Lo specchio dell’anima

di Antonio Irlando

I neurofisiologi si chiedono se esista un meccanismo della nostra mente che determina la capacità di identificarsi negli altri, e se questo sia già presente nel codice genetico o venga acquisito. La risposta a questi interrogativi è la scoperta dell’esistenza dei neuroni-specchio.

“La Civiltà dell’Empatia” è il nuovo libro dell’economista americano Jeremy Rifkin, fondatore e presidente della “Foundation on economic trends”, organizzazione che studia l’impatto dei cambiamenti scientifici e tecnologici sull’economia, l’ambiente e la cultura. Rifkin riflette su due aspetti della nostra civiltà: la storia dei processi associativi tra gli esseri umani e quella dell’utilizzo delle fonti energetiche. Apparentemente, non sembrano esserci punti in comune. Per Rifkin, la storia della civiltà umana è stata determinata dalla costante tensione tra la sua struttura energetica e la sua infrastruttura sociale. Sarebbero state proprio le periodiche crisi da sovraconsumo di combustibile a dare impulso al ciclo delle civiltà: è il principio dell’entropia, secondo il quale le società sono un sistema chiuso, limitato nello sviluppo dall’accumulo costante di energia non più utilizzabile, come oggi sta avvenendo per l’esaurimento delle risorse di tipo fossile (carbone, petrolio, gas, ecc.). La paura di una prossima e catastrofica crisi di entropia ci impone di trovare una soluzione, e questa, per Rifkin, alberga nell’uomo stesso. È la sua empatia, la naturale tendenza alla cooperazione ed alla solidarietà. Empatia, nella civiltà greca, indicava il rapporto emozionale che, durante le rappresentazioni, legava il cantore al suo pubblico. In fondo, il suo significato è rimasto inalterato fino a noi. L’empatia è l’attitudine ad offrire la propria attenzione a favore di un’altra persona, concentrandosi sulla comprensione dei sentimenti e dei bisogni dell’altro. Anche in medicina l’empatia è considerata un elemento fondamentale della relazione medico-paziente, come già auspicato dalla psicanalisi post-freudiana. Le caratteristiche dell’empatia hanno condotto i neurofisiologi a chiedersi se esista un meccanismo della nostra mente che determina la capacità di identificarsi negli altri, e se questo sia già presente nel codice genetico o venga acquisito attraverso la cultura, l’educazione, la religione.

La risposta a questi interrogativi è stata data, tra gli anni ‘80 e ’90, dal team di scienziati dell’Università di Parma diretti dal Prof. Rizzolatti, con la scoperta dell’esistenza dei neuroni-specchio: queste cellule, presenti nella corteccia cerebrale pre-motoria, si attivano selettivamente, ovvero si “accendono” quando compiamo un’azione o quando la osserviamo mentre è compiuta da altri. I primi esperimenti furono effettuati sulle scimmie, attraverso l’impianto di elettrodi intracerebrali, e poi sull’uomo, mediante le tecniche di RM funzionale, di stimolazione magnetica transcranica e di elettroencefalografia. Ma la nostra empatia non è legata solo al patrimonio di neuroni-specchio, cosa che potrebbe giustificare i non empatici. Studi condotti sul comportamento dei monaci buddisti, costantemente impegnati in esercizi di compassione verso il dolore altrui, dimostrano che l’attività dei neuroni-specchio può essere allenata. È stato ipotizzato che la scarsa attivazione di tali strutture neuronali sia alla base di alcune forme di autismo, come la sindrome di Asperger (o sindrome di “Rain Man”, dall’omonimo film), in cui i soggetti affetti presentano la seguente sintomatologia: pronunciata tendenza alla distrazione, incapacità di comprendere le emozioni altrui, riduzione della gestualità, goffaggine nei movimenti, ripetitività dei comportamenti, diminuito interesse per gli altri ed indifferenza nei rapporti sociali. Studi su bambini affetti da questa sindrome da parte della prof. Dapretto (Università di Los Angeles) con la tecnica della RM funzionale hanno dimostrato neuroni-specchio pigri ben oltre i limiti della normalità. Questi bambini possedevano capacità intellettive molto elevate, ma di fronte a fotografie che ritraevano volti arrabbiati, impauriti, tristi o depressi non hanno mostrato nessuna reazione di empatia. Il meccanismo dell’empatia è immediato.

È una comprensione diretta su base biologica che ci consente di cogliere il vissuto altrui con immediatezza e vivacità. Il rispecchiamento neuronale crea un ponte tra le persone senza inficiare il ruolo della soggettività. Secondo Pascal, “…le persone si lasciano convincere più facilmente dalle idee che esse stesse hanno scoperto in una conversazione empatica…”. Per Rogers, “…l’empatia è il recepire lo schema di riferimento interiore di un altro con accuratezza, come se una sola fosse la persona…”, ma senza perdere di vista il come se, mancando il quale si avrebbe l’identificazione. L’ opera di Rifkin fa sue tutte queste acquisizioni: soltanto la coscienza umana sorretta dall’empatia, nell’età dell’informazione, potrà salvare il mondo da una catastrofe ecologica ineluttabile. Una nuova economia di rete, fondata sulla comunione delle energie rinnovabili di tutto il pianeta, immagazzinate in centrali ad idrogeno e progressivamente messe a disposizione di tutti, potrebbe proteggerci da una distruzione annunciata. Ma anche la teoria dei neuroni-specchio sta subendo contestazioni, prima fra tutte quella proveniente dal gruppo del Prof. Caramazza, direttore del Centro Interdipartimentale Mente-Cervello dell’Università di Trento. Questi, forte del lavoro pubblicato sulla rivista Pnas “Asymmetric fMRI adaptation reveals no evidence for mirror neurons”, sostiene che non è dimostrabile nell’uomo un ruolo funzionale dei neuroni-specchio nella comprensione dell’azione osservata, in quanto essi dovrebbero attivarsi quando si registra l’azione, compiuta od osservata, mentre la fMRI ha mostrato che il meccanismo di adattamento neuronale scatta soltanto quando l’azione viene eseguita. Non si dimostra, dunque, che i neuroni specchio abbiano davvero un ruolo nella comprensione dell’azione stessa. In fondo, la scienza, nel suo sviluppo secolare, ci ha abituati a lunghe e difficili battaglie prima di mostrarci la verità. Ma, per quanto concerne l’empatia, niente può negare la sua esistenza nei rapporti umani. Per il suo tramite, dovrebbe compiersi il percorso verso la coscienza globale di un mondo in crisi.

Antonio Irlando
Dirigente medico ASS n°4

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