Per spacciare basta essere drogati

La legge varata dal centrodestra, stabilisce che le pene si applicano “avuto riguardo” che le droghe di cui si è trovati in possesso “appaiono destinate ad un uso non esclusivamente personale”.  Poi leggendo le tabelle relative alle quantità che si possono liberamente possedere, si scopre di poter portare in tasca una ventina di spinelli, dieci dosi di cocaina, cinque di eroina

Oramai la politica è divenuta puro propagandismo. Non importa se il tema è serio, se ha risvolti drammatici, come quello della droga. Quel che conta è far propaganda, agitare bandiere che servano a farsi vedere, intervistare, fare notizia ed andare in televisione. Chi la spara più grossa occupa più spazio, mentre rimangono solo gli angoletti bui per potere ragionare, per fare i conti con la realtà.

Allora, secondo la vulgata propagandistica, avallata da ambo le parti, la legge sulla droga varata dal centro destra, nella scorsa legislatura, sarebbe repressiva ed accomunerebbe i poveri consumatori ai diabolici spacciatori. Ma dove lo hanno letto? Perché a me pare succeda il contrario. La legge è scritta con i piedi, e ci sono ventitrè articoli che portano il numero 4. Il secondo dei ventitrè articoli 4 modifica quanto sancito dall’articolo 73 … lasciamo perdere.  Stabilisce che le pene si applicano “avuto riguardo” che le droghe di cui si è trovati in possesso “appaiono destinate ad un uso non esclusivamente personale”.  Poi andate a leggere le tabelle relative alle quantità che si possono liberamente possedere, e scoprite di potere portare in tasca una ventina di spinelli, dieci dosi di cocaina, cinque di eroina.  Morale: basta essere drogati per potere liberamente commerciare in droga, fare gli spacciatori (e le due figure sono una sola, nel mercato reale). Ciò significa che la legge voluta dal centro destra fa la faccia feroce dicendo che è proibito questo e quello, ma, poi, districandosi nella selva sgrammaticata dei commi, si scopre che neanche lo spacciatore va in galera (o, meglio, ci vanno tutti salvo non essere condannati, un capolavoro d’inciviltà giuridica).

Ora il ministro Livia Turco dice: basta con la sola repressione, si aumentino le dosi che possono essere detenute per uso personale. Il che porterà a potere fare ancor più comodamente gli spacciatori, andando in giro con il doppio (secondo l’ipotesi subito caldeggiata dal ministro Ferrero) della mercanzia in tasca.

La propaganda porta anche ad invertire la logica di antiche tradizioni o, se si preferisce, pregiudizi. Come capita a proposito delle “stanze del buco”, dove i drogati dovrebbero potere andare per iniettarsi droga in condizioni igienicamente protette. Capirei se una simile proposta la sostenesse la destra peggiore, in virtù di un antico darvinismo sociale: sei un perdente ed un perso, sei schiavo della droga, non me ne frega niente di venire ad aiutarti ma mi da molto fastidio che tu possa bucarti accanto al portone di casa mia, vomitando a fianco, ragione per cui ti pregherei di andare a crepare in una stanza apposita, dove personale pubblico provvederà a ripulire. Capisco meno che sia considerata un’idea di sinistra, quasi che ci si possa rimboccare le maniche ed aiutare i drogati consentendo loro di disporre di quanto già hanno: siringhe nuove e batuffolo di cotone per disinfettare il braccio.

E qui si arriva al punto: qual è la prima cosa che devo tentare di fare se mi trovo davanti un drogato? Non mi è utile né metterlo in carcere, né dargli la droga, perché la prima cosa che devo tentare di fare è aiutarlo a non essere più un drogato. E’ l’unico compito che il pubblico può assumersi. Chi fa uso di sostanze stupefacenti non è una persona che ha fatto una libera scelta, non è un uomo libero, ma, al contrario, una persona che ha perso la propria libertà. Tossicodipendente sta, appunto, per dipendente da sostanze tossiche. Restituirgli la libertà significa sottrarlo alla dipendenza. Si può discutere su come farlo, e dico subito che ci sono tante e diverse ricette, ma una cosa è sicura: non lo aiuto dandogli ancora più corda con la quale impiccarsi.

Ora, intendiamoci: chi pensa che farsi di cocaina serva effettivamente ad avere maggiore coraggio e determinazione, farsi di eroina a curare il male di vivere, farsi di spinelli ad alleggerire la tensione, farsi di acidi ad esplorare i confini della percezione, e così via, la pensa in maniera opposta a come la penso io. Di questi, però, rispetto la coerenza del ragionamento: se la droga serve a quelle cose lì, perché mai si dovrebbe proibirla? Chi conviene, invece, sul fatto che la dipendenza da cocaina sia devastante (si legga la bellissima testimonianza di Giancesare Flesca, fregato proprio dalla gran disponibilità di polvere bianca), che quella da eroina sia violenta e barbara, capace di ridurti ad una larva, che con gli acidi si esce fuori di testa, che con le anfetamine sintetiche la testa te la bruci, con che coerenza logica può poi essere favorevole alla libera, o anche solo maggiore, disponibilità di queste sostanze? E’ una posizione visibilmente priva di senso. Ma, si dice, che vuoi fare se c’è della gente oramai cronicizzata ed irrecuperabile? Ecco, io nego che esista un solo caso di questo tipo, non esistono irrecuperabili, ma solo persone non ancora pronte o che non hanno trovato il modo di smettere.

Gli sbandieratori della propaganda amano dividersi sul niente, preferiscono evitare i conti con la realtà. Invece in quella realtà ci sono storie drammatiche, vite perse, energie bruciate, libertà incatenate. E dietro sempre delle persone. Rivolgiamo l’attenzione alle persone, aiutiamo la loro libertà. Senza isterismi, e senza dire troppe castronerie.

 

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

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