare, non di retrocedere rispetto agli impegni assunti in passato. La conferenza internazionale di Vienna deve fornire un segnale chiaro in questa direzione.

Silvia Mancini
Programmes officer MSF
Responsabile della campagna per l’accesso ai farmaci essenziali di Medici Senza Frontiere Italia

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