Una nuova visione dell’uomo

La discussione politica in cui siamo quotidianamente immersi ruota quasi sempre attorno a piccole beghe di provincia, a conflitti tra partiti sempre più simili tra di loro, e proprio per questo sempre più ostili, all’infinita e noiosissima polemica sulle leggi elettorali e a quella corruzione permanente che è solo il segno di una gravissima mancanza di vitalità. Ma dobbiamo anche riconoscere e rivendicare l’incredibile carica rivoluzionaria, liberatrice, modernizzatrice, dei popoli dell’Occidente.

Viviamo davvero in un tempo strano. Mai, come oggi, tutti i problemi umani hanno assunto un carattere al contempo così globale e radicale. Mai, come oggi, l’umanità ha potuto rendersi conto di essere sostanzialmente una cosa sola, un’entità coesa e interdipendente, che vive su un unico pianeta, a sua volta organismo unitario e palpitante. Mai, come in questi ultimi decenni, ci siamo potuti rendere conto che ciò che accade a Chernobyl ha poi immediate ripercussioni sull’insalata che mangiamo a Roma, e che le regole di lavoro applicate in Cina finiscono per determinare il reddito degli operai di Varese o di Boston. Mai, come oggi, siamo stati consapevoli che le decisioni che stiamo prendendo potranno determinare il futuro della nostra specie e gli equilibri di sopravvivenza sul pianeta Terra. Eppure, la discussione politica in cui siamo quotidianamente immersi ruota quasi sempre attorno a piccole beghe di provincia, a conflitti tra partiti sempre più simili tra di loro, e proprio per questo sempre più ostili, all’infinita e noiosissima polemica sulle leggi elettorali e a quella corruzione permanente che è solo il segno di una gravissima mancanza di vitalità. Ogni corpo morto, infatti, finisce inevitabilmente per corrompersi, per rompersi cioè, avendo perduto l’unità vitale del proprio organismo. Sì, la politica è in crisi. Il che significa, oggi, dopo la sconfitta storica del comunismo europeo, che è in crisi la democrazia come tale. Ed è in crisi non solo in Italia, ma in tutta l’Europa, e anche negli Stati Uniti. Ma io credo che questa crisi sia, in definitiva, una crisi di crescita. Il progetto democratico è chiamato oggi a proseguire le sue direttrici evolutive, ampliandosi al livello di quella globalità planetaria che già viviamo sul piano tecnologico, finanziario e delle comunicazioni.Questa dilatazione planetaria del progetto democratico richiede un grande e nuovo slancio del pensiero su due linee fondamentali: un recupero forte dell’ispirazione originaria della rivoluzione moderna e una sua profondissima revisione culturale. Mi spiego meglio. Da una parte dobbiamo ricordare che l’intero progetto liberal-democratico nasce dalla speranza, rilanciata dalla cultura moderna, in una nuova umanità da far crescere sulla Terra: un’umanità più giusta e più libera, non più bellica, ma orientata verso la pace. Dobbiamo recuperare questa spiritualità occidentale, questa visione rivoluzionaria, nutritasi fin dall’inizio dal terreno simbolico ebraico-cristiano, la speranza messianica del Regno, appunto, di pace e di libertà, che cresce nella storia.

Dobbiamo, in altri termini, uscire dal masochismo culturale in cui continua a stagnare l’Europa. Dobbiamo compiere, certamente e fino in fondo, tutte le conversioni/confessioni necessarie per purificarci dalle nostre violenze secolari. Ma dobbiamo anche riconoscere e rivendicare l’incredibile carica rivoluzionaria, liberatrice, modernizzatrice, dei popoli dell’Occidente. Dobbiamo tornare a sentirci eredi di Atene, Roma e Gerusalemme, senza false modestie, senza ipocrisie, senza vana gloria, ma con la consapevolezza di portare con noi un’eredità che possiede ancora moltissimi frutti da donare al mondo. D’altra parte, il XX secolo, la crisi delle liberaldemocrazie, le catastrofiche “soluzioni” totalitarie a quelle crisi, e l’attuale fase di stagnazione, dovrebbero averci insegnato che la nuova umanità può venire fuori solo se lavoriamo contemporaneamente sulle strutture storico-economiche e politiche, e sull’interiorità di ogni persona. Il grande progetto democratico di liberazione dell’uomo deve cioè coniugare in forme inedite i processi storico-culturali di trasformazione del mondo e i processi interiori di liberazione personale dalla nostra naturale tendenza alla guerra e all’odio. Questo, in fondo, è il novum, la nuova soglia della rivoluzione moderna: il progetto di democratizzazione globale non può più presumere di disinteressarsi alle problematiche interiori, psichiche e spirituali dell’essere umano. Nel XXI secolo, essere laici non può più significare ignorare come siamo fatti, inseguendo un’antropologia astratta che riduce l’uomo a mera soggettività razionale e morale. Oggi sappiamo troppo bene, e la storia ce ne ha data tremenda conferma, che l’essere umano è stratificato e in buona parte inconscio a se stesso, per cui non basta un po’ di istruzione e di benessere per fare di ognuno di noi un cittadino pronto a offrire il meglio di sé per il bene comune, come sognavano Montesquieu o Condorcet. La democrazia umana può e deve aprirsi al globo. Ma ciò richiede che dilatiamo anche la sua idea di uomo e di educazione dell’umanità. In altri termini, dobbiamo dirci con grande chiarezza che un uomo davvero globale deve essere educato ogni giorno a dilatare la propria mente, a superare in continuazione le proprie chiusure ego-centriche e antiglobali per essenza. La democrazia globale dovrà cioè essere un movimento permanente di liberazione dell’uomo a tutti i livelli: dall’interiorità al mondo, dal lavoro alla psiche, dalla mente all’economia. Molte sono già le ricerche in questa direzione. Si tratta solo di aggregare tutte queste forze, che vivono oggi trasversalmente negli stanchi partiti europei, per rilanciare un vero e proprio progetto di mondo che possa nuovamente entusiasmarci anche alla vita politica.

Marco Guzzi
Poeta, scrittore e filosofo italiano

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