Un colpo al cuore

La poesia perché forma di scrittura e di comunicazione che colpisce al cuore. Wilswa Szymborska premio Nobel per la letteratura nel non troppo lontano 1996, affronta temi duri e difficili trasformando concetti in versi di “colloquiale naturalezza e ingannevole semplicità”. I temi: demografia, risorse del pianeta, inquinamento, clima…. si trasformano allora in un imperativo assoluto “l’impossibilità ad esimersi dall’essere soggetti politici”. L’agire politico non è solo di chi ha ruoli politici, ma è piuttosto quello che si “gioca” , quello a cui si è sottoposti o si cerca di imporre, quello con cui ci si misura nelle relazioni professionali, sociali, esistenziali. Tante le definizioni. Il termine è di origine greca politikós, e deriva da pólis, città. E ancora: “la politica è quell’attività umana, che si esplica in una collettività, il cui fine ultimo – da attuarsi mediante la conquista e il mantenimento del potere – è incidere sulla distribuzione delle risorse materiali e immateriali. E ancora suggestioni: poltica, una dimensione che esce dalla categoria kantiana del tempo, che lo attraversa, che lo trascende, che lo sublima. E ancora “Le nostre faccende diurne o notturne sono faccende politiche”: mangiare, dormire, soffrire, amare nel giorno e nella notte, sono ….faccende politiche. Così lo spazio: “per campi, per boschi fai passi politici su uno sfondo politico”. Allora le foglie d’autunno calpestate, i boschi morenti di inquinamento atmosferico, i campi avvelenati, la neve sporca, i sacchi di plastica nel mare, la nuvola che sovrasta la nostra piccola città quando nell’ora del tramonto si rincasa, sono le tracce del nostro tempo e del nostro spazio politico. La comunicazione e la relazione hanno sempre un significato politico: ciò di cui parli ha una risonanza ciò di cui taci ha una valenza. Come vorremmo che ci fosse più silenzio in alcune circostanze e più spazio per l’ascolto e la riflessione. Come vorremmo che la voce parlasse raccontando storie del nostro passato e inventasse soluzioni future. E infine: Non serve “essere una creatura umana per acquistare significato politico”. Non è forse vero che il petrolio, i gas naturali, l’uranio, i rifiuti, i mangime per gli animali, i farmaci sono tutti soggetti politici così forti da indurre alle guerre, da determinare catastrofi e incidere sulla vita e sulla morte? Che cos’è infine la diversità? “…Che ti piaccia o no, i tuoi geni hanno un passato politico, la tua pelle una sfumatura politica, i tuoi occhi un aspetto politico.

Marina Barbo, Laura Nadalin

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