Se il cibo diventa ossessione

Da non sottovalutare nemmeno la sindrome da alimentazione incontrollata, o binge eating disorder, patologia in cui la presenza di alcuni sintomi e l’assenza di altri, comuni in anoressia e bulimia nervosa, rendono la sua diagnosi di difficile comprensione. In questi casi, il soggetto inizia a mangiare con l’intenzione di non esagerare, ma soltanto pochi bocconi dopo si convince di aver pregiudicato la sua giornata dal punto di vista alimentare. In conseguenza a ciò, la perdita di controllo sulla quantità e qualità del cibo diventa pressoché totale 

Negli ultimi decenni, i disturbi della condotta alimentare quali Anoressia e Bulimia Nervosa, hanno assunto un rilievo clinico e sociale di dimensioni preoccupanti, in particolar modo fra gli adolescenti d’età compresa tra gli 11 e i 18 anni. In entrambe le patologie sono riscontrabili comportamenti comuni come le abbuffate alternate al digiuno, il vomito auto-indotto, l’abuso di lassativi e diuretici, l’attività fisica portata agli eccessi e non da ultimo, l’utilizzo di un abbigliamento atto a nascondere le forme. L’ossessione data dal cibo e la paura di quanto si relaziona con esso, rappresentano una costante durante tutto il decorso della malattia. Lo stato emotivo va di pari passo con l’andamento del calo ponderale: gioie e dolori non sono misurate attraverso gli eventi quotidiani, ma si basano esclusivamente sul responso della bilancia, che nella quasi totalità dei casi, porta il soggetto a cadere in uno stato depressivo. La depressione è quindi un fattore interdipendente, non una problematica isolata, come si può essere portati a pensare. Differente invece quanto avviene dal punto di vista fisiologico: l’oscillazione di peso pur essendo sempre evidente, nel caso dell’Anoressia Nervosa propende per un marcato sottopeso, in quello della Bulimia prevede al massimo un leggero aumento in termini di kg. Per quanto riguarda l’anoressia, sono in continuo aumento i casi di soggetti il cui fisico, dopo un lungo periodo di malattia, rimane irrimediabilmente segnato.

Le complicanze mediche, nelle situazioni più disperate, possono far sopraggiungere la morte: il sottopeso in alcuni casi determina una riduzione del muscolo cardiaco, con successivo arresto dello stesso. L’ipoglicemia non regolare, dovuta agli squilibri elettrolitici causati dal vomito e dall’uso improprio di lassativi, può pregiudicare l’equilibrio renale a tal punto da costringere a dialisi. Vi è la possibilità che si presentino lacerazioni a esofago e intestino e la meno grave, ma non poco influente, erosione dentale. Nelle adolescenti, l’assenza di ciclo mestruale è una costante che, se protratta troppo a lungo, può essere la causa di una sterilità permanente e di osteoporosi. Anche per quanto riguarda la Bulimia Nervosa, le complicanze mediche non sono di poco conto: alle abbuffate, che avvengono almeno due volte la settimana, per un periodo non inferiore ai tre mesi, seguono condotte compensatorie, che oltre ad essere preambolo di uno stato depressivo, sono deleterie dal punto di vista fisico; le ghiandole appaiono ingrossate e i capillari sotto agli occhi visibilmente danneggiati a causa degli sforzi provocati dal vomito. Denti e gola sono spesso doloranti e il senso d’affaticamento è persistente. I soggetti obesi facenti parte della categoria diagnostica della Bulimia Nervosa sono un numero esiguo; frequenti invece, sono i casi in cui si denunciano crisi di alimentazione incontrollabile, non seguite da alcun tentativo di compenso. Si è sempre più orientati a credere che sia non solo utile, ma indispensabile, assegnare una categoria diagnostica specifica al sottogruppo d’individui affetti da obesità. Da non sottovalutare nemmeno la Sindrome da Alimentazione Incontrollata, altrimenti detta Binge Eating Disorder: si tratta di una patologia in cui la presenza di alcuni sintomi e l’assenza di altri, comuni in Anoressia e Bulimia Nervosa, rende la sua diagnosi di difficile comprensione. In questi casi, il soggetto inizia a mangiare con l’intenzione di non esagerare, ma soltanto pochi bocconi dopo si convince di aver pregiudicato la sua giornata dal punto di vista alimentare. In conseguenza a ciò, la perdita di controllo sulla quantità e qualità del cibo diventa pressoché totale.

Il binge eater, nell’atto di abbuffarsi riesce a valutare solo il beneficio momentaneo dato dal cibo, che viene usato come valvola di sfogo per allontanare sentimenti di rabbia o frustrazione, ma non è in grado di valutare le conseguenze a lungo termine del suo comportamento. Anche qui, nella quasi totalità dei casi, si arriva ad un’evitabile aumento di peso che va di pari passo con una forte depressione. Bisogna precisare che assistiamo sempre meno ai cosiddetti casi di patologie “pure” e sempre più a casi “misti”. Nei primi, grazie all’elevato numero di comportamenti tipici di uno specifico disturbo, è possibile giungere ad una diagnosi precisa; nei secondi, a causa di una commistione di elementi comuni a più patologie, non si è in grado di fornirla in tempi brevi e si rischia quindi di ritardare il processo di guarigione. Vista la gravità di ogni singola affezione, e talvolta la difficoltà oggettiva ad identificarla, è opportuno svolgere un’opera di sensibilizzazione in merito a tutti i disturbi del comportamento alimentare. La possibilità di sconfiggere o perlomeno limitare queste patologie, che condizionano la qualità della vita, deve essere data dagli esperti in materia: gli specialisti, attuando per esempio degli interventi psico-educazionali nelle scuole, possono fornire elementi importanti a personale docente, famiglie e adolescenti, perché soltanto attraverso la conoscenza, data da una corretta informazione, si può evitare di incappare in qualcosa di più grande di noi.

Emanuel Mian
Psicologo, ricercatore responsabile scientifico “Body-Image”
gruppo di ricerca sui disturbi dell’immagine corporea
e del comportamento alimentare Parco Scientifico e Tecnologico di Udine

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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