Un documento elettronico contro i ladri di bambini

Rosy Bindi

Il 20 per cento dei minori scomparsi “scompare” veramente. Nella loro ricerca sono impegnati la Polizia e, in generale, il Ministero dell’Interno e anche l’Osservatorio nazionale per il contrasto alla pedofilia e alla pornografia minorile. Recentemente l’istituito è di diretta responsabilità del dipartimento delle Politiche per la Famiglia e mira ad ottenere un quadro più certo della situazione

Tra i fenomeni particolarmente dolorosi e spesso incomprensibili che riguardano le famiglie, quello delle persone scomparse, soprattutto se sono bambini, suscita non poca apprensione.
La disperazione di tante famiglie che non riescono a capire, restando sospese in un’angoscia terribile, è vissuta spesso nella distrazione generale e, dopo il primo momento di solidarietà dovuto spesso all’enfasi mediatica, si riduce ad un dolore privato che il trascorrere del tempo non attenua, anzi acutizza, tra sensi di colpa e fugaci speranze.
In realtà il fenomeno della scomparsa dei minori, se pur da tenere sotto osservazione e controllo, va ridimensionato alla luce di un’attenta lettura dei dati a disposizione. Circa l’80 per cento dei minori che “scompaiono” rientrano nella categoria dei cosiddetti allontanamenti volontari o delle sottrazioni operate dai genitori stessi. Sono, cioè, minori che, per svariati motivi, decidono di lasciare l’abitazione familiare o la comunità cui sono affidati.

Gli allontanamenti volontari dall’abitazione familiare riguardano soprattutto bambini/adolescenti italiani o comunque appartenenti a famiglie stabilmente residenti in Italia, mentre le fughe dalle comunità riguardano prevalentemente i bambini delle famiglie nomadi che non riescono ad adattarsi alla vita comunitaria e scappano dall’istituto o sono rapiti dalle stesse famiglie d’origine per essere riportati all’attività di accattonaggio. In altri casi il minore scomparso viene sottratto da un genitore all’altro e condotto in paesi lontani.
Quindi “solo” il 20 per cento delle segnalazioni, a distanza di un anno, resta non risolto. Si tratta di bambini scomparsi nel nulla, senza che si riescano a formulare ipotesi sulle possibili motivazioni. Un dato destinato, per fortuna, a decrescere ancora nel corso degli anni, perché non è raro che bambini allontanatisi volontariamente decidano, a distanza di tempo, di farsi nuovamente vivi con la famiglia. Per le scomparse vere e proprie, naturalmente, è necessario il massimo impegno di tutti. Società e istituzioni, in particolare, devono far sentire una vicinanza operosa, costante e discreta alle famiglie vittime di questo dramma.
Un’attività molto intensa volta alla ricerca dei minori scomparsi è svolta, naturalmente, dal personale di Polizia e in generale dal Ministero dell’Interno. Ma anche l’Osservatorio nazionale per il contrasto alla pedofilia e alla pornografia minorile, recentemente istituito e di diretta responsabilità del dipartimento delle Politiche per la Famiglia, va nella direzione di ottenere un quadro più certo di quanto si muove in questo ambito. E, infatti, anche se la sua azione si rivolge essenzialmente a un fenomeno ben riconoscibile e circoscrivibile, è pur vero che sempre più frequenti sono le connessioni tra la scomparsa di minori e le attività finalizzate all’incremento della pedopornografia e della prostituzione minorile.

L’attività dell’Osservatorio mira ad una conoscenza completa delle caratteristiche dello sfruttamento e dell’abuso sessuale sui minori, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. Tale conoscenza costituisce uno strumento indispensabile per determinare le strategie di prevenzione e contrasto di tale fenomeno e per definire gli interventi più adeguati per tutelare i bisogni dei minori vittime. All’interno dell’Osservatorio è prevista l’istituzione di una Banca Dati, che sarà attuata a breve, e per cui stiamo predisponendo gli strumenti normativi necessari. L’intento è quello di giungere alla piena tracciabilità dei casi di cui abbiamo conoscenza, dalla fase delle indagini giudiziarie a quella del procedimento penale, fino a seguire l’assistenza delle vittime e l’eventuale trattamento del reo. Poter seguire i casi giudiziari consentirà, infatti, di monitorare l’effettiva tutela del minore. L’Osservatorio segue poi tutte le iniziative nazionali e internazionali che riguardano la lotta agli abusi sessuali sui minori ed il contrasto alla scomparsa dei bambini. Nell’ottobre 2006 gli esperti dell’Osservatorio hanno partecipato, in rappresentanza del Governo italiano, al lancio del Policy Paper di Save The Children, un programma internazionale sull’identificazione delle vittime di pedo-pornografia. è emerso, infatti, che solo un numero esiguo dei minori ritratti in foto e video di carattere pedopornografico vengono identificati e inseriti in programmi di protezione. Questo materiale viene spesso diffuso attraverso la rete Internet, il che rende ancora più complesse le indagini. Il programma mira ad assicurare l’impegno per l’identificazione dei minori ritratti nelle immagini pedopornografiche, lo svolgimento di indagini anche quando non è possibile determinare il luogo del crimine e la provenienza geografica del reo e/o della vittima, un’attenzione specifica alla protezione dei bambini identificati.

In questi giorni si sono conclusi a Strasburgo, presso il Consiglio d’Europa, i lavori di redazione della Convenzione per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, che ci hanno visti impegnati come amministrazione capofila della delegazione italiana. Credo che la Convenzione costituisca un passo avanti concreto nella cooperazione tra gli Stati per il contrasto effettivo di una delle forme più odiose di sfruttamento dei bambini, quello sessuale. Il Dipartimento per le Politiche della Famiglia ha inoltre deciso di affrontare il problema dell’identificazione dei minori anche all’interno del Documento Programmatico relativo alla politica dell’immigrazione e degli stranieri, in particolare per quanto concerne i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio nazionale. Affrontare il problema dei minori non accompagnati significa agire alla radice del fenomeno della tratta dei minori. I minori non accompagnati rappresentano, infatti, i soggetti più vulnerabili e più facilmente sfruttabili dalle organizzazioni criminali che gestiscono la tratta di esseri umani. In stretto raccordo con il Ministero dell’Interno, intendo concentrare la mia azione sull’identificazione del minore, seguendo due direttrici principali: una di carattere strutturale, che riguarda tutti i minori presenti sul territorio e un’altra volta ad affrontare le situazioni particolari.
Per quanto riguarda l’azione strutturale si intende valutare la possibilità di dotare tutti i minori presenti sul territorio (sia italiani sia stranieri comunitari ed extracomunitari) di un documento di riconoscimento elettronico che contenga informazioni sulla loro identità, sui genitori e sulle principali figure parentali di riferimento. Questo per evitare che membri delle organizzazioni criminali si dichiarino genitori o parenti del minore, al fine di farlo risultare come “accompagnato” ed evitare così l’intervento delle autorità a protezione del minore. L’identificazione precisa del minore potrebbe essere garantita anche dall’inserimento di dati biometrici (come ad esempio le impronte digitali che non si modificano nel tempo). Nel documento potrebbero inoltre essere inseriti dati relativi ai genitori del minore e alle principali figure parentali che consentano controlli incrociati per impedire che i trafficanti possano fingersi genitori o parenti del minore.

Per realizzare tale ambizioso progetto sarà certamente necessario rafforzare la cooperazione con i Paesi d’origine dei minori e facilitare così lo scambio di informazioni sulla loro identità.
La seconda azione riguarda i minori sprovvisti di qualunque documento di identità e per i quali devono essere determinate delle procedure che consentano di tutelarne appieno i diritti. In questi casi deve essere attivata innanzitutto una procedura di identificazione dell’età per accertare se si tratti realmente di un minorenne. L’identificazione dell’età è un’esigenza fondamentale per attivare le misure di protezione destinate ai minori di diciotto anni.
Un passo avanti di notevole importanza nella lotta agli abusi sui minori è stato il rilancio dell’azione di coordinamento delle attività svolte da tutte le pubbliche amministrazioni, relative alla prevenzione, assistenza, anche in sede legale, e tutela dei minori dallo sfruttamento e dall’abuso sessuale (come previsto dall’art. 17 della legge 269 del 1998). Il coordinamento viene effettuato attraverso il Comitato Interministeriale di Coordinamento per il contrasto alla Pedofilia (CICLOPE). È un organismo che risponde all’esigenza di un raccordo operativo centralizzato tra le varie Istituzioni che, a diverso titolo e con diverse competenze, svolgono attività inerenti alla lotta contro gli abusi sessuali sui minori, al fine di valorizzare e rendere efficaci le azioni adottate dalle singole amministrazioni nel perseguimento dei fenomeni criminali. Il coordinamento riguarderà necessariamente anche le attività relative alla gestione dei casi di minori scomparsi. Tutte le amministrazioni hanno manifestato la loro piena disponibilità a contribuire attivamente alle attività che l’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile intende attuare.
È ormai chiaro che politiche della famiglia non sono specifiche o settoriali, sono piuttosto quelle che approntano un insieme di azioni e di provvedimenti capaci di incidere trasversalmente in diversi ambiti della vita civile, economico, sociale e culturale. Compito di un Ministro della Famiglia è quindi quello di indirizzare e coordinare le diverse attività di governo finalizzate a trasformare un tessuto sociale da distratto o, a volte, addirittura inospitale per la famiglia ad uno attento ed ospitale.
Per questo ritengo che proprio nelle situazioni in cui la sofferenza si fa particolarmente pesante sia richiesto il massimo sforzo e la massima collaborazione di tutte le istituzioni, affinché la famiglia avverta quel sostegno e quella reale solidarietà capaci di vincere la solitudine.

Rosy Bindi
Ministro delle Politiche
per la famiglia

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Tags:

Rispondi