Garantire la protezione delle piccole vittime

Roberta Angelilli

Le conseguenze indirette della guerra includono l’interruzione dei servizi di base, i servizi igienici, la sanità, l’istruzione, la malnutrizione e la malattia.

In un mondo che conta decine di conflitti armati, la vita di milioni di bambini è messa a rischio dalla violenza delle armi e dall’indifferenza degli uomini. Su scala mondiale, i conflitti armati sono mutati. Si registra una diminuzione complessiva delle guerre “tradizionali”, aumentano i conflitti localizzati all’interno degli Stati e quelli a “bassa intensità”, che contribuiscono a perpetrare gravi violazioni dei diritti dell’infanzia, con significative conseguenze sul lungo termine. Nuovi fenomeni, quali il terrorismo, hanno accresciuto la vulnerabilità dei bambini.

Basti pensare al massacro di Beslan nel 2004, che è stato il più grave massacro terroristico volutamente diretto contro dei bambini. Accresce la preoccupazione anche l’uso dei minori per attentati suicidi, nonché per il fatto che questi atti terroristici sono rivolti verso altri civili.
Anche se è ormai universalmente noto che nelle guerre odierne le principali vittime sono i civili, e non più i soldati, non tutti sono coscienti del prezzo immane che bambini e ragazzi sono costretti a pagare.

Solo nello scorso decennio, oltre 2 milioni di bambini sono stati vittime di conflitti armati, che ne hanno menomato fisicamente altri 6 milioni. Sono circa 20 milioni i bambini sfollati o rifugiati, nonché 1 milione gli orfani. Altri ancora tenuti in ostaggio, rapiti o fatti oggetto di tratta. Si stima che i bambini soldato siano almeno 300.000, schiavizzati e costretti ad imbracciare un fucile in almeno 35 Paesi.
Le conseguenze indirette della guerra, che includono l’interruzione dei servizi di base, i servizi igienici, la sanità, l’istruzione, la malnutrizione e la malattia, sono spesso sottovalutate. L’impatto della guerra sui bambini perpetua la povertà, l’analfabetismo e la mortalità infantile e, più in generale, qualsiasi opportunità di sviluppo.

I bambini presentano speciali esigenze anche nella fase post conflitto: riparazione e reinserimento sociale, programmi di riabilitazione, disarmo, smobilitazione e reintegrazione.
I diritti dei bambini nei conflitti armati sono diritti inerenti alla natura umana ed inalienabili, come stabilito dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, dai suoi protocolli facoltativi e da altri strumenti internazionali e regionali. Questi diritti costituiscono una priorità della politica anche a livello europeo.
Nel 2007, il Parlamento Europeo ha adottato il Rapporto sulla Strategia Europea per i diritti dei minori, nel quale si vuole far accettare il principio dell’universalità dei diritti dell’infanzia, con un paragrafo particolarmente dedicato alla tutela dei diritti dei bambini nei conflitti armati.

Tra gli obiettivi principali: esortare gli Stati membri ad adottare nelle legislazioni nazionali lo Statuto di Roma che istituisce il Tribunale penale internazionale e perseguire in giudizio i responsabili del reclutamento di bambini in forze o gruppi armati; sottolineare la necessità di trattare i bambini secondo le norme della giustizia minorile; proibire la loro detenzione insieme ad adulti, fatta eccezione per genitori con bimbi piccoli; chiedere la reintegrazione e la riabilitazione fisica, sociale e psicologica degli ex combattenti e degli altri bambini vittime dei conflitti armati, con particolare attenzione alle esigenze delle bambine soldato, spesso ripudiate ed emarginate a livello sociale.

Il principio dell’universalità di tali diritti e della necessaria collaborazione con i Paesi che si trovano al di fuori dell’area comunitaria, è stato sottolineato anche in una risoluzione successiva del Parlamento europeo, concernente i dialoghi e le consultazioni sui diritti umani con i paesi terzi.
In questa occasione è stata riaffermata la necessità di tenere presenti gli impegni internazionali assunti precedentemente, tra i quali i Principi di Parigi del 6 febbraio 2007, volti a proteggere i bambini dal reclutamento illegale e dall’impiego da parte delle forze armate o di gruppi armati.
L’Unione Europea intende giocare un ruolo fondamentale nell’assicurare il coordinamento e la continuità tra le varie politiche e azioni rivolte ad affrontare la situazione dei conflitti armati nei vari settori politici, compresi la PESC(Politica Estera di Sicurezza Comune) e la PESD(Politica Europea di Sicurezza e Difesa), l’assistenza esterna e l’aiuto umanitario. Ma nessuno può considerarsi escluso.

Gli Stati, le Organizzazioni Inter-Governative e la società civile devono adempiere alle proprie responsabilità cooperando tra loro e con gli altri soggetti per garantire la protezione di tutti i bambini vittime delle guerre.
L’Italia è in prima linea, come ha confermato il Ministro degli Esteri Franco Frattini, recentemente in visita in quattro paesi del continente africano. Proprio a Makeni (Sierra Leone) sorge il centro di microchirurgia ricostruttiva di amputazioni degli arti e riabilitazione finanziato dal nostro Paese, dove sono in cura molti minori vittime dell’esplosione di mine o mutilati dai guerriglieri anti-governativi.

Roberta Angelilli
Parlamentare europea

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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