Navigare alla cieca

…o, forse, dovrei dire “pagaiare”, dal momento che il mio uso del web è assolutamente amatoriale? Gli ausili di cui può usufruire un disabile della vista per utilizzare agevolmente un computer, desk-top o portatile, variano dagli screen-reader, ormai dotati di voci gradevoli e nient’affatto meccaniche, ai display braille, ai videoingranditori per gli ipovedenti. Si tratta di strumenti in continua evoluzione, che permettono il pieno utilizzo del computer e dei suoi applicativi. Nella navigazione in rete, le difficoltà dei disabili visivi derivano, piuttosto, dalla strutturazione dei siti. Se Tim Berners-Lee dice che “the power of the web is in its universality” (il potere del web risiede nella sua universalità), la grande attenzione per l’estetica e la ricerca di “effetti speciali” spesso finiscono col vanificare proprio quell’universalità. Immagini, filmati flash, tabelle, form ed elementi multimediali non solo sono invisibili per chi non vede affatto, ma possono anche risultare estremamente disturbanti per chi vede poco. Ne consegue che il sito che ne fa uso, senza fornire un equivalente testuale, cioè un elemento testuale in grado di veicolare l’intero contenuto essenziale, risulta inaccessibile ad un disabile visivo. Ed ecco che entriamo nell’argomento accessibilità. I primi a porsi il problema dell’accessibilità al web, ed a fornirne una regolamentazione legislativa, sono stati gli Stati Uniti con la sezione 508 del'”Americans with Disabilities Act”. Si stabiliva la necessità di rendere universalmente accessibile l’informazione contenuta nella crescente rete internet, delineando alcune linee guida per la creazione di siti, pubblici e privati. Parallelamente, il W3C (World Wide Web Consortium), l’ente internazionale che ha il compito di fissare gli standard del web, ha elaborato il Web Accessibility Initiative (WAI), un documento che fornisce informazioni utili alla creazione di siti accessibili. In Italia si è tentato di emulare gli Stati Uniti con la legge 4/2004, altrimenti nota come legge Stanca, dal nome dell’allora Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie.

La quale, tuttavia, è vincolante esclusivamente per i siti della Pubblica Amministrazione, limitandosi ad un generale invito all’accessibilità e all’assegnazione di un “bollino blu” attestante la conformità ai criteri stabiliti dal regolamento di attuazione della legge, per tutti gli altri. Sebbene tali documenti rappresentino un grosso passo avanti in materia di navigazione universale del web, è necessario specificare che l’accessibilità di un sito non sempre significa che esso è pienamente fruibile da tutti: “accessibilità” e “usabilità” sono due termini che viaggiano paralleli, ma non si sovrappongono, né vanno confusi fra loro. L’accessibilità si occupa esclusivamente degli aspetti tecnici che permettono la navigazione in rete da parte di tutti, abili e disabili, indipendentemente dagli strumenti e dagli ausili impiegati. In tal senso, l’osservanza dei punti contenuti nel regolamento di attuazione della legge Stanca (d.m. 75/05) che, poi, ricalcano da vicino quanto previsto dalla sezione 508 americana, dovrebbe essere sufficiente a garantire l’autonomia di movimento ed esplorazione anche da parte dei portatori di handicap visivo, motorio, uditivo o cognitivo. Quando, invece, si parla di “usabilità”, ci si riferisce non più alla struttura del sito, bensì ai suoi contenuti. Secondo la definizione fornita dalla norma ISO 9241, l’usabilità è “il grado in cui un prodotto può essere usato da particolari utenti per raggiungere certi obiettivi con efficacia, efficienza e soddisfazione in uno specifico contesto d’uso”. Quindi, non basta più che un sito sia strutturato in maniera chiara ed “intuitiva”, ma è necessario che soddisfi anche i bisogni dell’utente che lo visita, fornendo le informazioni che questi va cercando in maniera efficace e completa. Un disabile visivo che si trovi a doversi districare fra menù a tendina, pop-up e stelline a lui invisibili su cui cliccare con un mouse che non utilizza, o che si trovi a girovagare in un dedalo di link e rimandi, rischiando di perder il suo filo di Arianna, rinuncerà senz’altro a proseguire nella navigazione di quel sito ed andrà a cercare altrove le informazioni desi

Fernanda Flamigni

responsabile provinciale Associazione Disabili Visivi – Trieste

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