Un confronto sereno

Soltanto per mezzo del dialogo la Chiesa può raggiungere una reale coscienza delle ingiustizie sofferte dagli omosessuali; soltanto per mezzo di questo può iniziare un processo di analisi sulle reali implicazioni della Fede e della Morale Cristiana.

 

Non è mio compito sviluppare qui un discorso sia teologico, sia, soprattutto, pastorale. Da quarant’anni la nostra Comunità è sempre aperta a donne e uomini omosessuali, di diverso ceto sociale e formazione culturale. Abbiamo ascoltato testimonianze sofferte, meditate, oneste, complesse, assolutamente non polemiche, in costante ricerca di dialogo per uscire da una pesante emarginazione e con le ferite gravi del disprezzo. Qualche volta, però, stupite, se non deluse, e piene di desiderio di trovare amore evangelico nella Chiesa. La Comunità San Benedetto ha cercato di non sostituire il cliché diffuso che presenta l’omosessuale tutto in negativo, con quello che lo presenta tutto in positivo, e meno ancora si vorrebbe lasciare pensare che esista un tipo Unico e riconoscibile di omosessuale e di omosessualità. Non si è mai voluto fare l’apologia dell’omosessualità. Ma si affermava che esistono diritti inalienabili, dove il “positivo” è palese, per metterlo in giusto risalto, come necessario ed urgente, trattandosi di una scelta che ha ancora bisogno di essere riscattata da uno stigma vergognosamente negativo. Il “Genova Pride” sta decollando e si svolgerà il 27 Giugno. La scelta della data ha significati simbolici, ma ne ha uno politico e si rivolge anche alla Chiesa Cattolica. Il “Corpus Domini” è rispettato. Il “Genova Pride” vuole essere una grande assemblea festosa per lanciare il progetto dei diritti civili e sociali collegati per un mutamento radicale delle condizioni precarie delle Persone. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1992) afferma: “un numero non trascurabile di uomini e donne presenta tendenze omosessuali innate. Costoro non scelgono la loro condizione omosessuale (n.2358)”. Sgomberato il campo da tanti pregiudizi, desidero rivolgere un appello al Vescovo, alla Chiesa che è in Genova, sintetizzato su tre obiettivi: accoglienza, riflessione, dialogo per gay, trans, lesbiche. Non è facile, né scontato, per chi è abituato a difendersi e deve fare i conti con suscettibilità e risentimenti patiti, in situazioni di rifiuto totale. Nel variegato mondo dell’omosessualità, c’è una sincera disponibilità a confrontarsi su regole etiche e stili di vita.Per la Chiesa, il dialogo è irrinunciabile, nella convinzione che una migliore conoscenza produce una migliore comprensione e quindi una più serena attenzione, la quale, ovviamente, non può essere se non reciproca (Rom.15,7).

Non credo di dover spendere molte parole per dire che, se non è giustificato l’atteggiamento di pseudo-comprensione, lo è ancor meno quello che fa coincidere l’omosessuale con il tipo eccentrico a tutti i costi, narcisista insopportabile, esibizionista, pericoloso. Dove trovare spazi di visibilità? Non sosteniamo come ideale il silenzio e il nascondimento, quando le nostre storie in Comunità sono una fetta significativa: dicono che, come chiunque altro, l’omosessuale ha estremo bisogno di parlare delle sue emozioni e della sua vita di relazione e che, d’altra parte, il dialogo ed il confronto sereno finiscono per essere utile a tutti. Mi pare di poter dire a tutti, in particolare a chi si definisce Cristiano, che proprio l’ascolto simpatico delle persone, al di là ed al di fuori delle semplificazioni e degli slogan pro o contro che siano, permette di scoprire oltre le differenze pure notevoli, una grossa base comune. Per me, questa base è il terreno delle “relazioni interpersonali”, dove le differenze sono molte meno rilevanti di quanto normalmente si pensi. Anzi, proprio a partire da qui, l’ascolto paziente e la conoscenza della realtà omosessuale può aprire anche prospettive nuove e condurre ad una migliore comprensione della sessualità di tutti, senza ipocrisie e morbosità. Saper tenere insieme il rispetto delle diversità e la gioia di ritrovare sintonie, credo sia il segreto di una buona convivenza, nella Famiglia come nella relazione amicale, nella Società come nella Chiesa. Soltanto per mezzo di questo dialogo la Chiesa di Gesù di Nazareth può raggiungere una reale coscienza delle ingiustizie sofferte dagli omosessuali; soltanto per mezzo di un simile dialogo può iniziare un processo di separazione del grano dal loglio, le reali implicazioni della Fede e della Morale Cristiana per gli omossessuali, dagli errori e dai pregiudizi del passato. È auspicabile che questo “Pride” sia un Evento, un Segno, che serva non solo a lenire dolorosi sensi di colpa, ma possa aprire, all’interno dell’amata Chiesa, una discussione e una chiarificazione necessaria. Padre McNeil (S.J.), autore di studi profondi, dimostra che Sodoma e Gomorra furono arse non per i loro costumi sessuali, ma per aver mancato gravemente ai doveri di ospitalità. Il Vaticano II dichiara: l’Uomo può volgersi al Bene soltanto nella Libertà. (Gaudium et Spes. N.17).

don Andrea Gallo
Sacerdote italiano, fondatore e animatore della comunità di San Benedetto al Porto di Genova

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