La terapia cellulare nelle leggi della vita

Tutti noi umani, ma anche qualsiasi essere vivente, origina e si sviluppa da una sola cellula. È evidente che tale cellula e le loro figlie devono avere intrinsicamente le informazioni e le capacità necessarie a duplicarsi e trasformarsi, per meglio dire specializzarsi, in tutte le differenti cellule e tessuti che caratterizzano l’organismo adulto. Queste sono le cellule staminali, chiamate “totipotenti”, non specializzate, insensibili ai processi di invecchiamento, con potenzialità replicativa infinita.

Cellule quindi caratterizzate da un’elevata capacità di generare e quindi di rigenerare tessuti. Ma anche cellule con caratteristiche di autonomia e libertà di azione simili alle cellule tumorali. Durante la crescita dell’embrione queste cellule danno origine ai vari organi, si spostano nella posizione corretta, mantengono leggibili solo le informazioni utili alla funzione che per loro è stata prestabilita, “dimenticano” progressivamente tutto quello che a loro non compete e cominciano ad invecchiare: si trasformano in cellule somatiche che caratterizzano l’organismo adulto.

Risulta evidente quindi che la possibilità di utilizzare, controllare e direzionare cellule staminali proprie o di altri individui possa essere una grande opportunità terapeutica nelle malattie degenerative, come in quelle genetiche, ma anche in tutte quelle caratterizzate da morte cellulare come ictus ed infarto. È la nuova frontiera della medicina che dopo aver ottenuto grandi risultati con i farmaci “chimici” e un po’ meno con quelli “biologici”, ha oggi a disposizione la possibilità di coltivare delle cellule che possano riprodurre i meccanismi fisiologici dell’organismo, modulare la risposta immune, riparare i danni tissutali e trasformarsi in tessuti di altri individui evitando il rischio del rigetto.

Ma per raggiungere questo obiettivo dobbiamo superare non pochi ostacoli. I risultati più efficaci si potrebbero ottenere da cellule “totipotenti”, capaci di trasformarsi in qualisiasi tessuto vogliamo.

Per far questo dovremmo utilizzare cellule embrionali, con gravi risvolti etici vista la necessità di prelevarle da un embrione umano, ma soprattutto senza avere la completa capacità di controllo e direzionabilità sul loro sviluppo. La nostra conoscenza sulle fasi di funzionamento, lettura, trascrizione del corredo genetico cellulare è infatti ancora lontana alla reale comprensione di tutti i passaggi. Il rischio reale e comprovato, come detto intrinseco alla staminale embrionale, è quindi di inserire cellule senza adeguato controllo e di stimolare anche la nascita di neoplasie nell’individuo ricevente.

Nell’organismo adulto possiamo però trovare cellule con caratteri di multipotenza chiamate staminali adulte. Possono essere prelevate soprattutto dal cordone ombelicale, dal midollo osseo e dal grasso corporeo. Queste cellule hanno caratteristiche di trasformazione e differenziazione molto minori a quelle embrionali, possono specializzarsi in un numero limitato di tessuti, spesso simili a quelli nelle quali sono state prelevate. Sono anche in parte sensibili ai processi di invecchiamento, ma hanno caratteristiche meno vicine alle cellule tumorali e quindi sono utilizzabili con un rischio maggiormente accettabile. Gli scienziati hanno quindi pensato di trasformare queste cellule staminali adulte aumentandone la capacità trasformante.

Questo è potuto avvenire con la manipolazione di alcuni geni che hanno permesso la regressione ad uno stadio di pluripotenza ottenedo così cellule somatiche adulte riprogrammate geneticamente simil-embrionali (IPS). In futuro è auspicabile che la “terapia cellulare” e soprattutto con le staminali adulte possa prendere un posto di rilievo negli studi, ricerche e sperimentazioni e che in tal senso il legislatore e le normative italiane ed europee prevedano questa fattibilità. Perché la scienza medica possa progredire è infatti necessario permettere un adeguato uso terapeutico a ciò che è stato comprovato essere efficace in modo da evitare, oltre alla fuga dei cervelli all’estero, anche quella dei pazienti.

Massimiliano Fanni Canelles

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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