Lenzuoli bianchi

Ogni anno in Italia i morti per incidenti con autoveicoli sono più di settemila e si prevede che nell’anno 2020 la strada raggiungerà il terzo posto come causa di disabilità subito dopo la cardiopatia ischemica e la depressione maggiore. Ma il quadro delle vittime è ben più ampio di quello evidente dalle fredde statistiche.

A chi muore infatti si aggiunge la sofferenza dei congiunti e chi contrae un handicap diventa un peso per i suoi parenti. Al drammatico costo in vite umane non possiamo non considerare quindi l’aumento del costo sociale che rende necessario un’efficace e urgente piano di prevenzione. L’Unione Europea ha definito come obiettivo quello di dimezzare gli incidenti e le vittime entro il 2010. In Italia questo sforzo è stato tradotto nel piano nazionale per la sicurezza stradale ma sia la patente a punti che i maggiori controlli di polizia e l’utilizzo dell’etilometro non sono riusciti a ridurre adeguatamente il numero di incidenti e di vittime. Dopo un decremento del 10% nel 2003 negli anni successivi la diminuzione si è fermata a un modesto -5% l’anno contro una diminuzione media necessaria del 9% per raggiungere l’obiettivo. A tutto questo si aggiungono le allarmanti notizie del possibile depotenziamento della polizia stradale che permetterebbe di razionalizzare le energie e risparmiare sulle spese ma inevitabilmente porterebbe ad un aumento di morti sull’asfalto.

Benché i mezzi di trasporto siano sempre più tecnologici è la componente umana ad essere responsabile della grande maggioranza degli incidenti: spesso la percezione del rischio è alterata e così la velocità, la guida distratta e il mancato rispetto della precedenza e della distanza di sicurezza. Ma non solo, siamo tutti scioccati dalle continue notizie di omicidi provocati da chi si mette alla guida sotto l’effetto di alcool e sostanze stupefacenti ma anche dai provvedimenti presi dalle istituzioni per gli autori di questi reati che non paiono adeguati alla grande maggioranza della popolazione. L’arresto per uno, tre, sei mesi per guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti risultano pene perlomeno discutibili che diventano inaccettabili se l’autore del reato non fa poi un solo giorno di carcere.

Nel campo della prevenzione comunque molto è stato fatto soprattutto sulla sicurezza attiva e passiva anche grazie allo sviluppo delle ricerche e della tecnologia ma forse l’informazione sull’utilizzo di questi sistemi è stata deficitaria. Diversi studi evidenziano come, in caso di morte, grande responsabilità abbiano il cattivo uso dei dispositivi di sicurezza quali casco, cinture, ma anche la scarsa presa di coscienza dei meccanismi elettronici. Si capisce quindi come sia necessario agire su vari settori senza trascurarne nessuno, ma se vogliamo impegnarci realmente perchè i nostri figli non finiscano sotto un lenzuolo bianco steso sull’asfalto è necessario sì sanzionare il conducente che trasgredisce ma anche le istituzioni responsabili di inerzie ed omissioni o ancor più quelle aziende che gestiscono i servizi esclusivamente secondo il loro profitto.

di Massimiliano Fanni Canelles

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Tags:

Rispondi