Il fattore donna

Nell’antico Egitto, l’amore per la famiglia è frutto dell’amore che legò Iside e Osiride e divenne modello per la società . La famiglia era un valore molto importante nell’antico Egitto e comune per tutte le classi sociali. I valori più marcati che reggevano la vita familiare erano il grande rispetto per il padre e l’affetto per la madre, considerata la “signora della casa” e la cui posizione giuridica non differiva da quella dell’uomo. Nella cultura ebraica, era considerato un obbligo fondamentale adempiere al più presto al dovere del matrimonio, infatti l’età media per le nozze era stabilita a diciotto anni. Vi era forte opposizione ai matrimoni fuori dal “clan” o con membri di altre popolazioni, allo scopo di preservare l’identità del popolo ebraico ma anche come rimedio all’idolatria. La Grecia storica privilegiava la società rispetto alla famiglia. Solo con l’avvento dell’Ellenismo, l’ambito della famiglia acquistò un ruolo nettamente prioritario ed una autonomia riconosciuta dallo Stato. Anche la letteratura registra le dinamiche familiari più intime: le crisi dei rapporti genitori – figli, le grandi peripezie amorose, l’idea di una famiglia ristretta, antitetica rispetto ai codici della vita sociale. Nella società dell’antica Roma, la famiglia comprendeva tutte le persone che erano sottomesse al potere di un capofamiglia, chiamato pater familias, che era l’unico amministratore del patrimonio e aveva potere assoluto di vita e di morte sulla moglie, sui figli e sugli schiavi, anch’essi facenti parte della famiglia. Dopo il matrimonio, la donna diventava proprietà del marito, insieme con i beni che portava in dote. La famiglia romana subisce un forte cambiamento per l’influenza del Cristianesimo, principalmente su due aspetti: nel promuovere via via l’indissolubilità del vincolo matrimoniale e nel modificare le tradizionali norme di trasmissione patrimoniale all’interno della famiglia. Nel Medioevo, in cui predominava la società feudale, a base agraria, la struttura familiare era quella parentale estesa, e la proprietà dei beni era collettiva e indivisibile. La donna era sottoposta ad un rapporto di subordinazione piena, che ritroviamo fino al Novecento. E’ stato il Protestantesimo ad affrontare il tema del matrimonio in maniera diversa da quella cattolica; si modificò il concetto di persona e questo modificò anche la vita delle famiglie. Per i riformati, il matrimonio non è un sacramento, non è indissolubile, non sarebbe neppure ordinato alla prole e all’educazione dei figli. Dopo la rivoluzione industriale, sono intervenuti nella società, nello Stato e nella struttura e nelle funzioni della famiglia importanti cambiamenti.

Uno dei fenomeni più significativi del Novecento è la presa di coscienza dei propri diritti da parte delle donne, prima nei Paesi più avanzati come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, poi nei Paesi occidentali. Dapprima le donne rivendicarono il diritto di voto, concesso in Italia solo nel 1946, poi lottarono per affermare l’uguaglianza con gli uomini nei settori della vita economica e civile. Venne messa in discussione la società patriarcale che vedeva la donna solo come madre gli anni 70 videro grandi cambiamenti culturali e legislativi ma passati gli anni del femminismo e del totale rigetto dei valori tradizionali, la donna nella famiglia riesce oggi a trovare una nuova dimensione che non preclude una sua realizzazione professionale.

Micaela Marangone

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