Mai gli interessi dei bambini

La “velocissima” adozione del piccolo David Banda, di tredici mesi, da parte di Madonna ha riacceso le polemiche sulle adozioni internazionali pochi giorni dopo il rimpatrio forzato di Maria (Vika), la bambina bielorussa in affido ai coniugi Giusto di Genova. Un comitato di 67 organizzazioni dei diritti umani ha chiesto l’annullamento dell’adozione da parte della popstar perché secondo la legge del Malawi il genitore adottivo deve frequentare per 18 mesi (e non 10 giorni come è avvenuto) il bambino prima di procedere all’adozione. Dall’altro versante il Presidente del comitato internazionale per i diritti umani chiede a gran voce prove dello stato di salute attuale di Maria (Vika). La vicenda della piccola è ora al centro di un contenzioso depositato al tribunale dell’Aja e a Strasburgo, nato dal rifiuto della famiglia Giusto di consegnare Maria (Vika) alle autorità bielorusse dopo alcune confessioni della piccola: «Io non voglio tornare a Vileika. Se mi costringete preferisco uccidermi. Andare in cielo… E rinascere. Ma questa volta dalla pancia della mamma italiana».

Situazioni completamente diverse ma legate dall’unico filo conduttore che scandisce sempre e dovunque il futuro dei bambini: gli interessi degli adulti. Interessi spesso economici con richieste a volte onerose per procedere nelle pratiche adottive anche a causa di procedure al limite della legalità imposte dagli interlocutori stranieri che lavorano in nazioni dove è elevato il tasso di infiltrazione mafiosa nelle istituzioni pubbliche. Interessi di realizzazione personale, pubblicitari, e come abbiamo visto anche politici o legislativi ma in ogni caso mai interessi dei bambini. Bambini privi di cure, di attenzione e di amore con un carico di sofferenza, rabbia, disistima, sensi di colpa che si ripercuotono sulla formazione del carattere e quindi sulla personalità adulta.

L’adozione e soprattutto l’affido sono e devono rimanere strumenti da mettere in atto esclusivamente per risolvere il disagio e le sofferenze di bambini ed adolescenti per garantire protezione, mantenimento, educazione, istruzione e relazioni affettive con i genitori affidatari e quelli naturali. A differenza dell’adozione infatti la missione dell’affido non deve essere solo un gesto di solidarietà, ma anche e soprattutto l’affermazione di un diritto del bambino e della sua famiglia d’origine, in attesa di un cambiamento di quest’ultima. E spesso proprio questo è il vero nucleo del problema, una famiglia o un istituto nella quale il bambino vorrebbe o nella quale mai più vorrebbe tornare.

In attesa quindi di produrre tutte le popstar necessarie a “comprare” il mezzo milione di bambini resi orfani dall’Aids in Malawi forse dovremmo dirottare tutte le nostre forze di Cooperazione Internazionale per aiutare i genitori di questi bambini prima di tutto a restare vivi, poi ad avere una stabilità economica e sociale, ma anche fare in modo che il nostro paese si adoperi perché vengano rispettate le direttive della convenzione intenzionale sui diritti dell’infanzia con una decisa attività di politica estera per aiutare questi paesi a raggiungere l’autonomia necessaria alla tutela dell’infanzia ma anche per denunciarne i traffici illeciti e gli abusi disumani di cui Maria (Vika) e tanti altri come lei sono stati vittime.

di Massimiliano Fanni Canelles

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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