Economia & Salute

L’inevitabile crisi dei mercati finanziari in atto, riconducibile alla compulsiva crescita economica, non può che acuire e/o accendere la già esistente “sindrome del mal vivere”, se così possiamo definirla, che si esprime in una gamma vastissima di sintomi: disturbi del comportamento alimentare (DCA), dipendenze da alcool o altre sostanze neurotrope, ansia malgestita, depressioni reattive. In sintesi, Disturbi di Relazione. L’industria farmacologica non ha mai tenuto in adeguata considerazione il consumatore. Non possiamo quindi aspettarci che proprio in questa fase socio-economica possa mostrarsi sensibile a quell’etica che dovrebbe sostenerla e gestirla. L’industria della “bellezza”, partendo dall’imposizione di un modello unico e mutevole a carattere consumistico, utilizza i canali pubblicitari per promuovere linee intere di prodotti, mascherando la verità scientifica dietro una sorta di proscenio di illusioni appetibili, non veritiere, identificabili in risultati “certi e a breve termine”. La pubblicità, sempre più menzognera ed illusoria, sostiene il folle mercato globale e persiste nella sua arroganza, ponendosi al di sopra di ogni controllo etico e/o scientifico. Da parte nostra, prede dell’illusione collettiva, non ci fermiamo a pensare prima di effettuare qualsivoglia scelta e andiamo a prediligere ciò che più rafforza i nostri sensi.

Cadiamo preda dell’impulso: odori, colori, dimensioni, forme, suoni, tutto è sottoposto alle regole del neuromarketing, regole che inducono scelte e comportamenti sempre meno umani. Lo status sociale che ha sinora caratterizzato la nostra vita si è nutrito della spinta compulsiva volta a creare una sorta di dipendenza dal comportamento consumista. Se proiettato nella già avviata ed inevitabile decrescita economica, tenderà a creare una popolazione insoddisfatta, alla costante ricerca della “cosa”, in quanto il vuoto di valori umanizzanti ha trovato ampia sublimazione nella materia. Ha allontanato sempre più l’essere umano dalla sua stessa essenza, spingendolo verso la virtualità, l’effimero, la soddisfazione immediata di un bisogno. Il quale è, il più delle volte, indotto, dimenticando il bisogno primario quale elemento indispensabile del vivere in armonia con se e con il mondo, inteso in termini di relazioni umane ed ambientali.

Dall’insoddisfazione individuale e collettiva non potranno che emergere sindromi ansioso-depressive tendenti all’auto e all’eterolesionismo. Ciò malgrado il diffusissimo e sapientemente indotto comportamento narcisista responsabile della recessione, non solo economica, ma, soprattutto, culturale. Rimane comunque l’imprinting, ma, anziché alimentare il consumo, si trasformerà in potente spinta depressogena. Rinforzerà l’insoddisfazione derivante dall’impossibilità di raggiungere il modello di perfezione spacciato quale obiettivo dell’individuo. La ricerca della soddisfazione e la bassa autostima impegnano l’individuo in una sorta di balletto tra il non riconoscimento del proprio valore e i picchi di onnipotenza. Spingono le persone all’uso di sostanze psicotrope capaci, almeno nell’immediatezza, di creare l’illusione di sapersi relazionare in sintonia con le supposte richieste dell’ambiente. Le sostanze in questione, partendo dal diffusissimo alcool, con il tempo determinano cerebrolesioni irreversibili, oltre ad innumerevoli patologie d’organo. Il tutto senza considerare i danni immediati a se e agli altri, determinati dall’obnubilamento del sensorio (vedi incidenti stradali, lesioni da risse, atti di violenza in genere).

La ridotta capacità economica porterà all’utilizzo di sostanze sempre più inquinate, in quanto la criminalità organizzata non si preoccupa sicuramente della tutela del consumatore e non si astiene dall’utilizzo di sostanze francamente velenose che, sommate alla droga di base, rischiano di creare cocktail esplosivi e micidiali a basso costo (vedi morti improvvise tra giovani adolescenti). L’individualismo ci ha fatto perdere di vista l’altro, gli altri e ci incunea sempre più in un buco esistenziale privo di stimoli vitali, tanto da incrementare atteggiamenti antisociali, quali il razzismo e la xenofobia. La patologia individuale diventa collettiva! Ciò che l’oligarchia pretende in virtù dei suoi stessi interessi economici rischia di divenire, se già non lo è, una modalità di vivere. Competizione, individualismo, pregiudizi, sono gli ingredienti della possibile implosione planetaria. L’avvicinamento attraverso la conoscenza alla diversità quale fonte di ricchezza, il risveglio del pensiero critico atto a creare una società competente, la riesumazione dell’etica e dei valori umanizzanti sono, almeno secondo la nostra ventennale esperienza clinica, un bel supporto terapeutico, tanto da sembrare “atto sovversivo”, ma di sovversivo, ossia teso a mandare in rovina, alterare profondamente la struttura sociale, tale approccio non ha nulla, se non la spinta verso il cambiamento evolutivo, la rimessa in discussione dell’educazione umana non considerata più come una forma di addomesticamento, ma come esplorazione delle risorse di chi vi si sottopone con ferma volontà di accoglienza, ascolto e rimessa in discussione di chi si trova nel ruolo dell’educatore.

 

Luisa Barbieri
Presidente Assoc. MedicoN.A.Di.R.

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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