L’accanimento terapeutico

L’accanimento terapeutico – definito anche come “cure eccessive” – che possiamo definire come una relazione terapeutica medico-paziente quasi oltre il limite della morte – può essere letto come il risultato di una medicina scientifica (e in questo caso “scientifico” sottointende anche assenza di umanità) che vede primariamente la patologia, poi la persona del malato come oggetto biofisico: il funzionamento del singolo organo diventa quindi più importante dell’intera persona. Questa eccezione, di cui l’accanimento terapeutico è l’ultima espressione, è il frutto di una onnipotenza, esaltata poi dalla tecnologia, che può trovare sede anche nell’insegnamento universitario.

Accanimento terapeutico, quindi, come risultato di una preparazione professionale che vede la morte esclusivamente come una sconfitta della scienza medica, sconfitta da evitare, o almeno da ritardare, anche quando non è più coerente il rapporto costi-benefici per la persona malata, anche quando si attua un impari rapporto tra effetti della terapia e effetti collaterali; tutti effetti, però, tendenti generalmente ad aumentare il livello di sofferenza.

Quando si parla di accanimento terapeutico, tuttavia, è doveroso ricordare che anche i congiunti della persona malata collaborano in queste scelte, colti forse di sorpresa nel constatare direttamente che la medicina, forse troppo entusiasticamente presentata dai mass media, ha delle limitazioni, non è onnipotente, non può sempre evitare la morte.

Il Codice deontologico afferma che in caso di malattia allo stato terminale, il medico, nel rispetto della volontà del paziente, potrà limitare la sua opera all’assistenza morale e alla terapia atta a risparmiare inutile sofferenza, fornendogli i trattamenti appropriati e conservando per quanto possibile la qualità di una vita che si spegne. Ove si accompagni difetto di coscienza, il medico dovrà agire secondo scienza e coscienza, proseguendo nella terapia finchè ragionevolmente utile (art.44).

Prof. Massimo Petrini

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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