Il costo vivo della salute

Tutte le malattie croniche, ed anche quelle definite rare perché c’è scarso interesse da parte delle case farmaceutiche di investire sulla ricerca e sulla cura per malattie che colpiscono solo uno stretto numero di persone, devono essere trattate con farmaci. Il famoso cocktail di pastiglie, iniezioni, pomate, che quotidianamente deve assumere chi è colpito da una malattia cronica, ha un costo che può arrivare anche ai seicento euro al mese

“Non ha nemmeno i soldi per curarsi”: Quante volte si è sentita questa frase per descrivere una persona che tocca la soglia della miseria, che la costringe a dover rinunciare a curarsi perché i farmaci di cui necessita non sono mutuabili, non sono da banco, e costano centinaia di euro a confezione. Purtroppo in questo paese dove tutti hanno diritto all’accesso gratuito  nelle strutture ospedaliere pubbliche o convenzionate, spesso accade che bisogna metter mano al portafoglio, pagare esami strumentali e diagnostici per intero come unica possibilità di percorrere una strada più veloce per essere sottoposti ad accertamenti per una diagnosi veloce, e non mettersi in lista d’attesa che in certi casi dura anche un anno per un’ ecografia. Certo, non siamo in America dove la mutua non esiste, e dove prima di essere curato bisogna essere coperti da un’assicurazione sulla malattia che copra le spese sanitarie, anche all’estero. In Italia chiunque può accedere al servizio sanitario nazionale gratuitamente, anche lo straniero che per qualche motivo deve andare al pronto soccorso locale. Se la patologia è un influenza, il costo dei farmaci è contenuto: non oltre i 20-30 euro tra aspirina e qualche calmante per la tosse o per abbassare la febbre. In questo caso si può scegliere tra i farmaci da banco, che cioè non necessitano della ricetta, oppure quelli in fascia A con il costo del solo ticket. Il problema per potersi curare in maniera dignitosa, senza dover dilapidare i propri risparmi, è per chi soffre di malattie croniche o quelle definite rare; allora la cosa si fa più seria e preoccupante. Se gli esami del sangue completi (cioè globuli rossi, bianchi, piastrine, ed altro) costano circa 3 euro, la bilirubina (enzima del fegato) 1,55, il colesterolo 1,14 euro, e l’esame completo delle urine 2 euro, quindi il totale è di poco più di 7 euro, questa è una spesa accessibile a chiunque: naturalmente tutti questi esami sono erogabili dal sistema nazionale sanitario. Per fare questi esami non ci sono liste d’attesa, e la persona può recarsi nel laboratorio analisi della propria Asl ogni giorno. Cominciano ad essere dolori quando la diagnosi comporta una cura molto lunga, con la somministrazione di farmaci costosi, che nel tariffario rientrano nella categoria C (cioè a totale carico del paziente), e magari ad essere sottoposti ad esami diagnostici che vengono erogati solo su regime privatistico (cioè non a carico dell’Asl). Le cosiddette malattie croniche, quali il diabete, il Parkinson, l’Alzhaimer, neuropatie, cardiopatie, malattie reumatiche anche di tipo generativo, hanno un costo sociale molto alto, non solo per il paziente ma anche per i familiari che si vedono stravolgere la vita per poter assistere il proprio congiunto. Monitorare il decorso della malattia, significa controllarla anche dal punto di vista farmacologico, che non sempre trova risultati immediati, ma ci vuole molto tempo. Una persona malata di reumatismi, con difficoltà di camminare e di fare qualsiasi piccolo gesto quotidiano, facilmente va in depressione perché si trova a dover dipendere dagli altri. E se vuole fare qualcosa deve aiutarsi con ausili che non sempre vengono passati gratuitamente dalla commissione invalidi, ma deve comprarseli: un paio di stampelle costa circa 25 euro, scarpe ortopediche fatte su misura anche 400 euro, un paio di plantari 200 euro, uno sgabello per la vasca da bagno 60 euro, stampelle a tre piedi 50 euro. Se poi i reumatismi non hanno colpito solo le articolazioni ma anche altri organi, ecco che ci vogliono altri aiuti. Per l’osteoporosi alla colonna vertebrale che impedisce anche di piegarsi, bisogna aggiungere busti, collari ortopedici. Per non parlare dei mezzi di trasporto: sedie a ruote con motore, cambiare il volante, il cambio ed i freni dell’autombile con costi di decine di migliaia di euro. La riabilitazione solitamente viene fatta in palestre private con l’aiuto di terapisti. Cicli che non sono meno di quindici. Solo in casi particolari la persona può ricorrere al ricovero in qualche struttura dove esiste il reparto di fisioterapia: ma questo non risolve il problema con il quale è costretto a convivere. Tutte le malattie croniche, ed anche quelle definite rare perché c’è scarso interesse da parte delle case farmaceutiche di investire sulla ricerca e sulla cura per malattie che colpiscono solo un ristretto numero di persone, devono essere trattate con farmaci. Il famoso cocktail di pastiglie, iniezioni, pomate, che quotidianamente deve assumere chi è colpito da una malattia cronica, ha un costo che può arrivare anche ai seicento euro al mese, e forse più. Ora che certi farmaci prodotti dalle multinazionali, e che hanno fatto la fortuna di tanti industriali, si possono trovare sul mercato sotto un altro nome in quanto hanno lo stesso principio attivo, possono sollevare il dolore economico di molti malati cronici, c’è ancora molto da fare sul piano dell’ammortamento dei costi per la salute. Solo così si evitano i viaggi della speranza all’estero, o le truffe da gente senza scrupoli, che la cronaca quotidiana nei giornali non manca mai di evidenziare.

 

LUCIA RAVBAR
Giornalista scientifico

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