Staminali: il futuro della medicina

Umberto Veronesi

A differenza delle normali cellule staminali, quelle del cancro sono immortali. Poterle colpire con farmaci specifici vorrà dire in futuro distruggere alla radice il tumore.

veronesiSe non curati, i tumori non regrediscono spontaneamente, ma continuano a crescere in maniera incontrollata. Questo avviene perché all’interno del sistema-tumore ci sono alcune cellule, maligne, in grado di riprodurne altre, chiamate “cellule staminali” del cancro. A differenza delle normali cellule che invecchiano e muoiono, le staminali del cancro sono immortali. Nei tumori è presente una modestissima percentuale (dall’1 al 5%, a seconda del tipo di tumore) di queste cellule “madri”, capaci di mantenere in vita il tumore e sostenere la crescita delle altre cellule tumorali (le “figlie”). L’idea che non tutte le cellule neoplastiche siano uguali risale addirittura al 1960, quando non si parlava ancora di staminali del cancro. Oggi, grazie ai progressi della biologia molecolare, sappiamo che per far attecchire un tumore è necessario inoculare un milione di cellule neoplastiche. Sono invece sufficienti mille cellule staminali del cancro. Questo meccanismo spiega l’inguaribilità di molti tumori e ha fornito una risposta ad osservazioni cliniche che non trovavano spiegazione: la ricomparsa della malattia dopo anni, anche dopo che la chemioterapia sembrava averlo sradicato; in caso di tumore del seno, al contrario, le poche metastasi ossee che si verificano rispetto alla gran quantità di pazienti affetti da cellule tumorali nel midollo osseo. La scoperta dell’esistenza di queste cellule potrebbe quindi portare alla formulazione di farmaci in grado di prevenire le metastasi. Poiché le staminali del cancro alimentano la malattia, poterle colpire con farmaci specifici vorrà dire in futuro distruggere alla radice il tumore.

La seconda scoperta decisiva sulle staminali del cancro è recentissima e si deve al gruppo di ricerca guidato dal Professor Pier Giuseppe Pelicci, Direttore del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia, autore di uno studio pubblicato lo scorso dicembre su Nature. Lo studio spiega perché le cellule staminali del cancro sono immortali e svela la strada per eliminarle. I ricercatori hanno osservato che queste cellule sono in grado di attivare in maniera anomala dei sistemi di riparazione del danno genomico che impediscono loro di invecchiare, senza smettere mai di funzionare. Tutto questo grazie all’attivazione di una proteina (prodotta dal gene p21), la quale, rallentando il ciclo di proliferazione delle cellule staminali, lascia loro il tempo di riparare il danno al Dna. In altre parole, non proliferando o proliferando poco, le cellule staminali del tumore non invecchiano, ma sopravvivono nel tempo. I ricercatori hanno così provato a togliere il gene p21 dal tumore e hanno constatato che le cellule staminali proliferavano di più, accumulando danni al Dna cellulare ed arrivando così alla morte. E anche il tumore era scomparso. La ricerca è stata condotta su modelli animali di leucemia mieloide acuta e i risultati ottenuti sono stati successivamente confermati da esperimenti condotti su cellule prelevate da pazienti affetti dalla stessa malattia. Le potenziali implicazioni di questa ricerca sulla cura dei tumori sono straordinarie. Finora, infatti, le terapie anti-tumorali si focalizzavano sulle cellule proliferanti, considerate le vere responsabili del cancro, mentre sfuggiva alle cure quella modesta percentuale di cellule staminali che proliferavano poco, ma erano in grado di sopravvivere al danno genomico e di far crescere il tumore. Dopo questo studio, la ricerca dedicherà i prossimi anni all’identificazione di farmaci intelligenti (inibitori del riparo del Dna) che riescano ad attivare un meccanismo di autodistruzione delle staminali tumorali, trasformandole in cellule capaci di invecchiare. Questi farmaci permetteranno di intervenire ad uno stadio abbastanza precoce della malattia e di anticiparne l’evoluzione. Agiranno inoltre come farmaci-bersaglio, colpendo solo le cellule tumorali e risparmiando i tessuti sani.

Umberto Veronesi
Senatore, già ministro della sanità, direttore scientifico dell’IEO – Istituto Oncologico Europeo

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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