I cinque punti

Antonio Palmieri

Fronteggiare la crisi economica globale, affrontare e risolvere le grandi emergenze, vecchie e nuove, dare il via alla riforme strutturali necessarie per il presente e per il futuro del Paese, ridare all’Italia il ruolo che le compete, in Europa e nel mondo. Questi sono i punti fondamentali sui quali si è incentrata, in questi due anni e mezzo, l’azione del governo Berlusconi.

palmieriFronteggiare la crisi economica globale, affrontare e risolvere le grandi emergenze, vecchie e nuove, dare il via alla riforme strutturali necessarie per il presente e per il futuro del Paese, ridare all’Italia il ruolo che le compete, in Europa e nel mondo. Questi sono i punti fondamentali sui quali si è incentrata, in questi due anni e mezzo, l’azione del governo Berlusconi. Già nel corso della campagna elettorale 2008 Berlusconi e Tremonti avevano individuato e pubblicamente previsto l’imminente avvento della crisi e le sue conseguenze sulla nostra economia. Per questo motivo, sia il programma elettorale, sia la finanziaria triennale varata nell’estate del 2008 hanno posto al centro la messa in sicurezza dei conti pubblici, premessa indispensabile per mettere l’Italia in condizione di non essere travolta, dato che il nostro Paese partiva gravato da enormi difficoltà, a cominciare dall’enorme debito pubblico ereditato dai governi precedenti. Abbiamo affrontato la crisi attraverso misure e provvedimenti, giudicati efficaci da tutti gli organismi internazionali, che hanno saputo garantire la coesione sociale e la sostanziale tenuta del sistema produttivo. Il tutto tenendo conto del fatto che l’Europa ed il mondo hanno attraversato non una, ma due crisi successive. La prima, nel 2008, causata dal crollo dei mutui immobiliari americani e della fiducia verso i mercati finanziari. La seconda, nella primavera di quest’anno, provocata dall’attacco della speculazione internazionale contro l’euro. Proprio grazie alla serie di provvedimenti assunti nei due anni precedenti, quando l’Europa, ai primi di maggio 2010, ha richiesto ad ogni Paese di garantire la sicurezza dei propri conti pubblici, il nostro governo ha subito risposto varando una manovra di dimensioni inferiori a quelle degli altri grandi Paesi.

Ha anche continuato nell’azione di eliminazione degli enti inutili, riduzione del 10% in media dei costi della politica e dei ministeri, riduzione della burocrazia, diminuzione del peso dello Stato nell’economia e nella società. Combattere gli sprechi significa anche ridurre la corruzione e riattivare uno sviluppo solido e duraturo. A differenza di quanto avvenuto in altri Paesi, poi, in Italia le tasse non sono aumentate e stipendi e pensioni non hanno subito decurtazioni. A corredo e rinforzo di questi due fondamentali punti di partenza, il governo Berlusconi ha affrontato la crisi proteggendo i risparmi dei cittadini, garantendo per tre anni i depositi sui conti correnti fino all’ammontare di 108.000 euro. Per tutelare i più deboli, si è scelto di sostenere il reddito delle famiglie e dei pensionati a basso reddito con una serie di misure quali il bonus famiglia 2009, il bonus gas, il bonus elettricità, il fondo per i nuovi nati, la Social Card, l’aumento di 20 milioni di euro del fondo nazionale per il sostegno all’affitto, l’abolizione dell’ICI sulla prima casa, la stabilizzazione della detrazione del 19% delle spese d’iscrizione all’asilo nido, la detassazione dei premi di produzione per lavoratori con reddito fino a 35.000 euro, l’abolizione dei ticket sanitari 2009-2011, la conferma della detrazione del 36% per le ristrutturazioni domestiche e della detrazione del 55% per gli interventi di risparmio energetico, il blocco al 4% dell’aumento degli interessi dei mutui a tasso variabile. Questi e molti altri interventi hanno garantito cospicui risparmi ai redditi bassi e medio bassi. In questo contesto vanno valutati anche gli interventi per proteggere il lavoro. Su questo versante, il governo è proceduto su due linee d’azione: sostenere le imprese per limitare al minimo la perdita di posti di lavoro e fornire un sostegno al reddito di quanti avessero sofferto la perdita del lavoro. Il premier Berlusconi ha costantemente affermato che quanto più fossimo riusciti a sostenere i consumi (e dunque le imprese) tanto meno forte sarebbe stata la crisi.

Per questo il governo ha scelto di impegnare risorse in modo mirato, sostenendo i settori più esposti alla crisi senza però mettere a rischio i conti pubblici, per evitare di esporre l’Italia agli attacchi della speculazione internazionale. Tra le misure attuate per sostenere consumi ed investimenti, ricordiamo: gli incentivi 2009 e 2010 per i settori più esposti alla crisi (elettrodomestici, mobili, moto, auto, ecc.), la detassazione degli utili reinvestiti in macchinari, l’accordo governo-Eni per rendere meno caro il gas per le imprese, il Fondo strategico per le imprese. I dati 2010 e la comparazione con gli altri Paesi evidenziano la tenuta del sistema produttivo italiano. Oltre agli interventi promossi per sostenere direttamente le imprese, il governo ha messo in campo numerose iniziative per favorire l’accesso al credito, ridurre gli oneri burocratici e semplificare la vita degli imprenditori, specie i più piccoli. Le principali misure varate per favorire l’accesso al credito sono state: il fondo di garanzia, che ha erogato 4,9 miliardi per piccole-medie imprese; la moratoria dei debiti con le banche, che ha determinato crediti per 10,5 miliardi di euro a maggio 2010; il fondo a tasso agevolato di 3 miliardi per le imprese del turismo; il Fondo di investimento per le piccole imprese e l’accordo banche-Cassa Deposito e Prestiti, che garantisce 8 miliardi per i prestiti alle imprese; i “Tremonti Bond” offerti alla banche, che hanno generato 4,1 miliardi per favorire il credito a famiglie ed imprese; il Fondo per le medie imprese in difficoltà, attivato a luglio 2010. Particolarmente utili in un momento di crisi di liquidità anche gli interventi per velocizzare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese fornitrici ed i rimborsi fiscali effettuati nel corso del 2009 e proseguiti nel 2010. Per quanto attiene alla riduzione degli oneri burocratici, menzioniamo i 14,6 miliardi di rimborsi fiscali erogati nel 2009, il taglio di 5,3 miliardi di oneri burocratici, l’introduzione del Libro unico del lavoro, la revisione di 69 studi di settore, l’introduzione dell’Iva di cassa per imprese e professionisti con fatturato fino a 200.000 euro, il taglio di 375.000 leggi inutili e obsolete, la “legge Berlusconi” del luglio 2010, che consente l’avvio di una nuova attività economica con una semplice dichiarazione di inizio attività.

Per garantire i lavoratori, nel 2009 il governo ha messo a disposizione 34 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali. Si è così garantita la tutela immediata a favore del maggior numero di persone possibile. Per proteggere anche i lavoratori non coperti dalla cassa integrazione il governo ha stanziato 9 miliardi di euro. Questo “paracadute” tutela quasi 5.300.000 lavoratori (delle piccole imprese e degli studi professionali, apprendisti, lavoratori interinali) privi di garanzie. A questo riguardo, dal 27 maggio 2009 è operativa la nuova indennità per i collaboratori a progetto con un solo committente che perdano il lavoro. Queste figure professionali potranno così percepire il 30% della retribuzione incassata l’anno precedente. Oltre ai vecchi ed ai nuovi ammortizzatori, il governo ha predisposto altre misure per aiutare chi ha perso il lavoro: il bonus fiscale del 10% per le imprese che assumono lavoratori over 50; il rientro anticipato in azienda dei lavoratori in cassa integrazione che partecipano a corsi di formazione; la liquidazione in una sola volta del sussidio per la cassa integrazione per i lavoratori che creano una nuova impresa; l’aumento dal 60 all’80% dello stipendio dei contratti di solidarietà; la disoccupazione “portabile” (chi assume un lavoratore che percepisce l’indennità di disoccupazione riceve un incentivo pari all’indennità spettante al lavoratore) e molte altre ancora. Questo lungo elenco di provvedimenti ed iniziative si è reso necessario per fornire un’idea dell’ampiezza della gamma di interventi messi in atto sul fronte della crisi economica e dei quali spesso non si ha contezza, anche perché i mezzi di informazione troppo spesso li ignorano o li sottovalutano. Il governo ha ottenuto in questi due anni risultati certamente positivi anche in molti altri ambiti: dalla lotta alla criminalità organizzata al controllo dell’immigrazione clandestina; dalla risposta immediata ed efficace ad ogni emergenza alla gestione di tante crisi aziendali; dalla riforma della pubblica amministrazione e della sua digitalizzazione a quella della scuola e dell’Università; dal varo di un piano per l’energia nucleare all’avvio del federalismo; dalla riforma delle politiche di bilancio alla tanto attesa riforma delle public utilities; dalla semplificazione normativa ed amministrativa alla riforma delle pensioni e all’abolizione dell’Ici sulla prima casa.

Ma i più grandi cambiamenti per il futuro dell’Italia coincidono con le grandi riforme volute e portate avanti da questo governo per lo sviluppo del Paese. L’elenco delle riforme già approvate e di quelle in essere è cospicuo: riforma della scuola, dell’Università, della pubblica amministrazione, della giustizia civile, rilancio delle grandi opere, riforma istituzionale… Una delle riforme più significative é il federalismo fiscale. Nel suo percorso parlamentare, esso é stato votato non solo dalla maggioranza, ma anche da quasi tutte le forze di opposizione, e questo non è un caso. L’obiettivo della riforma è quello di concedere autonomia di entrata e di spesa agli enti territoriali, in modo che i cittadini possano controllare da vicino come vengono spesi i soldi pubblici. Per eliminare gli sprechi e migliorare l’uso del danaro pubblico, si passerà dal sistema di trasferimenti di risorse basato sul criterio della spesa storica a quello dell’attribuzione di risorse in base all’individuazione dei costi standard necessari per garantire i servizi fondamentali ai cittadini. Ciò garantirà servizi uguali in tutto il Paese. Verranno dunque eliminate le differenze oggi esistenti tra Nord e Sud, chiamando gli amministratori pubblici ad assumersi le proprie responsabilità. Il federalismo fiscale, quindi, non prevede la minima ipotesi di divaricazione tra Nord e Sud; é vero, semmai, il contrario, perché il federalismo rigoroso e solidale, a regime, sarà la cerniera unificante del Paese, e un vantaggio per tutte le aree dell’Italia. Bisogna ricordare poi il pacchetto sicurezza, con cui il Governo italiano si é dotato della normativa antimafia più efficace al mondo per contrastare gli interessi economici della criminalità organizzata. Molti sono i risultati già ottenuti, come la normativa ed il Codice antimafia, l’introduzione del reato di stalking, la riforma del processo civile e la digitalizzazione del sistema giustizia. Per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata, in poco più di due anni sono stati sequestrati alle organizzazioni criminali beni mobili ed immobili per un valore complessivo superiore agli 11 miliardi di euro.

Le confische hanno già raggiunto un valore di 3 miliardi. Gli arresti di presunti mafiosi, attraverso più di 600 azioni delle forze dell’ordine, sono stati più di 6.000, con una media di otto al giorno. Il Governo conferma anche il suo fortissimo impegno nella lotta alla criminalità comune. L’azione di Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, e di tutte le altre forze dell’ordine, sta conseguendo grandi risultati. Particolarmente significativo il risultato di un’accresciuta “sicurezza percepita”, anche grazie all’operazione “Strade sicure” e al cosiddetto “Modello Caserta” che vedono il coinvolgimento delle Forze Armate molto apprezzato dai cittadini nei quartieri più a rischio delle nostre città. Anche sul fronte dell’immigrazione clandestina questo governo ha ottenuto un grande risultato, grazie alla politica dei respingimenti e degli accordi internazionali. Abbiamo ridotto dell’88% gli sbarchi di clandestini, passati dai 31.000 del 2008 ai 3.500 dell’ultimo anno. È indispensabile che i prossimi tre anni della legislatura vengano utilizzati per completare le riforme economiche e sociali di cui l’Italia ha bisogno, a partire dai cinque punti individuati dal premier: federalismo, riforma tributaria, Piano per il Sud, giustizia, sicurezza. Consapevoli delle responsabilità che gli Italiani ci hanno attribuito, continueremo ad impegnarci con dedizione, passione ed entusiasmo per un’Italia più libera, più giusta, più prospera.

Antonio Palmieri
Deputato e responsabile nazionale della comunicazione elettorale e Internet del Popolo delle Libertà

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