Fermi al palo

L’Italia è indietro. Indietro e basta. C’è una politica inamovibile attorno alla quale girano i difensori della famiglia, della naturalità del matrimonio fondato sul rapporto uomo / donna.

imma battagliaSono finite da poco le elezioni europee e un vento di destra soffia su tutta Europa. Questo è uno scenario inquietante che ci mette di fronte a una domanda importante: quale futuro c’è in Italia sui diritti civili, ce la faremo mai ad imporre un cambiamento nella politica italiana che includa i diritti dei cittadini gay lesbiche e transessuali? Osservando criticamente la scena italiana sembra che siamo lontani da qualunque possibilità. Certo in campagna elettorale se ne vedono di tutti i colori addirittura l’Onorevole Ignazio la Russa, anche se timidamente, insegue il voto gay lasciandosi sfuggire in un’intervista che ha molti amici gay e che fintanto che si parla di diritti individuali e non di adozioni di bambini o reversibilità delle pensioni e altre amenità del genere lui è pronto a difendere i diritti dei gay. Sarei proprio curiosa di vederlo difendere il diritto di un soldato gay offeso dai suoi commilitoni ed ergersi paladino del diritto “individuale”. Dichiarazioni da campagna elettorale. Ma mentre qui siamo alle dichiarazioni strappate da qualche giornalista volenteroso, in Europa, la situazione è ben diversa. Matrimoni, pacs, unioni di fatto sono leggi. E le coppie gay hanno sicuramente un altro livello di riconoscimenti e di possibilità civili. L’Italia è indietro. Ma non indietro e in corsa per raggiungere gli altri Paesi o recepire direttive europee. Indietro e basta. C’è una politica ferma ad un palo inamovibile attorno alla quale girano, di volta in volta, i difensori della famiglia, della naturalità del matrimonio fondato sul rapporto uomo / donna e via dicendo. Un discorso vecchio, sentito mille volte che non ha più alcun legame con la realtà sociale e neppure con quella economica dei nuovi nuclei familiari omosessuali. Una politica ideologica appunto, che spesso usa la sua incapacità di decidere e di innovarsi per giustificare un’identità che altrimenti non trova. Si spendono e si sono spesi fiumi di parole su queste vicende, ma poco cambia. Sono anni che me ne occupo e ho sentito di tutto, ma politicamente non è cambiato nulla. Una cosa sicuramente è cambiata in meglio.

La condizione degli omosessuali nella società, nelle relazioni personali e affettive, la visibilità, il rapporto dei gay con la società italiana, anche se ancora con grandi problemi legati ad un’omofobia che cerca sempre nuove forme di espressione. Ma questo della maggiore visibilità è sicuramente un merito che va dato tutto a noi stessi, agli stessi gay, alle associazioni, ai movimenti, a chi ha saputo creare una cultura che fosse pienamente parte del tempo in cui viviamo. La politica in tutto questo è rimasta fuori, nel suo oblio, a parte ovviamente rare e meritorie eccezioni. Che fare? Ce la faremo mai? Occorre forse un cambio di strategia, una rivoluzione anche del movimento lgbt, una trasformazione del modo in cui fino ad oggi è stata affrontata e gestita tutta la vicenda dei diritti. Ma sicuramente fino a quando il modello di riferimento politico sarà la chiusura verso i diritti civili, ci sarà ben poco da fare. Non siamo un Paese in cui c’è un modello politico liberale, né tanto meno dove a sinistra, almeno in quella maggioritaria si riprende un percorso libertario ormai abbandonato dagli anni 70. Eppure le coppie e le famiglie gay esistono, anche quelle con figli. Che se ne fa di loro? Continueremo a non esistere e a essere considerati cittadini minori? Sembrerebbe così. Forse il movimento gay ha sbagliato negli ultimi anni a puntare tutto sulle unioni civili? Ci sono giuristi, avvocati, esperti di diritto che sempre più ci dicono che la Costituzione non vieta il matrimonio gay. Ce lo dice la rete Lenford, Annamaria Bernardini De Pace, addirittura lo dichiara il Presidente dei penalisti italiani. Pure il Presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, se non parlando di matrimonio, ha detto però che ci sono diritti fondamentali da normare. Niente. Sempre non accade niente. Ma si fa cultura, si va avanti, si cerca di aumentare la sensibilità dell’opinione pubblica. E forse proprio perché la strada del matrimonio e l’interpretazione della Costituzione è corretta c’è chi si vuole organizzare in Parlamento, vedi Ciarrapico e Cossiga addirittura per cambiare la Costituzione e rendere il punto sul matrimonio esplicitamente riferito a un uomo e una donna. Se pensiamo ai promotori dell’iniziativa indubbiamente viene in mente che siamo a cose dell’altro secolo… con tutto il rispetto. Eppure ancora la comunità lgbt non sembra pronta nel suo insieme a puntare tutto sul matrimonio. Forse perché lo si ritiene impossibile oppure forse anche perché non si riesce a valicare il limite che il matrimonio impone valori come la fedeltà o la reciproca assistenza per sempre. Insomma forse anche tra i gay potrebbe esserci un limite a considerarsi uguali.

Imma Battaglia
Presidente DiGay Project

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