Otto miliardi di tagli alla scuola pubblica

Otto miliardi di tagli alla scuola pubblica. Questo prevede la Legge di bilancio del luglio scorso. Ciò significa che i 42 miliardi di euro di finanziamento statale all’istruzione del 2008 diverranno 34 nel 2001, cioè meno di quanto si spendeva  dieci anni prima! Si tratta di un colpo mortale alla scuola pubblica e al diritto all’istruzione e al sapere dei giovani e dei cittadini del nostro Paese. Con questi tagli (dell’entità di un’intera Legge di bilancio dello Stato e che non vedono alcun precedente pur lontanamente assimilabile in 150 anni di storia della scuola italiana!) la scuola pubblica non sarà più in grado di funzionare, non potrà che diventare “residuale” ovvero una scuola dequalificata per la grande maggioranza dei bambini, dei giovani, dei cittadini italiani. Sarà una scuola ad orario drasticamente ridotto, col maestro unico, con classi più numerose, con meno sedi scolastiche, con strutture sempre più fatiscenti, con 100.000 insegnanti  e 50.000 non docenti in meno a fronte di un numero maggiore di studenti; una scuola impossibilitata a realizzare politiche efficaci di integrazione.

Per non lasciare equivoci sulle sue intenzioni il governo della destra, nella stessa legge di bilancio in cui prevede i tagli, abbassa l’obbligo di istruzione (caso unico al mondo!) da 16 a 14 anni di età. L’obiettivo è esplicito: privare del diritto ad un’istruzione qualificata, negare l’accesso al sapere alla maggioranza dei giovani e dei cittadini italiani. I tagli sopra descritti vengono  infatti attuati contro una scuola già in grave difficoltà, bisognosa di riforme e di risorse, una scuola fra le più povere d’Europa dove già oggi quasi il 30% dei giovani fra i 18 e i 25 anni non consegue il diploma della secondaria superiore. Non è difficile prevedere che, con la realizzazione dei provvedimenti sopra descritti, quel 30% di oggi potrà presto diventare il 40, il 50, il 60%! Ovvero si realizzerebbe la società dell’ignoranza, la società della discriminazione dove solo una minoranza dei bambini e dei giovani tra i tre e i diciotto anni di età potrà  avere   un’istruzione qualificata. Potrà farlo in scuole private o in scuole pubbliche e statali privatizzate (trasformate in Fondazioni come prevede il progetto della destra), finanziate anzitutto dallo Stato oltre che da enti privati e dalle famiglie facoltose. Dopo di che solo minoranze privilegiate (non i capaci e meritevoli!) potranno accedere ai gradi più alti degli studi. Contro questo progetto si è sviluppato uno straordinario movimento di lotta di studenti, docenti, genitori, cittadini, nelle scuole, nelle università, nelle città. Un movimento senza precedenti per fermare un progetto reazionario di portata storica che, se realizzato, negherebbe il futuro a milioni di giovani; un progetto che, con la negazione del diritto al sapere, darebbe basi stabili alla società della discriminazione, ad un regime della disuguaglianza e senza democrazia. Mai come ora, dunque, la battaglia per il diritto all’istruzione e al sapere ha coinciso con quella per il futuro di emancipazione e progresso dell’intera società. Il movimento che si è sviluppato ha ottenuto alcuni primi risultati costringendo il governo a taluni “ripensamenti”: sul dimensionamento delle scuole o sul “Piano attuativo” della Gelmini, ad esempio. E tuttavia è necessario costringere questa destra al ripensamento decisivo: rinunciare ai tagli alla scuola pubblica, destinare ad essa le risorse indispensabili per realizzare le necessarie riforme. Basterebbe recuperare  l’8% dell’immensa evasione fiscale (anche questa unico caso al mondo!) presente nel nostro Paese, l’esatto equivalente degli  otto miliardi di tagli contro la scuola pubblica.

Piergiorgio Bergonzi
(Resp. naz. Scuola PdCI)

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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