Basta col “pensiero magico”

Paolo Ferrero

E’ necessario che lo stato investa sulla prevenzione, sui percorsi di accompagnamento, cura e presa in carico da parte dei servizi, ma dobbiamo ridurre la mortalità e reprimere il narcotraffico

Credo si debba parlare innanzitutto di droghe, al plurale, quelle legali ed illegali, e non solo di “droga”. Conseguentemente ci si deve occupare dei consumi, gli abusi e le dipendenze, gli stili e le modalità di assunzione, il policonsumo e la sua massificazione nella società. Dobbiamo riflettere tenendo conto della complessità del tema per affrontare il fenomeno dell´utilizzo delle sostanze stupefacenti nella sua interezza e sulla base delle evidenze scientifiche. Per troppo tempo la politica ha trattato questo argomento attraverso le lenti del “pensiero magico”, determinando un dibattito ideologico basato su argomentazioni schematiche e banalizzanti, mentre le trasformazioni sociali modificavano il nostro paese in profondità. Penso che la schematizzazione che si è prodotta in questi anni abbia impedito una discussione seria sull´argomento, un dibattito che però oggi, osservando l´ampiezza assunta dal fenomeno, non è più rinviabile.

Per questo credo che al di là delle posizioni che legittimamente ciascuno può esprimere, lo sforzo da fare sia quello di avviare un metodo di confronto che permetta il dialogo tra la scienza, la società civile e la politica, e che questo divenga poi la base degli interventi in materia di droghe.

L´eredità che ci lascia il precedente Governo da questo punto di vista è estremamente negativa, perché una cultura che affronta un fenomeno sociale esclusivamente attraverso strumenti di ordine pubblico, e che è caratterizzata da una forte impronta ideologica, non solo non costruisce un´informazione corretta sull´argomento, ma è priva di efficacia, come dimostra anche il fatto che il consumo di sostanze legali ed illegali aumenta di anno in anno.

Oggi ci troviamo di fronte ad un fenomeno nel quale l´utilizzo di droghe illegali si mescola al più ampio consumo di sostanze legali come psicofarmaci, alcolici, anabolizzanti. In poche parole, il crescere della domanda di sostanze si è legato con il crescere dell´offerta delle stesse e in questo quadro l´ansia sociale e la precarietà che vive il nostro paese sono stati fattori che hanno influito come moltiplicatori. E´ evidente che tutto ciò impone un ripensamento rispetto alla capacità di dissuadere i consumatori di droghe illegali attraverso le segnalazioni alle prefetture e alle sanzioni amministrative comminate. Come evidenzia infatti la “Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia” del 2005, crescono i consumi e le segnalazioni, il che vuol dire che è proprio l´impianto della legge 309 ( peggiorato in senso punitivo a dismisura con lo stralcio Fini-Giovanardi ) che non funziona.
La nuova dimensione assunta dai consumi pertanto ci impone di investire in percorsi che creino consapevolezza nel paese e una nuova cultura degli interventi che dal penale si sposti sul versante sociale: ciò vuol dire non solo produrre sul piano giuridico una modifica profonda dell´attuale legge in senso alternativo rispetto alla Fini-Giovanardi, ma soprattutto l´apertura di una nuova stagione che preveda il rilancio dei servizi sulle dipendenze. Una politica che deve essere portata avanti con un´azione che metta insieme i 4 pilastri dell´intervento:

–     il primo è quello della prevenzione che deve essere al centro della nostra azione,  generando processi di partecipazione e protagonismo giovanile nei territori, ma anche percorsi  d´informazione corretta sulle droghe e sulle buone prassi.

–     Il secondo è dato dai percorsi di accompagnamento e cura, di presa in carico da parte della rete dei servizi delle persone che sono in difficoltà o che non riescono a smettere di utilizzare le sostanze. Molti di questi servizi sono al limite della sopravvivenza e spesso non riescono a dare risposte rispetto ai nuovi consumi, perciò  vanno potenziati e profondamente innovati.

–     Il terzo è dato dalle politiche di riduzione del danno, che intervengono per contenere la diffusione di malattie infettive, mortalità da overdose per quelle persone che non sono inserite in percorsi riabilitativi e che vivono una dipendenza o abusano di sostanze spesso in situazioni di marginalità.

–     Il quarto è rappresentato dalla repressione del narcotraffico. In questi anni il mercato delle droghe  è divenuto uno degli elementi principali dell´economia globale, di fatto un lubrificante della globalizzazione stessa che ha determinato un potere enorme per le mafie che oggi sono divenute a tutti gli effetti dei “network globali del crimine”. Oggi le narcomafie vanno affrontate e sconfitte senza tentennamenti utilizzando politiche efficaci. Per questo il contrasto del crimine globale deve essere pensato con strategie sottoposte a valutazione scientifica, valutando in termini rigorosi i punti di forza e di debolezza delle azioni portate avanti fino ad oggi. Su questo specifico aspetto l´Europa potrebbe divenire lo spazio di discussione utile all´interno del quale definire nuovi strumenti d´intervento che tengano in considerazione il rapporto tra le droghe e il processo di globalizzazione.

L´Italia è di fatto il fanalino di coda delle politiche sulla droga in Europa,  perché in questi anni non si è dotata di piani d´azione triennali  così come avviene invece nelle nazioni più avanzate del Vecchio Continente. Questo ha significato e significa un insieme di azioni e messaggi frastagliati che spesso configgono tra loro. Mentre invece, come dice don Luigi Ciotti, la politica sulle droghe ha bisogno “di E, e non di O”, servono i sert E le comunità, la prevenzione E la riduzione del danno, il contributo delle regioni come degli operatori del pubblico, del privato sociale, dei movimenti.
Per questo motivo ritengo utile la convocazione, con un processo partecipativo, di  una nuova conferenza sulle droghe per la primavera del 2007.

 

Paolo Ferrero
Il Ministro della Solidarietà Sociale

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