Nuovi feudatari e servi della gleba

Nell’anno 2000, 189 Capi di Stato e di Governo hanno firmato la Dichiarazione del Millennio. Si sono impegnati a liberare ogni essere umano dalla “condizione abbietta e disumana della povertà estrema” e a “rendere il diritto allo sviluppo una realtà per ogni individuo”. L’obiettivo è ancora molto lontano: la crisi economica mondiale ed il rialzo dei prezzi delle materie prime hanno affievolito i miglioramenti avvenuti tra il 1990 ed il 2005 (periodo in cui il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta era sceso da 1,8 miliardi a 1,4 miliardi) e l’aumento del prezzo di cibo e petrolio ha provocato una nuova crescita del numero di morti per fame (dal 16% al 17%), soprattutto bambini.

L’Unione Europea, una delle regioni più ricche al mondo, ha designato il 2010 quale anno europeo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Questo per cercare di promuovere la solidarietà come valore fondamentale e conferire sicurezza alla collettività in questa fase di crisi mondiale.

Le Nazioni Unite definiscono i concetti di povertà e ricchezza, e quindi di sviluppo e sottosviluppo, non in base al reddito, ma secondo le caratteristica dell’esistenza: la speranza di vita media, l’alfabetizzazione, il reddito pro capite. Questi valori formano l’indice di Sviluppo Umano (ISU), che esprime il grado di povertà. Con questa metodologia, le Nazioni Unite considerano 55 i Paesi ad «alto sviluppo umano», 86 quelli a «medio sviluppo umano» e 36 quelli a «basso sviluppo umano».

La popolazione della Terra ha raggiunto i 6,8 miliardi di abitanti. Di questi, 2 miliardi vivono agiatamente, istruiti e beneficiati di cure sanitarie. Due terzi di loro sono concentrati nei Paesi ad alto sviluppo. 5 miliardi di persone sono, invece, concentrate nei Paesi a sviluppo medio e basso. Un miliardo e mezzo vive in “povertà assoluta”, con meno di un dollaro al giorno. Altri 2 miliardi raggiungono i 2 dollari al giorno, ma non riescono comunque a soddisfare i bisogni primari, quali alimentazione, istruzione, salute. In questo scenario, si identificano il 60% degli abitanti dell’Africa, il 35% dell’America Latina ed il 25% dell’Asia. Anche nei Paesi industrializzati si rilevano, comunque, sacche di povertà. Questa si definisce “povertà relativa” e coinvolge le persone che vivono con meno della metà del reddito medio pro capite nazionale. Il 17% degli Europei dispone, infatti, di risorse limitate e non riesce a soddisfare le proprie necessità primarie. In Italia, 7 milioni di persone guadagnano meno di 500 euro al mese.

È un mondo diviso nettamente in due: un’elite dominante e benestante ed una massa di miliardi di persone disperate, spesso al servizio inconsapevole dei potenti. Esattamente come avveniva nel medioevo, anche se in un contesto territoriale più ampio, milioni di “servi della gleba” vengono sfruttati per mantenere alto il tenore di vita di noi “nobili moderni”. Nel nostro pianeta, il 20% della popolazione possiede l’86% delle ricchezze, e 63 milioni di persone ne concentrano su di sé tutti i benefici. Noi occidentali consumiamo da soli la maggior parte di ciò che il mondo produce: il 55% dell’energia, il 70% della carta, il 40% della carne. Possediamo, inoltre, il 74% delle automobili circolanti ed il 55% dei telefoni in funzione. E… moriamo per questo: milioni di consumatori dei Paesi industrializzati periscono a causa dell’abbondanza che ricercano spasmodicamente (infarto, cancro, diabete). Abbondanza e ricchezze che nessuno di noi potrà mai portare nell’aldilà…

di Massimiliano Fanni Canelles

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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