Il significato delle disabilità

Il termine disabilità riassume un vasto numero di limitazioni di diverso tipo che possono accompagnare l’individuo sin dal suo primo giorno di vita, o per contro, solo da un certo punto in poi. Gli impedimenti derivanti da una disabilità possono essere classificati come permanenti nel caso in cui non vi sia possibilità di costruire o rinnovare le funzioni deficitarie; momentanei, qualora includendo misure per creare o ripristinare tali funzioni, si riesca a compensarne l’assenza o la limitazione. Nel 1980 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha pubblicato una prima Classificazione Internazionale delle Menomazioni, delle Disabilità e degli Handicap (ICIDH), che differenziava nettamente tali termini fra loro.La menomazione evidenzia la perdita o l’irregolarità di una funzione psicologica, fisiologica o anatomica, è contraddistinta da degenerazioni transitorie o permanenti, la disabilità determina ciò che un individuo è o non è in grado di fare, ed è la diretta conseguenza di una menomazione. Il termine handicap, invece, indica l’impossibilità totale o parziale di prendere parte alla vita della comunità ad un livello uguale a quello degli altri individui che appartengono ad essa. Il 22 maggio 2002 è stata approvata una nuova Classificazione Internazionale del Funzionamento della disabilità e della Salute, denominata ICF. I termini menomazione, disabilità e handicap sono stati sostituiti dalle espressioni: funzioni e strutture corporee, attività, partecipazione. Nel campo delle funzioni e strutture corporee sono conglobate le classificazioni attinenti alle funzioni fisiologiche, psicologiche ed anatomiche del corpo. Nell’ambito riguardante le attività, sono riunite le classificazioni pertinenti lo svolgimento di un’azione da parte di un individuo. Nello spazio che concerne la partecipazione, sono concentrate le classificazioni inerenti i livelli di coinvolgimento del singolo in condizioni di vita pratiche e normali. In seguito all’approvazione dell’ICF nel 2002, il termine “handicap” è stato sostituito dall’espressione “persona che sperimenta difficoltà nella partecipazione sociale”. Una classificazione di questo genere pone l’accento sulle attitudini del soggetto in causa e sulla fattibilità di una sua partecipazione sociale all’interno della comunità di cui fa parte. Le precisazioni terminologiche sono indispensabili in quanto è proprio il fattore sociale che talvolta converte la disabilità in handicap. Spesso i termini indicanti una “diversità” sono stati utilizzati in modo inopportuno ed offensivo, tanto da segnare l’inizio dell’emarginazione di molti. Dalla fine degli anni Sessanta ad oggi, sono state create molteplici organizzazioni composte da soggetti disabili che hanno reclamato condizioni di vita migliori, sottolineando il legame tra le limitazioni vissute dagli individui con disabilità e l’atteggiamento delle persone normodotate. Alla base di tutto vi è il riconoscimento dei diritti dei diversamente abili e l’eliminazione di qualsivoglia forma di discriminazione, al fine di permettere ed assicurare loro il raggiungimento di una piena partecipazione ed eguaglianza all’interno della collettività.

Cinzia Lacalamita
Scrittrice, segretaria di iridsa istituto di Ricerca Internazionale
sul disagio e la salute nell’adolescenza

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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